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Tornano all’antico splendore i mosaici trecenteschi del Battistero di Firenze

Lunedì 25 gennaio riaprono al pubblico la cattedrale e la cupola del Brunelleschi, il grande intervento di restauro si concluderà entro il 2021

Un prezioso scrigno marmoreo che al suo interno racchiude un tesoro di mosaici policromi che rappresentano profeti, vescovi, cherubini, “in tutte le sue parti misurato e condotto perfettamente” secondo il calzante giudizio di Giorgio Vasari. Questo è il Battistero di Firenze “Il mio bel San Giovanni”  come lo chiamava Dante Alighieri che proprio qui fu battezzato. Si tratta di uno dei monumenti più antichi di Firenze, antecedente alla cattedrale di Santa Maria del Fiore. Sono molti gli storici che hanno fantasticato sulle sue origini, addirittura mitologiche, ipotizzando che si tratti di una trasformazione medioevale di un tempio romano dedicato a Marte. La sua struttura ottagona policroma, caratterizzata dall’alternanza di marmi bianchi e serpentinite suscita ancora oggi grande ammirazione per la straordinaria ricchezza di particolari decorativi e per le sue eleganti geometrie classiche.

Il restauro

Sono tornati a splendere dopo un lungo intervento di restauro quattro degli otto lati e l’obiettivo è di finire tutto l’intervento entro l’anno 2021. Dal 25 gennaio, spiega l’Opera di Santa Maria del Fiore, inizierà lo smontaggio dei ponteggi sui lati restaurati che saranno subito rimontati sulle altre pareti. Il restauro delle pareti interne del Battistero di Firenze di marmo bianco, verde di Prato e mosaici, iniziato alla fine del 2017 dopo aver terminato quello delle facciate esterne e del manto di copertura due anni prima, si è rivelato molto complesso e ha interessato l’architettura, la struttura e la decorazione a mosaico. Sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, la collaborazione per le indagini diagnostiche con Università italiane e laboratori specialistici, l’intervento è stato affidato ai restauratori delle Impresa Cellini e Claudia Tedeschi.

Le novità emerse durante i lavori

Numerose le scoperte emerse dalla campagna di studi e di indagini diagnostiche mai eseguite prima d’ora in maniera così approfondita sull’intero monumento e sulla sua storia. Per esempio l’impiego di una tecnica musiva che è un unicum tra quelle conosciute a oggi, la presenza di una cera pigmentata sul verde di Prato, utilizzata per coprire il bianco del calcare formatosi a causa delle infiltrazioni di acqua dalla copertura; e le tracce di foglia d’oro su uno dei capitelli dei matronei, che potrebbe essere la prova che in origine fossero tutti dorati, che uniti al fondo oro dei mosaici della Cupola e parietali, illuminati dalle luci delle candele, dovevano lasciare senza fiato, chiunque entrasse in Battistero.

La storia dei preziosi mosaici

Nel corso del Medioevo il Battistero vide crescere la sua importanza artistica, grazie allo sforzo congiunto della Chiesa e della facoltosa Arte di Calimala. Ai primi del ‘200 fu realizzato il pavimento di marmi intarsiati, concepito come un insieme di sontuosi tappeti. Poi si ritenne necessario decorare anche la cupola rimasta spoglia, e lo si fece scegliendo di rivestirla di mosaici. Verso il 1225 i lavori presero avvio probabilmente ricorrendo a mosaicisti venuti da fuori e alle fornaci attive altrove, specializzate nella preparazione dei vetri policromi per le tessere musive. A fine secolo gli oltre mille metri quadrati della cupola si erano ammantati della scintillante decorazione musiva, che ai lati della grandiosa scena del Giudizio finale narra su quattro registri le Storie della Genesi, di Giuseppe ebreo, di Cristo e del Battista.
Una volta ultimata questa colossale impresa, forti dell’esperienza maturata e affascinati dallo splendore dei mosaici, la decorazione fu estesa anche alle pareti, dove in origine non erano previsti. Nacquero allora, fra primo e secondo decennio del Trecento, i mosaici che nel tamburo della cupola e all’ esterno della galleria del matroneo ricoprono l’originario rivestimento marmoreo, e quelli interni al matroneo stesso, sopra le porta principale e quella settentrionale.

Da lunedì 25 gennaio l’Opera di Santa Maria del Fiore riaprirà al pubblico la Cattedrale di Firenze e la Cupola del Brunelleschi, dal lunedì al venerdì, secondo quanto indicato dall’ultimo DPCM. Per informazioni sugli orari e biglietti: https://duomo.firenze.it/it/home.

 

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