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Economia in Toscana, le stime di Bankitalia: Pil in crescita dell’0,8% a fine anno

Le previsioni dell’istituto nella nota di aggiornamento congiunturale: “Le prospettive a breve  sulle vendite e sugli investimenti risentiranno dei recenti eventi alluvionali”

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Una crescita del Pil stimata dello 0,7% o dello 0,8% a fine 2023 per la Toscana: è la previsione della Banca d’Italia nell’aggiornamento congiunturale sull’economia regionale. Per il primo semestre, invece, secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale c’è un aumento del prodotto dell’1%, inferiore di quasi 3 punti percentuali alla crescita del 2022 e lievemente più contenuto di quello stimato per l’intero Paese.

Gli effetti dell’alluvione sull’economia regionale

Un quadro che si complica a causa della tragica ondata di maltempo che ha colpito la Toscana: “Le prospettive a breve termine sulle vendite e sugli investimenti, formulate dalle imprese a inizio autunno, prefigurano una fase congiunturale ancora debole, che risentirà altresì dei recenti eventi alluvionali, il cui impatto è ancora da quantificare”, si legge ancora nella nota. “Credo che occorreranno ancora alcune settimane – ha sottolineato Mario Venturi, direttore della sede di Firenze di Bankitalia – per fare una stima più precisa dei danni”

L’incognita è legata soprattutto alla verifica degli impianti: “Finché non sarà completamente riassorbita l’alluvione – continua Venturi –  non potrà essere verificato il loro funzionamento e quindi sarà in quel momento che si potrà fare una verifica più precisa”.

Nel primo semestre 2023, il credito alle imprese in Toscana si è contratto del 3,8% anno su anno, con un peggioramento (-4%) secondo i dati provvisori aggiornati ad agosto. “Sulla dinamica – afferma Bankitalia nella nota di sintesi – hanno inciso sia la minore domanda di finanziamenti per finalità di investimento e sostegno del circolante sia politiche di offerta più prudenti”.

Per Bankitalia, “pur in un contesto di marcato indebolimento ciclico, la qualità del credito è rimasta stabile, facendo registrare tassi di deterioramento contenuti nel confronto storico (1,2%). Il contesto di elevata incertezza non si è finora tradotto in un peggioramento della qualità prospettica: la quota dei prestiti in bonis alle imprese classificati a maggior rischio è ulteriormente calata, al 14%”. Nelle attese delle banche, secondo i ricercatori, “le condizioni di offerta rimangono improntate alla prudenza anche nella seconda parte dell’anno”

 

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