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Un OrtoFrutteto Solidale nel carcere di Sollicciano con 120 piante, lo cureranno i detenuti

L’orto rientra tra le attività promosse dall’istituto penitenziario per far acquisire ai detenuti competenze utili ai fini del reinserimento nella società e a migliorare la qualità della loro vita all’interno del carcere

Lunedì 15 aprile presso la Casa Circondariale di Sollicciano a Firenze è stato inaugurato un OrtoFrutteto Solidale con 120 piante.

L’iniziativa è stata possibile grazie al sostegno di Estra, come misura di responsabilità sociale di impresa, e rientra nella Campagna Ortofrutteto Solidale Diffuso promossa da AzzeroCO2 e Legambiente, un progetto di integrazione sociale e ambientale in grado di tutelare la biodiversità, attraverso la creazione di frutteti solidali, e unire competenze e valori per generare un progresso umano, ambientale, economico e civico.

“Ho aderito con particolare entusiasmo all’iniziativa proposta da AzzeroCO2 ed Estra – ha dichiarato Antonella Tuoni, Direttrice del carcere di Sollicciano -. Nel prevalente sentire comune il carcere è e deve essere un luogo di punizione. Credo viceversa che il carcere debba essere concepito come un luogo di vita di persone che devono scontare una limitazione della libertà personale e di operatori (poliziotti, funzionari giuridico pedagogici, personale amministrativo, operatori sanitari…) che trascorrono in quel luogo almeno otto ore della loro giornata. È giusto pertanto che il carcere sia accogliente, a dispetto dell’immaginario collettivo che lo vorrebbe tetro e lugubre e che il cemento e le sbarre regrediscano progressivamente a vantaggio di un’immagine più ‘green’. Inoltre la valorizzazione del verde e della natura è determinante nel riposizionamento dell’uomo rispetto alle politiche di uno sviluppo armonioso del pianeta e prendersi cura delle piante, oltre ad un benefico effetto sull’equilibrio individuale delle persone detenute può anche essere fonte di responsabilizzazione rispetto al tema dell’inquinamento ed un utile passepartout nel mondo del lavoro”.

L’orto rientra tra le attività promosse dall’istituto penitenziario per far acquisire ai detenuti competenze utili ai fini del reinserimento nella società e a migliorare la qualità della loro vita all’interno del carcere.

I detenuti impiegati nel giardinaggio sono stati infatti coinvolti nelle attività di messa a dimora di 120 piante da frutto sotto la guida del responsabile del verde del carcere. A loro è stata inoltre affidata la cura e manutenzione degli alberi, al fine di acquisire competenze che potranno impiegare in futuro, ma anche per sensibilizzarli sulle tematiche ambientali.

Nel frutteto sono state messe a dimora varie specie di piante da frutto, tra cui l’albicocco, il pero, il nocciolo, il melo e il pesco.

I frutti raccolti potranno essere consumati direttamente all’interno della struttura e tra le progettualità dell’Istituto potrebbe rientrare anche la realizzazione di marmellate da frutta da parte degli studenti che frequentano l’istituto di scuola superiore alberghiero all’interno della Casa Circondariale.

“Siamo orgogliosi di contribuire a questo progetto che coniuga l’attenzione all’ambiente con l’inclusione sociale. – ha commentato Giuseppe Rubechi, Responsabile sostenibilità di EstraEssere un’azienda del territorio significa anche, necessariamente, sostenere chi è in difficoltà o vive in situazioni di marginalità e disagio. Da sempre siamo impegnati, non solo a far crescere la nostra azienda, ma anche ad offrire servizi e realizzare progetti di responsabilità sociale che migliorano la vita della comunità, offrendo opportunità di sport, di cultura, di risparmio e di inclusione”.

 

 

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