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© Sebastiano Bongi Tomà

Musica /

Il The Cage di Livorno festeggia 20 anni: un club che ha cambiato la vita della città labronica

Intervista a uno dei fondatori Toto Barbato che ci racconta 20 anni di attività di uno dei club musicali più longevi d’Italia da cui sono passati anche i Måneskin nel loro primo tour ufficiale

Sono vent’anni che a Livorno esiste un posto dove si ascolta suonare musica proveniente da tutto il mondo, si chiama The Cage ed è aperto dal 2002 grazie alla volontà di Mimmo Rosa e Toto Barbato. 

Prima si trovava in via Cestoni nel quartiere popolare di “Shangai” mentre dal 2011 è ospitato presso il Teatro Mascagni di Villa Corridi.

Da questo club sono passate band del calibro di Melvins, Lagwagon, Asian Dub Foundation, Soulfly, Tonino Carotone, Bobo Rondelli, Nada, Bandabardò, Modena City Ramblers, Max Gazzè, Diodato, Calcutta, Luci della Centrale Elettrica, Coez e persino i Måneskin nel loro primo tour ufficiale.

Per celebrare i vent’anni di vita di questo luogo di sana e rumorosa aggregazione giovanile è uscito il libro “The Cage: 2002/2022 – 20 anni di live club” edito da Sillabe, scritto dal giornalista Dario Serpan con le bellissime fotografie di Sebastiano Bongi Tomà.

L’associazione culturale The Cage è una realtà che opera a livello nazionale, ma che mantiene saldo il suo epicentro a Livorno, nel libro i due fondatori raccontano lo slancio verso il domani di un live club che affrontando le sfide del presente, adattandosi ai cambiamenti e ascoltando le nuove generazioni punta a consolidare e rinnovare il proprio ruolo nella scena culturale cittadina e italiana.

Mimmo Rosa e Toto Barbato, 2022

Ecco la nostra intervista a Toto Barbato

Ciao Toto! Ti ricordi com’è nato il The Cage? Tu c’eri?

Io sono il The Cage! L’idea nacque dai due soci fondatori che siamo io e Mimmo Rosa. Prima di noi a Livorno non esisteva un locale dove si potesse stare in piedi ad ascoltare musica e ballare dopo. Esisteva solo un piccolissimo club in uno scantinato fumoso che si chiamava The Cave, molto, molto underground che poi ha chiuso. In onore a loro e a una canzone dei Genesis che io ho sempre amato molto abbiamo chiamato The Cage il nostro primo locale che si trovava nel quartiere Shangai. Negli anni ’90 c’è stata una grande rinascita dei gruppi italiani con Afterhours, Subsonica, Modena City Ramblers, Bandabardò, anch’io nel mio piccolo suonavo negli Snaporaz e quindi ci siamo detti perchè non aprire un locale anche a Livorno.

Qual è stato un momento in cui al The Cage vi siete resi conto di aver fatto una cosa bella, importante?

Ne abbiamo avuti veramente tanti sinceramente. Il The Cage prima di farsi accettare dalla città ha dovuto cambiare diverse location. In quella definitiva, in cui siamo adesso, ospiti di un teatro di proprietà del comune, nel 2012 riuscii con una fatica enorme a fissare un concerto di una band americana che forse a molti non dirà nulla, i Lagwagon una delle band capostipite del movimento punk-hardcore della West Coast. La prima volta che li ho portati a Livorno, una città di surfisti, c’era un’atmosfera che avevo cercato da dieci anni. Eravamo a metà del nostro cammino e abbiamo fatto il pienone, con un pogo esagerato, nessuno si è fatto male, è stata una serata stupenda. Lì mi sono detto siamo un club ‘vero’ come quelli europei, infatti la foto di copertina del libro è proprio di quella serata.

Måneskin al The Cage 08-03-2018

Sono passati da voi anche i Maneskin, cosa successe al concerto?

Per me i Maneskin sono state una delle poche band gestite bene una volta uscite da X-Factor, usciti dal programma non sono stati messi in un ‘parcheggio’ come tutti gli altri, per poi tirarli fuori dopo qualche mese. Sicuramente avevano i numeri fin dall’inizio, erano pronti per andare in tour e la loro agenzia mandò un avviso che c’era il calendario aperto. In tre giorni fissarono tutte le date in tutti i live club d’Italia, si sono fatti una gavetta allucinante. Tanti artisti dovrebbero imparare da loro, i ragazzini oggi fanno un milione di stream su Spotify che poi non vuol dire nulla e già decidono che i club di provincia come il Cage non vanno bene, si sentono già arrivati e dopo un anno spariscono nel nulla. Se non si va a cercare le persone città per città si sparisce, invece i Maneskin fecero un tour con 40-50 date e suonarono dovunque dall’Alcatraz di Milano al The Cage a Livorno. Tutto il tour italiano fece sold out in 3 minuti, già lì si capì che non avevamo in mano il solito gruppetto. Io da vero volpone avevo fissato la data dell’8 marzo che era un giovedì, la Festa delle donne, la data più giusta di tutte. Quindi come andò: facemmo il tutto esaurito, locale strapieno di tanti giovani ma soprattutto mamme, le più impazzite erano loro. Fecero un concerto incredibile, pensa che due di loro il chitarrista e il batterista erano ancora minorenni quindi il concerto dovette finire prima di mezzanotte e suonavano da paura, forse Damiano era quello che ancora doveva uscire al meglio. Quello che posso dire dei Maneskin è che il successo che hanno adesso se lo meritano tutto.

In Italia a causa anche della pandemia c’è stata una strage dei club live, a Firenze per esempio è chiusa la Flog un locale storico e non sappiamo quando riaprirà, è una ferita ancora aperta nella città. Voi al The Cage come siete riusciti a sopravvivere a questa grande tempesta?

A Firenze è successa una cosa assurda, secondo me la pandemia c’entra ben poco, lì c’entra lo scontro tra i proprietari storici dell’immobile e chi gestiva i concerti da 30 anni. Rimpiazzare un know how così importante è difficile. La cosa assurda e che mi fa piangere il cuore è che il The Cage esiste perchè ha preso spunto dalla Flog. Io ho iniziato a fare questo lavoro perchè Enrico Romero mi ha dato dei consigli. Tra l’altro Livorno è una città che è nata per volontà dei fiorentini, e la stessa cosa è successa anche per il Cage.

Per quanto riguarda i live club in generale chi è riuscito a resistere e faceva le cose per bene, e devo dire che non siamo pochi, i ristori sono arrivati. Noi siamo una realtà in cui eravamo tutti assunti regolarmente, quindi abbiamo avuto la cassa integrazione e poi ci sono arrivati gli aiuti dallo Stato. Ovviamente non è stato un bel periodo perchè ci è stato detto fondamentalmente “siete inutili”. Mi ricordo ancora la frase del presidente Conte “i lavoratori dello spettacolo quelli che ci fanno tanto divertire”, una frase che ci gelò. Io ho quasi 50 anni e il mio lavoro è quello di fare “tanto divertire”, c’è da vergognarsi. Va detto che però la pandemia è servita a farci riconoscere come lavoratori dello spettacolo. Prima della pandemia per lo Stato la parola “musica” riguardava solo la musica classica e lirica, ora sanno che esistiamo anche noi. Noi abbiamo resistito come tanti e adesso le cose vanno molto bene.

Lo stato sociale 10-04-2015

Secondo te i giovani d’oggi vanno ancora ad ascoltare un concerto in un club? Vanno in discoteca? Dove vanno? Il The Cage che pubblico ha?

Il The Cage ha un pubblico di giovani e giovanissimi perchè ce lo siamo saputo tenere. Perchè ci siamo inventati una cosa d’avanguardia per dargli un’alternativa alla discoteca. Noi da mezzanotte e mezzo circa ci trasformiamo in qualcosa di simile a una discoteca perchè è l’unico modo di sopravvivere e lì c’è posto anche per le canzoni più commerciali perchè se vuoi ballare ti devi divertire. Livorno è un posto che si inventa da solo, al The Cage abbiamo una situazione tutta nostra, indipendente, siamo un posto libero. C’è una valanga di ragazzi che non vogliono mettersi in fila, subire un dress code, lottare per entrare nelle liste. Non sai quante richieste ho di tavoli, privè, io dico a tutti di no. Al Cage non c’è spazio per differenziare tra caste le persone come viene fatto nelle discoteche, noi odiamo e combattiamo alla radice quel modo di essere. Da imprenditore potrei dividere la sala in aree e far pagare di più nei posti migliori, sicuramente porterebbe soldi, ma a volte bisogna dire di no. 

Siete tornati alla grande con un programma ricchissimo di concerti, ci sarà anche qualche sorpresa?

Si avremo in concerto Nada, Emma Nolde, i Verdena che sono già sold out. Questo fine settimana c’è Gianluca Petrella, visto che sabato vengono i giovanissimi lo abbiamo convinto a fare un biglietto speciale a 10 euro per gli under 18. Così vedono il trombonista di Jovanotti che è anche uno dei più grandi musicisti jazz del mondo. Grazie a una collaborazione con il Musicus Concentus a cui teniamo moltissimo, tutti i sabati facciamo un programma di concerti pensato per i giovanissimi. Poi torneranno i Punkreas una delle prime band che suonò nella sede del quartiere Shangai, sicuramente ad anno nuovo avremo i Savana Funk, torneranno i Modena City Ramblers il 24 aprile e penso che ci sarà un tour nel club della Bandabardò con Cisco e verranno al The Cage perchè qui sono sempre benvenuti, con Orla, Nuti e lo scomparso Erriquez siamo fratelli. 

Erriquez della Bandabardò

 

 

 

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