Economia sulle montagne russe tra dazi statunitensi, fluttuazione accentuata del prezzo dell’oro e un contesto internazionale a dir poco complesso. Se anche c’è chi sceglie l’oro come bene rifugio, questa incertezza diffusa frena i compratori e costringe le imprese, a cominciare da quelle aretine, a rallentare la produzione.
Eppure il settore orafo nell’Aretino è un’eccellenza che conta 1200 imprese ed oltre ottomila lavoratori. Il polo più grande in Italia, ma anche punto di riferimento nazionale e internazionale per la fiera dedicata a queste produzioni. La Regione Toscana però, è pronta a sostenere comparto e aziende.
Se ne è parla all’inaugurazione di OroArezzo, la 44esima edizione della mostra internazionale di gioielli in corso fino al 13 maggio. Incertezza e resilienza, necessità di fare squadra, ricerca come sempre di nuovi mercati ma anche comunicazione, formazione, spinta all’innovazione e agli investimenti in tecnologia – con uno specifico padiglione quest’anno dedicato all’interno della rassegna – e poi ancora sicurezza e legalità sono le parole chiave che si susseguono nell’auditorium interno al Centro fiere e congressi.

L’evento che apre la manifestazione avviene alla presenza del ministro dell’interno Matteo Piantedosi a rappresentare il governo. Contingenza difficile e incerta, dunque. “Ma la Regione – testimonia il presidente della Toscana Eugenio Giani dal palco e lo ribadisce poi alle telecamere dei giornalisti – non farà mancare il proprio sostegno a questo distretto”. “Lo faremo – spiega – con risorse e strumenti regionali e grazie anche alle risorse europee che abbiamo deciso di dedicarvi: interventi mirati ad aiutare il marketing e la dimensione fieristica, a sostenere l’innovazione e lo sviluppo, ma anche rivolti alla formazione del personale e delle persone, perché la risorsa umana è sempre la più importante in settori come questi. Lo faremo a sostegno del talento e del genio toscano e del suo sistema di piccole e medie imprese di cui sono orgoglioso”.
Giani dal palco plaude anche agli organizzatori dell’evento, per una fiera che non è solo una vetrina ma “un momento di confronto che aiuta la crescita”. “Questa fiera è l’esempio – dice – di quello che dobbiamo fare: marketing, capacità di supporto alla presentazione dei prodotti distintivi del territorio, una finestra sull’innovazione e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, ricerca di nuovi mercati”. “Di fronte all’incertezza generata dai dazi americani – prosegue -, con gli Stati Uniti che si chiudono in loro stessi e la Russia protagonista di un espansionismo imperiale belligerante, l’Europa deve essere sempre più Europa”.
Sono lontani anni luce i tempi in cui si guardava agli investimenti russi o al solo mercato americano. E c’è preoccupazione sul territorio, nonostante che ancora a marzo, meno di due mesi fa, si festeggiassero i dati sull’esportazioni orafe aretine dell’anno scorso: 7,7 mliardi, più che raddoppiati rispetto al 2023, con il 119 per cento di crescita. “Ora – conclude Giani – dobbiano guardare a mercati nuovi e in questa ricerca servono sinergie”. Tra imprenditori, associazioni di categoria e istituzioni.
Quanto al distretto della manifattura orafa, Giani sottolinea come Arezzo sia leader di questa produzioni, “trainanti per l’export anche nazionale”, con creazioni di altissima qualità. “Un mondo che si allarga e che grazie all’accessoristica parla al sistem moda, un settore solido – commenta –, al di là di possibili andamenti ciclici”.
Una locomotiva, insomma. E OroArezzo si conferma come occasione di business e costruzione di reti, di esplorazione anche dei mercati in evoluzione (tra Europa ed estremo Oriente), oltre che vetrina per un viaggio nell’eccellenza toscana, manifatturiera ed artistica, perché un gioiello può essere capace di raccontare, come è stato sottolineato dal palco dell’evento inaugurale, anche una storia molto più ampia.