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Missione spaziale nell’universo più oscuro: prodotti a Campi Bisenzio i sensori guida del super telescopio

Euclid dal primo luglio viaggerà per sei anni a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra per scoprire i segreti delle galassie più lontane. In Toscana realizzati i micropropulsori a gas freddo e il “Fine guidance sensor” che ne calcola ogni due secondi l’orientamento

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Un viaggio spaziale alla scoperta dell’universo più profondo e oscuro, tornando indietro nel tempo di 10 miliardi di anni per scoprirne evoluzione e segreti. La missione Euclid partirà sabato primo luglio alle 17:11, ora italiana, da Cape Canaveral in Florida a bordo del razzo Falcon 9 di SpaceX. Una seconda opportunità di lancio il 2 luglio. E c’è un bel pezzo di Toscana in questa missione che non ha eguali in termini di tecnologia e obiettivi: i sensori guida del super telescopio che scaverà nel buio intergalattico sono stati prodotti nello stabilimento Leonardo di Campi Bisenzio, nell’area metropolitana di Firenze.

Euclid, scavare nella materia oscura

Euclid è la missione cosmologica dell’Agenzia spaziale europea che vuole esplorare l’evoluzione dell’universo oscuro, materia ed energia ad oggi non classificabili. Il viaggio durerà ben sei anni e osserverà miliardi di galassie tracciando una mappa 3D del 36% del cielo, fornendo informazioni sul ruolo della gravità e sulla natura dell’energia e della materia oscura.

Il satellite lavorerà a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, proprio lì dove sono posizionati anche i telescopi spaziali Gaia e James Webb.  La sua orbita operativa si trova in quello che gli astrofisici chiamano punto di Lagrange 2,  circa quattro volte più lontano dalla Terra di quanto non lo sia la Luna: un luogo ideale per osservare l’Universo perché l’attrazione gravitazionale del Sole e della Terra si bilanciano quasi esattamente.

Il veicolo spaziale è alto 4,7 metri e ha un  diametro di circa 3,7 metri, con una massa in orbita di poco meno di 2 tonnellate. È da un telescopio di 1,2 metri di diametro e due strumenti scientifici, una camera a lunghezza d’onda visibile e lo spettrometro.

Dieci anni per mettere a punto la missione

Ci sono voluti 10 anni di attività per arrivare al lancio, coinvolgendo 300 istituti, 21 nazioni e circa 5.000 persone. L’Italia, con la guida dell’Agenzia spaziale italiana, ha un ruolo chiave nella missione sia dal punto di vista scientifico che tecnologico. Vede anche la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Il software di bordo dei due strumenti è stato invece sviluppato da ricercatori dell’INAF.

Thales Alenia Space (Thales 67% e Leonardo 33%) ha realizzato l’antenna a banda K ad alto guadagno, realizzata nel sito di Roma – per raccogliere e amplificare i segnali provenienti dai satelliti – e ha fornito anche il transponder X-band, dispositivo utilizzato per ricevere, amplificare e ritrasmettere segnali radio nella banda di frequenza X.

Leonardo ha fornito poi i pannelli fotovoltaici che assicureranno l’alimentazione di tutti i sistemi del satellite.

I sensori realizzati a Campi Bisenzio

Negli  stabilimenti di Leonardo di Campi Bisenzio e Nerviano (Milano) sono stati realizzati i micropropulsori a gas freddo e il Fine guidance sensor, ossia il “sensore guida”, ipertecnologico e ultrapreciso, capace di calcolare ogni due secondi l’orientamento del telescopio nello spazio con un’accuratezza finora mai raggiunta da un satellite europeo.

La missione è costata complessivamente 1,4 miliardi di euro e i primi, importanti dati,  dati sono attesi per l’inizio del prossimo novembre.

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