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La compositrice Keiko Devaux a confronto con Casella e Čajkovskij nella nuova produzione dell’ORT

Debutto italiano per Keiko Devaux con l’ORT diretta da Diego Ceretta e l’Accademia Chigiana, in programma anche Casella e Čajkovskij. Dal 7 maggio a Firenze, repliche a Cascina, Siena e Carrara

Keiko Devaux, foto di Chloë Ellingson - © https://www.facebook.com/keiko.devaux

Dal 7 al 10 maggio l’Orchestra della Toscana presenta una nuova produzione che vedrà come protagonista la compositrice canadese Keiko Devaux, classe 1982.

“Bisogna sempre correre dei rischi nella composizione”, afferma Devaux che proporrà un brano in prima esecuzione italiana.

Per lei – che ha studiato anche con Salvatore Sciarrino all’Accademia Chigiana di Siena – suscitare emozioni non è tabù, come lo è stato a lungo tra i compositori del secondo Novecento.

Il suo metodo creativo consiste spesso nel manipolare e distorcere i suoni acustici con strumenti digitali per poi trascriverli in notazione musicale così da ritradurli nel regno acustico. Puntano al nitore della scrittura i suoi pezzi, non nascondono la loro vulnerabilità, tendono a sviluppare gesti ed esperienze musicali affinché il pubblico resti sospeso, fluttuante, nel tempo e nello spazio dell’ascolto.

Nel programma affidato al direttore principale Diego Ceretta, la nuova pagina di Devaux si trova accanto a due composizioni che più diverse non potrebbero essere: la Serenata op. 46 bisper orchestra d’archi di Alfredo Casella, un’assoluta rarità, e la Quarta sinfonia di Pëtr Il’ič Čajkovskij, caposaldo del repertorio sinfonico tardo romantico adorato dal pubblico.

Oggettivo, astratto il pezzo di Casella, autore cosmopolita impegnato a far sì che la musica strumentale italiana si trovasse a procedere di pari passo con il modernismo europeo. Nei suoi lavori tra le due guerre mondiali, adotta lo stile neoclassico dominante, ossia un linguaggio che rifugge da sentimentalismo ed emozioni di stampo romantico, senza tuttavia rinunciare alla tonalità, per orientarsi verso una musica intesa come costruzione pura.

Un mare in piena di emozioni è invece la Quarta di Čajkovskij, scritta tra il 1876 e il 1878, periodo tra i più bui dell’esistenza del compositore che, nel tentativo di redimersi dall’omosessualità aveva preso l’incauta decisione di sposare un’allieva. Matrimonio durato poche ore.

Tuttavia è in questo lasso di tempo che prende avvio il rapporto epistolare con Nadežda von Meck, destinata a divenire sua mecenate e confidente di penna. E a lei, dedicataria della Quarta (“al mio migliore amico”, scrive sul frontespizio: proprio così, al maschile), Čajkovskij illustra il significato occulto della sinfonia: pessimistico.

Poiché vi è dipinto il Fato, “la forza inesorabile che impedisce alle nostre speranze di felicità di avverarsi; che sta in agguato, gelosamente, per impedire che il nostro benessere e la nostra pace possano diventare piene e senza nubi: una forza che, come la spada di Damocle, pende perpetuamente sul nostro capo e di continuo ci avvelena l’anima”.

Mercoledì 7 maggio 2025 ore 21:00 – Firenze, Teatro Verdi
Giovedì 8 maggio ore 21:00 – Cascina (PI), Città del Teatro
Venerdì 9 maggio 2025 ore 21:00 – Siena, Teatro dei Rozzi
Sabato 10 maggio 2025 ore 21:00 – Carrara, Teatro degli Animosi

Diego Ceretta – © Marco Borrelli
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