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Diabete: da Proximity Care un aiuto innovativo e “sotto casa” per i pazienti della Lucchesia

Il progetto della Sant’Anna di Pisa, con il supporto della Asl, propone a chi vive in Garfagnana e Media Valle del Serchio un progetto per tenere sotto controllo il diabete di tipo 2 con sensori per il monitoraggio e screening con IA

Diabete

Offrire modalità nuove, facili da apprendere, e “sotto casa”, per affrontare e gestire il diabete di tipo 2, in collaborazione con i medici di famiglia. È questo l’obiettivo della nuova proposta di Proximity Care, il progetto della Scuola Sant’Anna di Pisa attivo nella provincia di Lucca per integrare la dimensione della cura con l’innovazione tecnologica.
La proposta coinvolge la popolazione della Garfagnana e Media Valle del Serchio, zone interne in cui questa malattia cronica è molto diffusa e si rivolge a tutti gli adulti e con diabete di tipo 2, qualunque sia la gravità della malattia e la terapia a cui si sottopongono, non incide sugli aspetti di cura farmacologica, ma offre strumenti per vivere con il diabete prendendosi cura della propria salute a 360 gradi.

Al via il servizio con 19 medici e 60 pazienti

A oggi sono 19 i medici di medicina generale della Valle del Serchio che hanno aderito al programma e lo stanno proponendo ai propri pazienti: sono 60 le persone con diabete di tipo 2 che hanno iniziato a febbraio e la stima del team di ricerca è di coinvolgere 1500 pazienti entro giugno del 2026. Chi è interessato a partecipare può prendere contatto con il proprio medico di famiglia e e chiedere di essere parte del progetto. 

“Le persone con diabete tipo 2 hanno un impegno quotidiano per preservare la loro salute – spiega Stefano Del Prato, docente della Sant’Anna e coordinatore scientifico del progetto – ma oggi soluzioni moderne permettono loro di affrontare in modo più semplice ed efficace la loro condizione. Una adeguata preparazione, la possibilità di sapere momento per momento cosa accade della loro glicemia, rendendosi conto del risultato delle terapie, la possibilità in pochi minuti di esplorare lo stato di salute dell’occhio, insieme alla condivisione con il medico di medicina generale, il ricorso alle moderne tecnologie sono lo strumento per garantire salute a tutte le persone con diabete 2, anche a quelle che non vivono vicino a servizi di diabetologia”.

Educazione, monitoraggio con sensori e controllo dell’occhio

Sono tre le attività proposte dal progetto di Proximity Care, a cui le persone possono accedere scegliendole tutte o una parte. La prima è un percorso di educazione all’autogestione in gruppo, in collaborazione con l’Azienda USL Toscana nord ovest, che ha come obiettivo di rendere la persona con diabete di tipo due capace di gestire la propria salute e capire come quest’ultima può condizionare la vita di tutti i giorni: si parlerà anche di temi come alimentazione, attività fisica, emozioni, automonitoraggio, visite di controllo.

La seconda attività consiste nel monitoraggio della glicemia attraverso sensori da posizionare sul braccio, che permettono un controllo continuativo, di semplice gestione da parte del paziente e del medico, garantendo a entrambi la possibilità di comprendere meglio quali fattori sono determinanti nella gestione della glicemia. La terza attività è il controllo del fondo oculare mediante tecnologie all’avanguardia, semplici ed efficaci, disponibili in ambulatori vicino a casa, che aiutano a monitorare ogni anno la salute dell’occhio.

“Il metodo Stanford, usato per questi percorsi, si rivela molto efficace – dicono Silvia Pioli e Simonetta Lunardi, infermiere della Asl Toscana nord ovest impegnate nei primi percorsi di educazione alla autogestione della malattia – nel dare strumenti per una gestione quotidiana del diabete e permette un’esperienza professionale e umana molto bella. Dal nostro punto di vista, è una valorizzazione della nostra professione, perché ci mette in condizione di seguire la persona in tutti i suoi aspetti, integrando la funzione educativa a quella di assistenza e presa in carico. A livello umano si tratta di un’esperienza che arricchisce, si creano relazioni tra noi e i partecipanti e tra i partecipanti stessi che, in un contesto come quello delle aree interne della provincia di Lucca, trovano prosecuzione anche fuori e dopo il percorso”.

“Pensare a quali possono essere le migliorie sull’alimentazione – aggiunge Massimo, uno dei partecipanti al primo percorso avviato a Castelnuovo di Garfagnana – oppure sull’attività fisica ci permette di individuare le soluzioni ai nostri problemi, soluzioni sulle quali ci possono essere idee, proposte di altre persone. Questo è un aspetto positivo: mettersi alla prova insieme agli altri, cercare una soluzione tutti insieme”.

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