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Russi e ucraini per la prima volta insieme a Rondine per costruire la pace

Due anni di formazione per sperimentare e praticare la pace nel quotidiano, mettendosi in gioco oltre i pregiudizi. Ne abbiamo parlato con Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace ad Arezzo

A quasi un anno dallo scoppio del conflitto armato in Ucraina arriva la risposta di Rondine a questa guerra: per la prima volta giovani russi e ucraini sono insieme nella Cittadella della Pace sulle rive dell’Arno. Iniziano ora i loro due anni di convivenza, studio e formazione con il “Metodo Rondine” di trasformazione creativa del conflitto, proprio come tanti “giovani nemici” hanno fatto prima di loro negli ultimi 25 anni.

Sono tre le coppie di nemici dal fronte Russia-Ucraina che hanno accettato “la sfida di Rondine” entrando in un percorso di confronto con l’altra parte in un momento così doloroso in cui nei propri Paesi il conflitto ha ancora un’intensità molto alta e un orizzonte di grande complessità e incertezza. Dalla Russia le giovani Sabina e Aleksandra, e lo studente Ilia. Dall’Ucraina Olekandra, Valeriia e Kateryna.

Franco Vaccari. Rondine Cittadella della Pace

Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace, nella nostra intervista ci racconta questa novità e l’attività di Rondine.

Ascolta il podcast con l’intervista a Franco Vaccari

Benvenuto Franco. Guardiamo l’attualità: il 24 febbraio 2022 è scoppiata la Guerra in Ucraina, riportando il conflitto nel cuore dell’Europa, e a Rondine per la prima volta giovani ucraini e giovani russi sono a Rondine per vivere insieme un biennio di formazione. Ci parla di questa novità?

Noi siamo molto felici di poter dare questa notizia che va in controtendenza rispetto a quello che di tragico sta succedendo in Ucraina. Abbiamo fatto un bando di selezione per cercare giovani russi e ucraini disponibili a stare insieme nonostante l’orrore della guerra. Li abbiamo trovati e sono arrivate ben 50 richieste e ci piange il cuore dire che ne abbiamo selezionate solo sei, non potevamo accoglierne di più. Sono giovani molto coraggiosi che non voglio rassegnarsi all’idea che la guerra sia l’ultima parola tra le persone e tra i popoli, al di là delle politiche e dei governi. È un segno di grande speranza e di grande coraggio. Dobbiamo scommettere sui giovani, e ce ne sono tantissimi spesso impauriti, disorientati che non sanno cosa fare. Questi giovani che sono qui a Rondine invece hanno scelto cosa fare: stare con chi la storia dichiara essere “il nemico” e vedere invece una persona umana che soffre in maniera uguale a sé, che spera nonostante tutto e che getta il cuore oltre l’ostacolo e porta “semi di ALT alla guerra” e di ricostruzione immediata.

Franco, per loro la guerra è davvero una “cosa viva”: nelle loro case, nelle loro famiglie, sulla propria pelle, che esperienza li attende a Rondine?

Questi giovani potranno avere una casa, Rondine è aperta a tutti senza alcuna forma di discriminazione.

Avranno la possibilità di potersi sentire sicuri e la possibilità di poter raccontare la loro tragedia. I due lati della tragedia, russa e ucraina, di dolore, di distruzione, di morte, di paura per chi sta morendo, per le famiglie, le case distrutte e per una apparente logica che invece non ha nessun fondamento. Li attende un cammino lungo, due anni di convivenza – questo è il programma della World House per tutte le coppie di nemici che vengono da tanti altri teatri di guerra nel mondo – convivenza gomito a gomito in quella che è da un lato la paura dell’altro per quello che rappresenta, ma anche il desiderio di incontrare l’altro con tutto quello che porta.

Dopo questi due anni di convivenza torneranno nei propri Paesi di origine: come potranno incidere in maniera concreata per la pace?

Lo vedremo insieme con loro. Le coppie di giovani nemici che vengono da 25 anni a Rondine e si formano con il nostro Metodo, con gli studi e la convivenza strada facendo cambiano punto di vista. Accolgono il dolore dell’altro, le ragioni dell’altro e pur restando fedeli al proprio popolo – perché non si tratta mai di tradire il proprio popolo, cercano le vie della pace. Da un punto di vista sei giovani possono fare molto poco, dall’altro possono spezzare la logica della guerra, della violenza, della vendetta e dei rancori che questa guerra si porterà dietro per molto tempo dal momento in cui cesserà. Rancori, veleni che hanno già infettato i popoli e che per “essere sveleniti” impiegheranno decine di anni.

Questi giovani saranno agenti della ricostruzione dopo la guerra.

 

Rondine cittadella della Pace

Queste tre coppie di studenti russi e ucraini sono la riposta di Rondine alla guerra che imperversa nel cuore dell’Europa?

È sempre questa la nostra risposta, ad ogni conflitto. Rondine è una piccola istituzione di pace nel cuore della Toscana, fiera di essere toscana, fiera di parlare il linguaggio del grande “Umanesimo toscano”, fiera di parlare il linguaggio dei grandi profeti sia laici che di ispirazione religiosa. Rondine è un’esperienza che resta ed è piantata idealmente nel cuore delle guerre. Perché dal punto di vista dei giovani, che sono le vittime dei fallimenti della politica, ci dice ancora che dobbiamo riprendere la diplomazia, la politica, le ragioni della politica. Perché solo se una politica buona si afferma questa è capace di allontanare la guerra. Esistendo Rondine racconta il suo contrasto e il suo odio per la guerra.

Prima ha citato il Metodo Rondine, ci spiega cos’è e come funziona?

Il Metodo Rondine è una strada tracciata, offerta a qualunque cittadino perché nelle proprie relazioni possa costruirsi come persona libera, cittadino attivo e allontanare la violenza e la guerra.

Lo abbiamo messo a punto in questi 25 anni con la collaborazione da protagonisti di questi giovani che vengono da tutto il mondo. Sono giovani che appartengo a due “gruppi nemici”. Usciamo un attimo dal contesto dell’Ucraina, prendiamo per esempio Israele e Palestina, Serbia e Bosnia, oppure come vediamo in queste ore con preoccupazione la recrudescenza in Kosovo del conflitto armato, quindi ad esempio kossovari e serbi. Ognuno dei giovani è appartenente a un gruppo che la Storia definisce nemico. Vengono a Rondine e il programma di due anni prevede che il loro coraggio, il desiderio di tendere la mano all’altro, di capire l’altro, di conoscere l’altro instaura una nuova relazione. Noi da 25 anni vediamo che le persone se messe all’interno di un ambiente facilitante, ovviamente con dei formatori specializzati, ricostruendo ex-novo una relazione affrontano tanti conflitti. E i conflitti, piano piano, è come se venissero “sveleniti” dell’idea ingannevole del nemico. Il Metodo Rondine si è nutrito di questa esperienza e l’ha ordinata in un Metodo relazionale di trasformazione del conflitto, messo a disposizione non solo dei luoghi di guerra, ma dei cittadini del mondo. Abbiamo iniziato con gli adolescenti italiani e lo stiamo portando nella Sezione Rondine in 13 scuole e città italiane. Il metodo è capace di puntare su un nuovo modo di concepire le relazioni, non avere paura dei conflitti, perché se affrontiamo i conflitti allontaniamo la guerra, se nascondiamo i conflitti e ci omologhiamo invece inconsapevolmente prepariamo la guerra.

La relazione come via per la pace, allora la pace è una cosa concreta e realizzabile?

La pace è il frutto dell’impegno civile delle persone che sanno sognare, e questi sogni fatti insieme diventano la concretezza più bella della vita.

 

È una cosa concretissima e paradossalmente parte dal sogno. Il sogno sembra immateriale, evanescente, ma se non riusciamo a sognare, e sognare la pace proprio quando c’è la guerra – sognare che gli uomini possano parlarsi quando sembra impossibile, allora la pace non viene mai. Ma la pace non può essere soltanto effetto di una fortuna.

 

 

 

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