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Giani ha consegnato il Pegaso d’oro in memoria del giornalista Fabrizio Borghini: “Punto di riferimento della cultura diffusa”

Il presidente ha consegnato il prestigioso riconoscimento nella mani del figlio Lorenzo per ricordare lo scrittore, giornalista e documentarista Fabrizio Borghini scomparso lo scorso ottobre

Giovedì 4 aprile al cinema La Compagnia di Firenze il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha consegnato nelle mani del figlio Lorenzo il Pegaso d’oro, alla memoria allo scrittore, giornalista e documentarista Fabrizio Borghini, scomparso lo scorso ottobre.

Borghini è morto improvvisamente, colpito da malore, durante la proiezione del primo film del figlio Lorenzo, Doppio passo“.

Dava voce attraverso la televisione a progetti altrimenti lasciati all’oblio e al silenzio. Era un faro, un punto di riferimento della cultura diffusa della nostra Toscana

Il cinema era una sua grande passione alla quale aveva portato anche il figlio, giovanissimo regista.

Nato a Firenze nel 1947, laureato in materie letterarie, Borghini ha scritto libri e innumerevoli articoli di carattere culturale.

Firenze era fra gli argomenti preferiti del suo lavoro. Recentemente aveva anche pubblicato volumi su San Frediano e le piccole grandi storie del quartiere più amato.

Pegaso d’oro in memoria del giornalista Fabrizio Borghini

Il presidente della Regione Eugenio Giani ha dichiarato alla premiazione: “Fabrizio Borghini è stato l’operatore culturale che a me ha profondamente colpito e a cui mi sento profondamente legato perché era davvero una macchina da guerra nel portare il messaggio della cultura che si trattasse di una mostra, un convegno letterario, un gruppo di artisti che esponevano in giro per la Toscana, dando voce attraverso la televisione a progetti culturali altrimenti lasciati all’oblio e al silenzio. Era un faro, un punto di riferimento della cultura diffusa della nostra Toscana. Negli ultimi anni mi sono reso conto della sua profonda cultura attraverso i libri, il radicamento che dimostrava nella città di Firenze, le testimonianze che raccoglieva facendo delle iniziative editoriali di grandissimo successo. La rivista da lui curata “Toscana” era a me molto cara perché dava voce alla Toscana, appunto, nel suo complesso. Insomma lo consideravo un infaticabile operatore culturale segno di una Toscana che va colta attraverso i percorsi che essa offre. La sua mancanza mi ha impedito di dargli il Pegaso come avevamo già progettato, condiviso e come lui sapeva, e allora ecco il Pegaso alla memoria.”

“Sono molto emozionato e grato allo stesso tempo per questo premio il Pegaso d’oro che è la più importante onorificienza della Regione Toscanaha dichiarato il figlio Lorenzo Borghini ricevendo il premio- voglio ringraziare il presidente Eugenio Giani che fin da subito mi ha accennato della sua volontà di dare questo premio alla memoria di mio padre Fabrizio Borghini. Sono felice perché mio padre ha passato tutta la vita a dare premi agli altri, oltre che a lavorare sul territorio, conosceva i sindaci di tutti i comuni toscani perché andava in ogni paesino. Questo fa capire quanto abbia dato al territorio toscano. Qusto riconoscimento è il coronamento di tutta la sua carriera.”

Pegaso d’oro in memoria del giornalista Fabrizio Borghini

Il film di Lorenzo Borghini “Doppio Passo”

Lorenzo Borghini ha proseguito raccontando il suo primo film da regista:”Stasera abbiamo deciso di proiettare il mio film ‘Doppio passo’ perché è nato proprio da un aneddoto che mi ha raccontato mio padre nel 2019. Mentre parlavamo un’estate mi disse: sarebbe bello fare un film su un calciatore perdente all’interno di un mondo che sembra sempre popolato da vincenti. Mi raccontò un aneddoto avvenuto allo stadio Armando Picchi di Livorno durante una partita della Fiorentina. Dagli spalti un tifoso del Livorno urlò a un giocatore ‘Sei disutile, non sei buono a nulla’. Da questa parola ‘disutile’ è nato il mio film che racconta come i calciatori fino a 36 anni servono a una causa e poi vengano sputati fuori da un’industria. Se non sono arrivati a vertici, a giocare in Serie A per contratti milionari si ritrovano con un pugno di mosche. Il mio film parla di un giocatore di Serie C che non riesce mai a fare il grande salto e poi si deve scontrare con la vita dura.”

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