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Ripartiamo dalla cultura digitale per sconfiggere le “fake people”

Dopo le fake news arrivano le fake people, account falsi che inquinano la rete. Un libro tutto toscano analizza il fenomeno dei profili fraudolenti sui social network e propone alcune soluzioni

© FGC / Shutterstock

Nel mondo digitale quando si parla di fake non esistono solo le news. Siamo infatti di fronte ad un nuovo fenomeno quello delle fake people, profili falsi creati per sviluppare conversazioni online, incrementare il seguito di pseudo-influencer o spingere certe idee politiche.

Queste persone finte sono al centro del libro “Fake People. Storie di social bot e bugiardi digitali” scritto da Viola Bachini, giornalista scientifica e Maurizio Tesconi, ricercatore dell’Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa, edito da Codice Edizioni.

Tesconi si occupa di computer science e da anni fa ricerca nel campo dei social network, è stato tra i primi in Italia ad analizzare l’engagement su queste piattaforme. Grazie ad uno dei progetti che cura, ha conosciuto Viola Bachini. Da questo incontro è nata l’idea e poi la proposta editoriale per approfondire il fenomeno dei profili falsi, account sempre più numerosi, sofisticati e difficili da individuare.

Tra bot, account falsi e fake news

I due autori toscani hanno raccolto in questo saggio sia le esperienze in campo scientifico che le storie di cronaca più interessanti come il caso dell’influencer Elle Darby smascherata da un hotel dopo aver chiesto di usufruire di un soggiorno “gratuito” in cambio di visibilità, o del giocatore di poker Darren Wood che ha creato profili falsi per vincere agilmente sulle piattaforme di gioco online.

A questi si aggiunge il caso, forse più noto tra tutti, del sito d’incontri Ashley Madison, dove per la sproporzione tra gli utenti uomo e le donne, erano stati sviluppati dei fembot (account completamente automatizzati per simulare il comportamento umano, con le sembianze di donne) per colmare questa discrepanza e far credere agli utenti di chattare con profili femminili reali. Il caso è poi emerso dopo l’hackeraggio del sito e la diffusione dei dati degli iscritti. Sono tutti esempi internazionali, ma gli autori ci mettono in guardia: il fatto è diffuso anche in Italia e ci sono agenzie che sviluppano bot e account falsi che producono contenuti in italiano.

Il fenomeno degli account fasulli è strettamente connesso a quello delle fake news”, ci tengono a precisare i due autori, questi account infatti nascono spesso per diffondere notizie false. A questo si aggiungono le fabbriche di troll, persone reali pagate per fare disinformazione, creare discussioni intorno ad un tema e confondere gli utenti. Rientra tutto nel fenomeno dell’infodemia, che nasce non solo dai contenuti falsi diffusi ma anche dagli account che li condividono, per questo le persone non riescono ad orientarsi, a farsi una opinione genuina e distinguere quello che è vero da quello che è falso in rete.

Il caso più emblematico – aggiunge Tesconi – è quando vediamo una discussione online, immaginiamo due persone che litigano, invece dietro potrebbe esserci un unico registra che ha creato la discussione e i profili a tavolino, è una idea spaventosa”.

Viola Bachini e Maurizio Tesconi autori del libro “Fake People. Storie di social bot e bugiardi digitali

Non tutti i bot sono “cattivi”

C’è però un aspetto positivo, ci sono bot (account automatizzati) e profili finti buoni. Per Viola Bachini “i buoni non nascondono la loro natura”, come il bot dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che lancia tweet in automatico in caso di terremoti, o i sempre più numerosi bot o chat bot per ordinare pizza a domicilio, pagare le bollette. Sono soluzioni utili perché permettono di sostituire le persone in compiti ripetitivi e noiosi. “Senza dimenticare le altre intelligenze artificiali che abbiamo in casa come Alexa, Siri o Google Home”, precisa Tesconi, “a cui si aggiunge anche il bot Re:Scam creato per rispondere alle mail di spam e proteggere i nostri contatti”.

Come sconfiggere i bot

In questo scenario una domanda sorge spontanea: come possiamo difenderci da questi fenomeni? Per Tesconi la risposta è immediata: “ci vuole molta più cultura digitale anche nei mainstream principali, in televisione dove si arriva a più persone. Si dovrebbe parlare sempre di più di questi temi e spiegare come funziona internet. Le persone non sono pronte ad affrontare questo cambiamento epocale nel modo di informarsi e gestire questa enorme mole di contenuti che si è creato con l’esplosione di internet”.  Poi aggiunge “sono necessarie politiche di contrasto dei grandi big come Facebook e Twitter”, ci sono poche aziende americane che controllano tutto l’universo informativo mondiale. Le scelte che fanno in tema di censura o di contenuti che visualizziamo su queste piattaforme può influenzare le percezioni delle persone e le prossime elezioni americane: “su questo tema si gioca la democrazia”.

Prospettive future

Internet e il problema dei bot e degli account falsi evolvono velocemente, velocità che non ritroviamo però nella normativa italiana che internazionale che non riesce a trovare le corrette soluzioni per arginare questo fenomeno. “Nel futuro i bot evolveranno, si spera che di pari passo evolvano anche le tecniche per contrastarli”, ha concluso Viola Bachini – “in più dipende da quanto si vuole investire e si crede nel contrasto e nella lotta alle fake people sia da un punto di vista della ricerca sia normativo”.

In questa direzione ci sono state tante proposte nel tempo, l’ultima proponeva che per completare l’iscrizione ad un social fosse necessario presentare un documento d’identità, una richiesta che può risultare inapplicabile quando il destinatario è una azienda privata americana. L’auspicio per Tesconi è che non si arrivi ad un controllo delle persone: “sono per l’anonimato in rete perchè è uno strumento di libertà, non dobbiamo utilizzare lo spauracchio delle fake per arrivare ad applicare un controllo di massa”.

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