Enogastronomia/

Toscana, -50% del valore delle vendite del vino. L’allarme di Coldiretti

Il presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi: ‘Attivare con urgenza indennizzi a fondo perduto agli imprenditori del vino’

Uva

Coldiretti lancia l’allarme sul valore delle vendite di vino che – con la chiusura di caffè, hotel e ristoranti per arginare la pandemia di Covid-19 – potrebbe portare a un taglio di ben oltre il 50%. Un problema derivato dal lockdown ma anche dall’azzeramento del flusso turistico  ed enoturistico – non  compensati dall’aumento delle vendite nei supermercati – dove l’offerta è più orientata a prezzi bassi e un’offerta su prodotti di più largo consumo. 

“Da qui la nostra richiesta di attivare con urgenza indennizzi a fondo perduto per gli imprenditori del vino, tutte le necessarie semplificazioni,  una modulazione dell’OCM vino che destini le risorse 2020 e 2021 alle cantine per il potenziamento dello stoccaggio, per rispondere alla filiera del vigneto Toscana in modo coerente”, chiede Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana.

In Toscana la superficie vitata è pari a circa 60.000 ettari – ricorda Coldiretti Toscana – con una produzione totale Vino di 2.657.000 ettolitri con una quota di vini rossi e rosati pari all’85% e di vini bianchi del 15%, la gran parte di questi numeri sono legati ad una viticoltura di qualità ed eroica alla quale non si può rispondere con i paradigmi della sola vendemmia verde o distillazione.

La Coldiretti ha presentato al Governo il piano salva vigneti con il quale, attraverso la distillazione volontaria, si prevede di togliere dal mercato almeno 3 milioni di ettolitri di vini generici da trasformare in alcol disinfettante per usi sanitari. La misura avrebbe inoltre l’importante effetto di favorire l’acquisto di alcol italiano che sugli scaffali è stato il prodotto che ha registrato il maggior incremento di vendite secondo Iri, ma anche di ridurre le eventuali eccedenze produttive. I

ll piano della Coldiretti prevede anche la vendemmia verde su almeno 30.000 ettari per una riduzione di almeno altri 3 milioni di ettolitri della produzione sui vini di qualità in modo da evitare un eccesso di offerta, considerate le conseguenze della pandemia sui consumi internazionali.

 

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