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Balneari, Niccolò festeggia i 20 anni al Suisse Argentina. Il mio lavoro? Il più bello al mondo, in costume e con l’ufficio sul mare

Vassalle, insieme alla sorella Veronica, acquista le quote di uno dei bagni storici del Lido di Camaiore nel 2002. Dopo due decenni la stessa clientela. “Non c’è ricchezza più grande che rivedere, ogni anno, tornare le stesse persone”

La spiaggia è tornata nuda, gli ombrelloni sono andati in letargo, almeno fino alla prossima estate. Rimane il suono del mare che di certo non si ferma, non conosce stagione. Casomai a volte rallenta la corsa e si fa piatto, altre irrompe con onde rotonde cariche di forza che diventano bianca schiuma.

E’ quel mare che in certi giorni sembra quasi lo specchio del cielo. Accade anche d’estate, quando sei disteso nell’acqua a pancia in sù ti perdi in nubi vaporose che si rincorrono nell’aria, proprio come i cavalloni del Tirreno, a Lido di Camaiore.

Ci sono l’acqua intrisa di sale, la sabbia morbida dove affondare passi, i tavoli da ping pong, le bibite al bar, la focaccia, il fresco delle cabine. Quei muretti di legno dove stare a cavalcioni, a parlare con gli amici.  Cose semplici che fanno l’identità di un luogo.

E proprio di identità parlo con Niccolò Vassalle, imprenditore balneare, uno dei soci del Suisse Argentina, storico bagno del Lido. Mi racconta orgoglioso del suo stabilimento. “Questo è un bagno importante dal punto di vista storico, uno dei primi ad essere fondato in zona nel dopoguerra. Era frequentato da poche famiglie benestanti fiorentine che avevano l’auto e potevano quindi arrivare fino al mare. Gli ombrelloni erano pochi, al massimo diciotto nel mese di agosto. Pensa che oggi sono centonovanta…

Com’era Lido di Camaiore in quegli anni?

Gli stabilimenti balneari  erano pochissimi, non c’era la passeggiata e neppure i palazzi, al massimo poche ville. Tutto si è sviluppato grazie all’economia balneare, dai condomini agli alberghi.

Andando avanti nel tempo lei invece che ricordi ha della sua Versilia?

Le emozioni. Io sono del 1976 e la mia generazione viveva la spiaggia anche di notte. Ricordo prime avventure con la ragazze, il tempo passato sotto le cabine a chiacchiera, i primi baci, il bagno la notte. E il giorno dopo eravamo di nuovo al mare. 

Suisse Argentina, la spiaggia – © Pagina Fb Suisse Argentina

Niccolò quando ha deciso che il mare sarebbe diventato la sua vita?

Era il 2002, stavo studiando Giurisprudenza a Pisa ma quella non era la mia strada. Avevo 26 anni ed ho acquistato dal mio socio, insieme a mia sorella Veronica, parte delle quote del Suisse Argentina. Sono stati 20 anni bellissimi. Una scelta che ho fatto, che rifarei e che porterò avanti anche domani. Non mi spaventa neppure la Bolkestein perché sono certo che dovrà prevalere il buonsenso. Credo che proveranno a salvaguardare le vecchie concessioni e aprire il mercato a nuove.

Un mestiere che ha scelto. Si sente fortunato?

Il mio? Il mestiere più bello al mondo

Il mio è il lavoro più bello del mondo. Sono in costume, il mio ufficio è sul mare.  Questo mare è sempre stato la mia vita, è parte di me. D’inverno, da ragazzino, portavo la sabbia a casa perché giocavo a calcio sulla spiaggia. Sì, ancora oggi sono fortunato.

Il suo stabilimento è a conduzione familiare, come moltissimi altri sulla costa versiliese. Lo considera un valore?

Assolutamente. Le persone che vanno nello stabilimento balneare in Versilia cercano la situazione familiare, non certo il business della multinazionale per la quale sei solo un numero. Le persone vogliono interagire con il “Niccolò della situazione” e sanno che nei bagni a conduzione familiare ci sono dei limiti ma anche del benessere, quel benessere che cercano. Ecco la differenza. Pensi che la mia clientela è la stessa da quando abbiamo aperto. Credo che non ci sia ricchezza più grande che rivedere, ogni anno, tornare le stesse persone. 

La stagione è finita. Adesso cosa farà fino alla prossima estate?

  La sera chiudo tardissimo perché voglio che le persone possano godersi la spiaggia fino all’ultimo momento

Siamo a metà ottobre e devo sistemare tante cose, fare manutenzione. Penso già alla prossima stagione perché questo bagno è la mia vita. Lo è d’estate quando arrivo alle sette del mattino e prendo il caffè insieme ai collaboratori e ai miei clienti per iniziare piacevolmente la giornata e lo è altrettanto quando finisco la sera alle nove e mezza. Sono stanco sì, ma felice. Curo la spiaggia, cerco di far star bene le persone durante la loro vacanza, penso a come potrei migliorare l’ospitalità con un servizio teli o con un aperitivo all’ombrellone, servizi che consentano di vivere al massimo il mare. La sera infatti chiudo tardissimo perché voglio che i miei clienti possano godersi la spiaggia fino all’ultimo momento, questi pochi mesi che la gente è in vacanza deve star bene. Questo è importante.

Che poi in sintesi è il concetto di ospitalità…

Lo stabilimento balneare è un patrimonio di tutti

Esatto, ospitalità. Lo stabilimento balneare in fondo è un luogo di incontro comune. Quando parli del tuo bagno al mare dici “il  mio bagno”. Perché il bagno prima di tutto è tuo,  è un patrimonio di tutti. Ecco perché le concessioni demaniali rimarranno a chi ce l’ha perché ogni stabilimento è anche “il tuo bagno” e non sarà certo una legge a distruggere un modello.

Niccolò, come si vive il mare?

Con la pace. A contatto con la sua natura più intima.

Tornando a parlare di identità. Cosa vuole che rappresenti oggi il “suo” bagno?

 La libertà.

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