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A Palazzo Blu “Cristo e la samaritana al pozzo” un rarissimo quadro di Artemisia Gentileschi

Da venerdì 18 fino al 20 novembre l’opera sarà visitabile gratuitamente all’interno della collezione del museo nel consueto orario di apertura

Un’opera inedita della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi è entrata a far parte della collezione permanente del museo di Palazzo Blu a Pisa. 

La tela di grandi dimensioni (quasi tre metri d’altezza) e in uno straordinario stato conservativo con “Cristo e la samaritana al pozzo” è stata dipinta dalla celebre pittrice durante il lungo e produttivo soggiorno napoletano.

Il dipinto realizzato tra il 1636 e il 1637 è descritto dalla stessa Artemisia Gentileschi in due lettere dell’autunno 1637 indirizzate al cavalier Cassiano dal Pozzo, suo estimatore e protettore alla corte di Roma.

Tramite lui, la pittrice offriva la Samaritana ai fratelli cardinali Francesco e Antonio Barberini, nipoti del papa regnante Urbano VIII.

Tuttavia il grande quadro non fu mai acquistato dai prelati e rimase nella bottega napoletana dell’artista sino alla vendita, probabilmente dopo il ritorno da Londra, nella primavera del 1641.

Successivamente l’opera passò nelle raccolte napoletane e siciliane dei nobili Ruffo, poi prima del 1680 il dipinto giunse a Palermo nella collezione del Duca Giovanni Stefano Oneto di Sperlinga dov’è rimasta sino al XX secolo.

Identificato anni fa da Luciano Arcangeli, “Cristo e la Samaritana al pozzo” fu valorizzato in occasione delle due importanti rassegne sulla pittrice romana curate da Roberto Contini e Francesco Solinas, a Palazzo Reale di Milano nel 2011 e a Parigi nel 2012.

Infine l’opera è stata acquistata dalla Fondazione Pisa nella tarda primavera del 2022 e sottoposta a un accurato intervento di pulizia e restauro.

Il quadro sarà visitabile gratuitamente da venerdì 18 fino al 20 novembre all’interno della collezione del museo nel consueto orario di apertura (venerdì dalle 10 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 20).

Cosimo Bracci Torsi presidente di Palazzo Blu ha dichiarato: “I Lomi Gentileschi sono una famiglia di pittori pisani, vissuti fra il cinque e il seicento, a cavallo fra il Manierismo e il Barocco caravaggesco. Aurelio e Baccio prevalentemente a Pisa, Orazio e la figlia Artemisia a Roma e sul palcoscenico europeo rappresentano il maggior episodio di grande pittura collegato alla nostra città, dopo i fulgori trecenteschi.

Le opere dei due fratelli pisani erano già presenti nel patrimonio della Cassa di Risparmio. La Fondazione ha in seguito ampliato la collezione con opere di Aurelio e Baccio ma, soprattutto, con l’acquisto della Musa Clio di Artemisia da Christie’s, a Londra nel 2004, poi della Madonna di Orazio da Mathiesen, sempre a Londra, e in fine, con il ritratto di Artemisia di Simon Vouet nel 2019.

Poco meno di due anni or sono, ci è stata segnalata dall’amico Professor Solinas, la presenza presso una nobile famiglia siciliana, di una grande tela di Artemisia che rappresenta l’incontro fra il Cristo e la Samaritana al pozzo di Giacobbe. L’opera di soggetto sacro, di un’Artemisia quindi diversa dalla protofemminista un poco truculenta con le Giuditte, le Lucrezie e le Cleopatre, venuta di moda ultimamente, è apparsa subito di grande interesse e straordinaria qualità. L’acquisto da parte della Fondazione Pisa arricchisce inoltre notevolmente il nucleo, unico credo nella nostra città, di opere dei Gentileschi presenti qui a palazzo Blu.

Giuditta decapita Oloferne, Artemisia Gentileschi

Il capolavoro di Artemisia Gentileschi agli Uffizi

Nelle Gallerie degli Uffizi di Firenze è conservato quello che viene considerato il capolavoro di Artemisia Gentileschi: “Giuditta che decapita Oloferne”.

Realizzato intorno al 1620, questo quadro può sicuramente rappresentare un richiamo all’episodio di violenza subito dall’artista per mano del suo insegnante Agostino Tassi soprannominato ‘lo smargiasso’.

L’eroina della Bibbia, esempio di virtù e castità è rappresentata nell’atto di tagliare la testa del nemico Oloferne.

Gli occhi di Giuditta racchiudono sentimenti contrastanti: orrore, vendetta e potenza. Questo personaggio incarna la rivalsa di una donna che è scampata alla sottomissione di un uomo.

Vendetta che Artemisia non è riuscita a portare a termine ma che ha messo in atto solo nella sua opera.

Il rarissimo ritratto di Artemisia Gentileschi

A Palazzo Blu il ritratto di Artemisia Gentileschi

A Palazzo Blu a Pisa si trova anche il ritratto di Artemisia Gentileschi che fece Simon Vouet nel 1623.

La pittrice è raffigurata con un ricco abito color zafferano, orecchino di perla a goccia, nella mano destra il toccalapis e nella sinistra pennelli e tavolozza, lo sguardo sicuro che sostiene chi la osserva.

Particolare è il medaglione che ha sul petto che raffigura un edificio a pianta circolare e la scritta in greco Mausoleion.

Si tratta infatti del Mausoleo di Alicarnasso, una delle sette meraviglie del mondo antico, edificato dalla principessa Artemisia per Mausolo, suo fratello e marito, un particolare colto e raffinato che permette di risalire inequivocabilmente alla pittrice.

 

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