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Agricoltura nello spazio: la Sant’Anna di Pisa studia come rendere fertile la Luna con i lombrichi

La ricerca ha dimostrato che i lombrichi possono sopravvivere e riprodursi in un ambiente simile a quello del suolo lunare e quindi potrebbero renderlo coltivabile

Gli autori dello studio della Scuola Sant’Anna di Pisa sui lombrichi sul suolo lunare

Lombrichi sulla Luna: non è il titolo di un film di fantascienza ma quello che potrebbe davvero accadere a breve grazie a uno studio condotto dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in collaborazione con il Gran Sasso Science Institute (Gssi) per trasformare il suo lunare, grigio e polveroso, in un terreno fertile e coltivabile utilizzando appunto i lombrichi.

Gli effetti benefici dei lombrichi promettono di rendere fertile il suolo lunare, fino a consentirne l’uso per le coltivazioni nello spazio” scrivono gli autori della ricerca Cesare Stefanini e Donato Romano, dell’Istituto di BioRobotica della Sant’Anna, Chiara Pucciariello del Centro di Ricerca in Scienze delle Piante e Adriano Di Giovanni del Gssi.

Cibo fresco per gli astronauti

Che questo sia possibile lo provano le simulazioni, fatte in Italia e pubblicate sulla rivista internazionale Heliyon, nelle quali il lombrico noto come verme rosso californiano (Eisenia fetida) è stato in grado di sopravvivere e riprodursi su un simulante di regolite lunare, ovvero l’insieme di sedimenti, polvere e pietre che compongono lo strato più superficiale del suolo della Luna.
La scoperta dei ricercatori della Sant’Anna apre così nuovi scenari sulla possibilità di una futura crescita di colture nello spazio: le azioni benefiche dei lombrichi potrebbero essere sfruttate per rendere il suolo lunare fertile e produrre cibo fresco per gli astronauti.

“I risultati della ricerca – spiega Donato Romano – hanno mostrato come il lombrico possa adattarsi al suolo lunare fornendo un potenziale strumento biologico per promuovere i processi di creazione di suoli extraterrestri abitabili con un conseguente possibile aumento della fertilità della regolite lunare, più adatta ad ospitare le piante e quindi l’uomo”.

Il primo passo per una piantagione lunare

L’azione dei lombrichi potrebbe così contribuire a ridurre i costi e le sfide logistiche del trasporto di materiale per la coltivazione dalla terra alla Luna, sfruttando così direttamente il suolo lunare.

La NASA infatti ha annunciato che la prima donna e il prossimo uomo raggiungeranno la Luna entro il 2024 e uno dei principali problemi che affronteranno, come in tutte le missioni nello spazio a lungo termine, sarà quello delle risorse di cibo e acqua. Nonostante tecnologie avanzate come bioregenerative life support system (BLSS) e impianti di space farming siano promettenti per fornire cibo fresco, produrre ossigeno, fissare anidride carbonica e purificare l’acqua per gli astronauti, l’implementazione di questi sistemi è ostacolata dalla necessità di fornire quantità iniziali importanti di risorse dalla Terra.

Studi precedenti hanno dimostrato come le piante siano in grado di crescere e germinare sulla regolite lunare, in presenza di elementi nutritivi. Questo substrato non è però completamente benefico per la pianta perché può indurre situazioni di stress. Quello che vogliamo studiare in un prossimo futuro è se la presenza dei lombrichi all’interno della regolite lunare possa ridurre questa situazione di stress e rendere questo substrato maggiormente benefico per la crescita delle piante” sottolinea la professoressa Chiara Pucciariello.

“Siamo riusciti a dimostrare, primi nel mondo, che una specie di lombrico è capace di sopravvivere su questa superficie. È un primo passo per una possibile coltivazione sulla Luna” conclude Cesare Stefanini, docente dell’Istituto di BioRobotica.

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