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Sfera Agricola, la serra idroponica del futuro è a Gavorrano

Incastonata nelle colline maremmane si trova la più grande e innovativa serra d’Italia, nata dal sogno pionieristico di Luigi Galimberti: produrre di più usando meno risorse, per combattere cambiamenti climatici e sovrappopolamento.

La struttura spicca da lontano tra le colline di Gavoranno, come una navicella spaziale venuta dal futuro e in un certo senso è così: qui, incastonata nella campagna maremmana, si trova infatti Sfera Agricola, la più grande e innovativa serra d’Italia nata nel 2016 come startup dal sogno pionieristico dell’imprenditore Luigi Galimberti e oggi con i suoi 250 dipendenti è la più importante azienda della provincia di Grosseto.

In questo impianto di produzione di ortaggi – pomodori e lattuga ma anche basilico – completamente sostenibile l’agricoltura del futuro è già una realtà.
La serra idroponica infatti grazie alla sua tecnologia riesce a sfruttare ogni singola goccia d’acqua e ne consuma il 90% rispetto alla tradizionale coltivazione su suolo: un risultato che la rende ideale a fronteggiare una eventuale siccità dovuta ai cambiamenti climatici ma anche temperature sotto lo zero, perché Sfera è in grado di ricreare le condizioni climatiche ideali per coltivare pomodori e lattughe.

Alla base del progetto di Sfera infatti c’è la consapevolezza che tra 50 anni quello delle risorse idriche sarà un problema cruciale e mentre la popolazione mondiale sarà aumentata ci sarà sempre più bisogno di cibo, quindi dovremo imparare a produrre di più utilizzando meno risorse e prepararci a condizioni avverse.

Luigi Galimberti, fondatore di Sfera Agricola

“Sfera nasce per rispondere all’emergenza mondiale dell’aumento della popolazione e dei cambiamenti climatici, riuscire a produrre di più con meno oggi è un imperativo – spiega il fondatore della startup, Luigi Galimberti – e per farlo noi non utilizziamo il terreno ma l’acqua, nella nostra serra idroponica infatti il lavoro di nutrizione non lo fa il terreno ma l’acqua, dove sciogliamo azoto, fosforo e potassio dosati in maniera opportuna, secondo le necessità delle piante. Noi consumiamo 2 litri di acqua per 1 kg di pomodori e di insalata contro i 75 del campo aperto, perché nell’irrigazione in campo aperto parte dell’acqua viene dispersa, non viene assorbita tutta dalla pianta, mentre noi non sprechiamo niente, raccogliamo anche l’evaporazione dell’acqua e abbiamo anche ridotto al minimo l’uso di pesticidi e diserbanti.”

Il recupero delle acque piovane e il ciclo di coltivazione chiuso inoltre permettono a Sfera di accumulare acqua in inverno per poi usarla in estate o quando c’è siccità. Nella serra si trovano le condizioni ideali anche dal punto di vista igienico-sanitario, e contro i parassiti Sfera usa solo mezzi di lotta biologica come gli insetti utili o le molecole di origine naturale.

Quella di Sfera è anche un’avventura imprenditoriale di successo. Nata quattro anni fa grazie ai fondi di un gruppo di investitori privati di cui, di cui Oltre Venture è il maggiore, Sfera ha costante raddoppiato il fatturato anno dopo anno: dai 4 milioni di euro del primo anno di attività dopo la costruzione della serra agli otto milioni di euro del secondo, fino ad arrivare alle proiezioni di 15 milioni di euro di fatturato a fine 2020.

“Siamo nati da zero, finanziati da capitali di investimento come le migliori startup nella Silicon Valley – spiega Galimberti – abbiamo fatto 4 milioni fatturato nel 2018, poi 8 milioni nel 2019 e quest’anno l’obiettivo è superare i 15 milioni, non abbiamo risentito della crisi causata dal Coronavirus anche perché la nostra produzione del 2020 era già tutta venduta e ci stiamo preparando a vendere anche quella del 2021.”

Sfera oggi occupa 250 dipendenti regolarmente assunti e ha dato la priorità ai residenti in Maremma, dove negli ultimi anni la disoccupazione era cresciuta di tre punti percentuali.

Il prossimo progetto di Galimberti è sempre legato fortemente al territorio: si tratta infatti di andare a recuperare le serre geotermiche in disuso sulle Colline Metallifere.
“Il sindaco di Monterotondo Marittimo più volte ha insistito perché recuperassimo le piccole serre riscaldate con la geotermia – spiega Galimberti – adesso stiamo cercando di mettere insieme più strutture delle Colline Metallifere e insieme alla Regione presentare un progetto comune e creare altri 50-60 posti di lavoro.”

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