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Fotovoltaico e agricoltura, convivenza necessaria per produre energia pulita

Il convegno di Legambiente sull’agrivoltaico. L’assessora Monni: “Equilibrio possibile, ma necessari strumenti che il Governo deve mettere a disposizione di Regioni e territori”

La convivenza tra fotovoltaico e colture è ormai una necessità e per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030 si dovrà intervenire su 50-70mila ettari di terreni agricoli. Il tema è stato affrontato nel convegno organizzato da Legambiente a Rispescia (Grosseto), a cui hanno partecipato, tra gli altri,  Monia Monni, assessora ambiente Regione Toscana, e Leonardo Marras, assessore turismo e attività produttive Regione Toscana.

Si chiama agrivoltaico ed è la strada per produrre energia pulita grazie a impianti che permettono un’agricoltura estensiva senza deturpare il paesaggio. Ma c’è un ostacolo: le leggi vigenti vietano gli incentivi a nuovi impianti a terra in suoli agricoli, ma la realizzazione di questi impianti senza incentivi è possibile. A pagarne le spese sono i piccoli operatori e aziende agricole (a vantaggio dei grandi) e diventa quindi urgente definire un percorso normativo valido: l’agrivoltaico, realizzato sui pilastri (tracker) per inseguire il sole o sospesi sui tubolari, va proprio in questa direzione.

“C’è un equilibrio, che possiamo e dobbiamo trovare – ha detto Monni –  tra necessità di raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica, la tutela del paesaggio che passa anche dal contrasto ai cambiamenti climatici e contenimento delle spinte speculative che possono far diventare le rinnovabili un concorrente dell’agricoltura. Questo equilibrio è possibile, ma necessita di strumenti che il Governo deve metterci a disposizione lasciando a Regioni e territori la facoltà di governare questa straordinaria trasformazione”.

I vantaggi dell’agrivoltaico

L’agrivoltaico è un’innovazione tecnologica ritenuta conveniente per l’ottimizzazione degli spazi, benefica per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e capace di assicurare reddito aggiuntivo per gli agricoltori, soprattutto per fare fronte alla crisi energetica.

Le sperimentazioni fatte finora dimostrano che per alcune specie non vi è alcun impatto, mentre per altre può esserci un incremento di produzione. Secondo alcuni studi sotto i pannelli la temperatura in estate è più fresca e questo riduce i tassi di evaporazione nella stagione calda e provoca meno stress alle piante.

“Grazie ai pannelli fotovoltaici in altezza  – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente – è possibile conciliare agricoltura e produzione di elettricità dal sole: con l’agrivoltaico, infatti, la resa agricola è garantita e l’energia viene prodotta senza consumo di suolo ed emissioni inquinanti in atmosfera. Rallentare la rivoluzione energetica alimenterà la crisi climatica che sarà la principale causa della permanente devastazione paesaggistica del nostro Paese. Questo deve essere chiaro anche a chi si preoccupa dell’impatto paesaggistico degli auspicabili progetti di agrivoltaico”.

 

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