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Dal barocchismo capitalista dei grandi festival al palco vero: il Rock Contest secondo Giuseppe Barone

Giuseppe Barone responsabile della direzione musicale di Controradio e direttore artistico del Rock Contest la fucina toscana dei giovani talenti ci racconta il suo punto di vista sulla musica e sulla situazione dei live in Italia

Giuseppe Barone - © Antonio Viscido

Offlaga Disco Pax, Lucio Corsi, Emma Nolde, Lamante, Samuel e Boosta dei Subsonica, gli Scisma di Paolo Benvegnù, Irene Grandi, Enrico “Erriquez” Greppi e Orla della Bandabardò, Stefano Bollani, Roy Paci, i Dirotta su Cuba, Marco Parente… sono solo alcuni dei musicisti che nel corso degli anni hanno partecipato al Rock Contest che da oltre trent’anni rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per la scena musicale emergente italiana.

Nato a Firenze nel 1984 e promosso da Controradio, il concorso è diventato un trampolino di lancio per band e artisti che vogliono trasformare la passione in professione. Anche solo partecipare può fare la differenza perché in giuria, ad ascoltare e selezionare i progetti in gara, ci sono realtà discografiche tra le più affermate e interessanti.

In un panorama musicale in continua evoluzione, il Rock Contest continua a rinnovarsi, restando fedele alla sua missione: scoprire e valorizzare i talenti del futuro, senza etichette di genere ma con un’unica regola, quella della qualità.

Ne parliamo con il suo direttore artistico Giuseppe Barone di Controradio.

Ciao Giuseppe, il Rock Contest negli anni è cresciuto molto ed è diventato sinonimo di qualità, i gruppi che partecipano al concorso o almeno che arrivano in finale sono band o artisti di cui sentiremo parlare. Come si fa a decidere tra centinaia di iscritti ogni anno quelli che hanno più chances?

È una domanda difficile, diciamo che il Rock Contest tende ad avere un’identità forte, ha una sua identità artistica e una sua coerenza legata anche in qualche modo ai decenni di storia di Controradio. Noi ci muoviamo nel range della musica alternativa da sempre e (ce lo diciamo da soli) con una certa competenza. Per cui riusciamo abbastanza bene a intravedere cosa si muove nell’ambito di uno sviluppo coerente con la storia della musica e che possa avere prospettive di sviluppo concrete. In qualche modo il bagaglio di autorevolezza del Rock Contest è la storia di Controradio.

La musica non è un contenuto stabile, è un fluido in perenne movimento, io me la immagino come una sorta di lava lamp, in cui il gel si muove ricombinandosi sempre in modi nuovi. È come un caleidoscopio di influenze, generi, stili, attitudini che si rimescolano in continuazione

Negli ultimi 20 anni il mondo della discografia è cambiato tantissimo, in un certo senso dal Rock Contest è passata la storia della musica

La musica non è un contenuto stabile, è un fluido in perenne movimento, io me la immagino come una sorta di lava lamp, in cui il gel si muove ricombinandosi sempre in modi nuovi. È come un caleidoscopio di influenze, generi, stili, attitudini che si rimescolano in continuazione creando cose sempre nuove. Poi, certo, ci sono cose che si muovono nel mainstream che esulano dal nostro ambito e quelle non riusciamo e non vogliamo seguirle. Ma tutto ciò che si trova nel solco della nostra tradizione noi proviamo a seguirlo ed a veicolarlo. È un’evoluzione in qualche modo nascosta, difficile da vedere, perché i media mainstream non parlano di tutto un settore di realtà musicali che esistono e sono anche numericamente rilevanti. La musica che noi vediamo nei festival estivi per esempio, nei media italiani è come se non esistesse, non se ne parla in nessun canale generalista. Eppure fa i numeri, riempie le arene, ma è un segmento non coperto. Inoltre i canali destinati ai giovani amplificano solo quei prodotti “per giovani”, omologati e rimasticati. In realtà i tantissimi musicisti che si iscrivono al Rock Contest, sono proprio loro e i loro amici e coetanei il pubblico che riempie i festival estivi. Faccio un piccolo esempio, tempo fa sfogliavo un vecchio numero di Topolino. In un numero del ’79 c’era un servizio sui Ramones, in un altro si parlava di Nina Simone e poi dei 10cc, oggi su Topolino se va bene c’è Tiziano Ferro o Annalisa. Ai bambini negli anni ’70 quindi si proponeva comunque una scelta musicale non banale.

Diciamo che in Italia esiste solo il Festival di Sanremo…

Sì, in estrema sintesi esiste solo Sanremo. Ma in realtà, e i gruppi che partecipano quest’anno al Rock Contest lo proveranno, in Italia c’è una scena molto viva e in costante evoluzione. Sgombrando il campo da ogni speranza per quelli che pensavano che i Måneskin avrebbero riportato in auge quel finto-rock stantio che non interessa più a nessuno, o che la trap sia l’unica modalità espressiva di una generazione, esiste una serie di ragazzi che ascolta la musica internazionale e la traspone nelle propria realtà, magari cantando in Italiano, ma con un’attitudine molto moderna e fresca. Di tutti questi ragazzi nessuno parla.

Rock Contest, la giuria – © www.sunstudio.it

Un’altra cosa interessante del Rock Contest è che di fatto è l’unico spazio in cui possono suonare gruppi giovani, emergenti che nessuno conosce. Non c’è posto per loro in Toscana, ma più in generale in Italia, a parte rari casi (come lo spazio Germi a Milano creato da Manuel Agnelli) e anche questo ci dice molto della realtà in cui viviamo

Anche in questo noi ci muoviamo in assoluta controtendenza. Ormai i concerti sono eventi enormi, estremamente costosi, con una macchina organizzativa gigantesca che vengono fissati con anni di anticipo. Ormai il biglietto si compra un anno prima. Questo toglie totalmente spontaneità e naturalezza all’esperienza musicale, alla sua fruizione. Invece che spendere 400 euro per il biglietto di un concerto che andrai a vedere l’anno prossimo, noi ti proponiamo musica che puoi vedere gratis, ora, e che ti da delle emozioni reali. Un live di artisti che hai a pochi metri dalle tue orecchie, con cui se vuoi puoi parlare e li vedi nella loro fase più divertente, creativa e immediata. Noi proviamo a riportare la fruizione della musica dal vivo alla sua fase primigenia, primordiale, iniziale. Alle serate del Rock Contest c’è un coinvolgimento e un divertimento immediato e spontaneo. Purtroppo per questo tipo di realtà in Italia i locali dove esibirsi sono praticamente scomparsi e i ragazzi hanno enormi problemi a suonare dal vivo, suonano nelle loro stanzette e se va bene fanno uno o due concerti l’anno. In questo modo niente può svilupparsi e crescere, se non imposto dalle grandi realtà produttive.

Anche gli Strokes quando hanno cominciato suonavano nel piccoli club di New York

Esatto l’eccitazione del Rock’n Roll è anche vedere delle cose nuove mentre nascono. Il palco gigantesco che costa milioni di euro è l’antitesi del rock. Siamo al barocchismo tecnologico e capitalista. Non è più musica ma finanza, sono fondi di investimento, non è arte. E non è detto che ciò che ha successo sia necessariamente giusto

Veniamo alle band di quest’anno cosa ascolteremo al Rock Contest 2025?

Tra i 30 gruppi selezionati ci sono circa 12 gruppi che vengono dalle province della Toscana, solo uno da Firenze. In generale le band vengono da tutta Italia e propongono i generi più disparati, è davvero difficile tirare una linea comune o incasellare i gruppi in generi musicali. Come dicevo prima tutta la storia della musica è ora fruibile dentro un enorme frullatore che mescola tutto insieme. Oggi i giovani vivono la musica senza barriere nè di genere, nè di tempo perché possono ascoltare tutto contemporaneamente. Ci sono molte band, devo dire, sembra tornare l’idea della creazione della musica come atto collettivo e condiviso, più che come espressione un ego che ha necessità di ipertrofica esibizione. La musica torna ad essere un processo collettivo, sbaglierò, ma mi sembra questa la tendenza attuale dopo anni di individualismo creativo, forse incentivato anche dalle restrizioni del Covid, in cui gli artisti si dedicavano, ob torto collo, a progetti personali.

C’è un giallo sulla finale, dopo l’incendio che ha interessato il Viper Theatre, puoi dirci dove si terrà?

Ancora non posso dirlo, però ti posso dire che sarà un ritorno alle origini, dove tutto è iniziato.

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