Nella riunione di lunedì 7 dicembre il Capo del Dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, insieme al Comitato d’indirizzo, ha stabilito la conclusione delle operazioni di recupero delle ecoballe disperse nel Golfo di Follonica. L’intervento, iniziato il 6 agosto, ha permesso il recupero di 15 ecoballe dai fondali, che insieme alle 17 spiaggiate o recuperate incidentalmente da pescatori nel corso degli anni, porta a 32 il totale di balle di combustibile recuperate dal mare.
Alla base di questa decisione c’è il fatto che a fronte della mappatura di un’area di 295 km² dei fondali non solo state rilevate ulteriori ecoballe rispetto a quelle già recuperate e che quindi è ragionevolmente possibile escludere la presenza di altre balle nelle acque del Golfo di Follonica.
Sia nella gestione dell’intero intervento che, nello specifico, per questa decisione finale il Capo del Dipartimento si è avvalso del supporto costante del Comitato di indirizzo, con compiti di convalida delle attività e degli interventi necessari per il superamento dell’emergenza. Il Comitato è composto dall’Ammiraglio Ispettore (CP) Aurelio Caligiore, da un rappresentante del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e da un rappresentante del Ministero della Difesa – Marina Militare, del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Comando Generale delle Capitanerie di Porto, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, della Regione Toscana, del Comune di Follonica, del Comune di Piombino, dell’Azienda Sanitaria territorialmente competente, dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA) e dell’Agenzia regionale per la Protezione ambientale della Toscana (ARPAT).
Ripercorriamo la vicenda e le diverse fasi in cui sono articolate le attività di recupero
Il 22 luglio 2020 è stato dichiarato lo stato di emergenza dal Consiglio dei Ministri che ha permesso di attivare e portare sul campo le strutture del Servizio nazionale della protezione civile e quelle, come soggetti attuatori, del Ministero della Difesa – Marina Militare, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, della Regione Toscana e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA).
La prima fase delle attività, dal 6 al 26 agosto scorso, ha visto la Marina Militare impegnata con assetti navali del Comando delle forze di contromisure e mine (MARICODRAG) e del Comando subacquei e incursori (COMSUBIN), sotto il controllo operativo del Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), nelle fasi di ricerca, localizzazione, identificazione e recupero e hanno portato al ripescaggio di 12 ecoballe, oltre all’individuazione, sui fondali ad est dell’isola di Cerboli, di un’ulteriore ecoballa su cui i palombari del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) hanno effettuato diverse immersioni, nel tentativo di disancorarla dal materiale fangoso che parzialmente l’avvolgeva e ne impediva il sollevamento.
La seconda fase operativa, dal 18 al 30 settembre scorso, è stato l’inizio della campagna per la mappatura dei fondali del Golfo, – tramite prospezioni geofisiche con ecoscandaglio multifasce – con l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di ulteriori balle di combustibile solido secondario. Operazioni condotte con l’ausilio di due imbarcazioni messe a disposizione da Ispra, nave Astrea e nave Lighea, che hanno ospitato a bordo, oltre al personale dell’Istituto, ricercatori e tecnici del Cnr – con compiti di analisi ed elaborazione dei dati rilevati – e di Arpa Toscana, con il supporto dei sommozzatori della Guardia Costiera per la verifica dei target individuati.
La terza fase, iniziata il 17 ottobre, ha visto nuovamente l’impegno degli assetti della Marina Militare, sia per le attività di recupero di ulteriori 3 ecoballe, sia per coadiuvare la campagna di mappatura dei fondali parallelamente al personale dell’Ispra, del Cnr e di Arpa Toscana, campagna conclusa anche con il supporto di una nave e di personale messo a disposizione da Arpa Sicilia.
Il bilancio finale di queste operazioni nel Golfo di Follonica è che dai 7 km² delle prime aree iniziali di investigazione, è stata esaminata una superficie marina pari a 295 km² e sono state recuperate circa 19 tonnellate di rifiuti, già avviate allo smaltimento.