Arezzo dal 4 luglio al 2 novembre ospiterà la mostra “Marino Marini. In dialogo con l’uomo”, un’importante retrospettiva dedicata a uno dei protagonisti dell’arte italiana del Novecento.
L’esposizione, curata da Alberto Fiz e Moira Chiavarini con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi, presenta oltre 100 opere tra dipinti e sculture del grande artista toscano.
La mostra è suddivisa in due percorsi espositivi complementari: alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, con dipinti, gessi e bronzi, e alla Fortezza Medicea, con le grandi sculture monumentali.
Grazie ai prestiti del Museo Marino Marini di Firenze e della Fondazione Marino Marini di Pistoia, la mostra ripercorre l’intera parabola artistica di Marini, dalle origini agli anni Sessanta, evidenziando il legame tra la sua opera e il mondo classico, ma anche la sua progressiva tensione espressiva e l’innovazione formale.
Particolare rilievo è dato al dialogo tra le opere di Marini e l’arte antica e rinascimentale, come nel caso delle suggestive affinità con Piero della Francesca.
Tra i capolavori in mostra, Le vergini (1916), La Zuffa di Cavalieri (1927 ca.) dagli Uffizi, e sculture esposte accanto a reperti archeologici aretini mai visti prima.

Il percorso museale nelle due sedi
Alla Galleria Comunale la mostra si articola in sezioni tematiche che accostano pittura e scultura in un continuo confronto, come avviene nei “Gridi” o nelle “Pomone”, quest’ultime definite dall’artista “la prima vera forma mia”.
Una sezione è dedicata ai ritratti (quasi 150 in carriera) che raccontano l’indagine sull’uomo e i suoi legami, tra cui figurano Carlo Carrà, Chagall, Stravinskij e la moglie Marina.
Nella cornice suggestiva della Fortezza Medicea si ammirano le opere monumentali: Pomone, Giocolieri, Danzatrici, e soprattutto i celebri Cavalieri, tra cui il monumentale Cavaliere del 1949-50, simbolo del conflitto e dell’unità tra forze opposte.
Spicca inoltre il Miracolo del 1952, scultura che rappresenta l’aspirazione verso l’infinito e la rottura della forma.
La mostra sottolinea la modernità del linguaggio di Marini e la sua capacità di cogliere la complessità dell’uomo attraverso un’espressività formale in continua evoluzione. Il percorso si conclude con opere che abbandonano la geometria per dar vita a forme libere e radicalmente contemporanee.
Accompagna l’esposizione un catalogo bilingue con saggi di Alberto Fiz, Moira Chiavarini, Luca Pietro Nicoletti e Giovanni Curatola. Sono previsti anche laboratori per il pubblico più giovane.
