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Elio Germano e Teho Teardo raccontano “Il sogno di una cosa” da Pier Paolo Pasolini

Tutto esaurito dal 12 al 17 dicembre al teatro della Pergola di Firenze per lo spettacolo di Germano e Teardo, posti ancora disponibili al Teatro Era di Pontedera, dove lo spettacolo si terrà il 21 e 22 dicembre

Elio Germano, Teho Teardo - © Salvatore Pastore

Tutto esaurito al Teatro della Pergola per Elio Germano e Teho Teardo, che dal 12 al 17 dicembre portano in scena Il sogno di una cosa da Pier Paolo Pasolini in una versione per parole e musica. Posti ancora disponibili al Teatro Era di Pontedera, dove lo spettacolo si terrà il 21 e 22 dicembre.

Il sogno di una cosa è il primo esperimento narrativo di Pier Paolo Pasolini, scritto di getto negli anni dell’immediato dopoguerra, prima di Ragazzi di vita e di Una vita violenta, ma pubblicato solo nel 1962, per questo il romanzo risulta essere, al tempo stesso, il romanzo d’esordio e di conclusione della stagione narrativa di Pasolini.

Pasolini parla con le voci delle persone che dall’Italia del secondo dopoguerra, stremate dalla povertà, sono scappate attraversando illegalmente il confine per andare in Jugoslavia, attratte dal comunismo e con la speranza di trovare un lavoro dignitoso e cibo per tutti.

Lo spettacolo ridisegnerà la sala della Pergola e riduce la capienza alla sola platea e primo ordine di palchi, per la precisa scelta di avere una spazializzazione del suono che realizzi un più intenso e coinvolgente dialogo con il pubblico.

“Siamo partiti dai suoni che, essendo io nativo di quelle zone del Friuli, Casarza, ho recuperato e registrato personalmente”, ha raccontato Teho Teardo,nello spettacolo c’è anche del materiale raccolto dall’etnologo Alan Lomax, che nel 1954, assieme a Diego Carpitella, girò per tutta Italia, casa per casa, chiedendo alle persone di cantare le canzoni tradizionali che conoscevano”.

Elio Germano, Teho Teardo – © Salvatore Pastore

Lo spettacolo racconta la storia di tre ragazzi friulani alla soglia dei vent’anni che vivono la loro breve giovinezza affrontando il mondo: la miseria delle origini, le lotte contadine, l’emigrazione, ma anche l’amicizia, l’amore, la solidarietà.

Desiderano la felicità, la bella vita in un Paese straniero, poi tornano e maturano una coscienza politica, sognano la rivoluzione. Invece, finiscono per piegarsi ai compromessi dell’età adulta, i sogni si spengono e la felicità tanto agognata diventa quella delle piccole cose: una ragazza, una casa, un lavoro. Fino a morirne.

“Dai nobili ideali e dalla voglia di cambiare il mondo, questi tre ragazzi grazie al cambiamento innescato dal boom economico, approdano a un mondo nuovo in cui prevale il tornaconto personale: è una metafora per raccontare l’Italia”, ha affermato Elio Germano, che in scena, oltre a leggere il romanzo, suona vari strumenti, tra cui la fisarmonica.

Elio Germano, Teho Teardo – © Salvatore Pastore
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