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Nuovo Dpcm, l’Italia divisa in tre zone: il coprifuoco scatta alle 22

Nelle zone rosse sarà lockdown. Nelle prossime ore verranno rese note le categorie a cui verrà assegnata ciascuna regione a seconda dell’indice di contagio

Entra oggi in Gazzetta ufficiale il nuovo Dpcm con le misure anti-Covid, firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso della notte e in vigore da domani, giovedì 5 novembre, fino al 3 dicembre.
L’Italia sarà divisa in tre zone a seconda della fascia di rischio di contagio e degli indici epidemiologici: zona rossa (alto rischio), zona arancione (rischio intermedio) e zona gialla (rischio più basso, quella che all’inizio era stata chiamata zona verde).
Solo nelle prossime ore sarà reso noto dove saranno assegnate le diverse regioni, e quindi anche la Toscana, a seconda dell’indice Rt e di altri parametri, come il numero di posti letto occupati negli ospedali.

L’ulteriore stretta arriva nel giorno in cui la seconda ondata del Covid-19 fa segnare oltre 350 morti, un numero che non si registrava da maggio, e altri 203 pazienti nelle terapie intensive, reparti che hanno ormai superato la soglia critica del 30% in 9 regioni.

In tutta Italia coprifuoco dalle 22 alle 5

Il meccanismo individuato dal Dpcm quindi è quello di una prima linea di misure nazionali, più ‘leggere’ e valide per tutti. In tutta Italia scatterà il coprifuoco alle 22 alle 5 di mattina: si potrà uscire di casa solo per motivi di lavoro o di salute.

Inoltre saranno chiusi i musei, chiusi nel weekend i centri commerciali e ridotta dall’80% al 50% la capienza sui mezzi pubblici locali. 
La didattica sarà a distanza al 100% per gli studenti delle superiori e verranno chiusi anche i corner di giochi e scommesse all’interno di bar e tabacchi. Questi interventi varranno per tutta Italia e si vanno ad aggiungere a quelli già in vigore, come la chiusura dei bar e ristoranti alle 18.

Nelle zone rosse sarà lockdown

Molto più duri sono, invece, i provvedimenti del Dpcm per le zone arancioni e le zone rosse che resteranno in vigore per un periodo minimo di 15 giorni.
Nelle Regioni, province o Comuni che rientrano nelle zone arancioni sono vietati gli spostamenti in entrata e in uscita nonché gli spostamenti tra i comuni. Entrambi i divieti non varranno in caso di comprovate esigenze lavorative e di studio, per motivi di salute, per situazione di necessità e per accompagnare o riprendere i bambini a scuola. Chiusi anche i bar e i ristoranti: sarà consentito solo la consegna a domicilio e il servizio di asporto fino alle 22. Parrucchieri e centri estetici resteranno invece aperti.

Per le zone rosse, invece, dove la situazione è di “massima gravità”, sarà lockdown.Non come a marzo” dice il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, ma in realtà si potrà fare ben poco.
Secondo il Dpcm sarà vietato ogni tipo di spostamento, anche quelli “all’interno dei medesimi territori”, chiusi i negozi e i mercati, chiusi bar e ristoranti, sospeso tutto lo sport, possibilità di fare attività motoria “individualmente” e solo “in prossimità della propria abitazione” e attività sportiva all’aperto e da soli. Senza contare che, sia nelle zone arancioni che in quelle rosse, tornerà l’autocertificazione.

Giani: arrivano giorni difficili

Sento anch’io l’esigenza di rendere collettivo in qualche modo il percorso che ci vedrà a gestire i prossimi giorni: saranno veramente giorni difficili” ha detto ieri il presidente della Toscana Eugenio Giani, nel suo intervento in Consiglio regionale per aggiornare l’aula sull’emergenza Covid-19.

Giani ieri ha partecipato alla riunione dei presidenti di Regione sul nuovo Dpcm, dove il premier Conte e il governo hanno deciso di non fare un lockdown nazionale. “Non ci saranno chiusure generalizzate ma sarà un lockdown light, simile al modello tedesco – ha spiegato il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa il tentativo è di non paralizzare il paese, anche se è abbastanza complicato fare una misura sartoriale basata su zone“.

Una posizione che le Regioni hanno contestato, chiedendo “misure omogenee per tutto il territorio nazionale”, ristori immediati e soprattutto, che la valutazione del rischio in base al quale si stabilirà in quale fascia finisce un territorio sia fatta “in collaborazione” con le Regioni.

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