Pearz è il progetto solista del polistrumentista toscano Francesco Perini, oggi di base a Los Angeles. Dopo il debutto nel 2020 con l’EP Nocturnal, ha portato la sua musica in tour tra Europa, Stati Uniti e Marocco, pubblicando singoli come Social Amnesia, Saudade e Blue Winter.
Da pochi giorni è uscito il suo primo album “Pacifico”, edito dalla label olandese Bordello A Parigi: un’opera strumentale (con due eccezioni cantate) che riflette un percorso personale e artistico lungo cinque anni e tre città – Firenze, Londra e Los Angeles.
Il disco nasce anche da un periodo di pausa forzata a causa dell’attesa del visto americano, che ha spinto Perini a costruire un home studio e a ritrovare ispirazione tra i dischi city pop giapponesi scovati in un negozio di Little Tokyo.
“Pacifico” fonde italo disco, nu-jazz, electro, boogie e funk nipponico anni ’70/’80, ed è una riflessione musicale sul movimento, la trasformazione e la riconciliazione con se stessi.
Tra gli ospiti dell’album figurano Kuntessa e VANBASTEN, che compaiono nei brani International Lovers e Tropic Of Capricorn, mentre il terzo singolo, Halloumi Amour, nasce in collaborazione con Natalie Findlay e Jules Apollinaire.
Pearz sarà in concerto sabato 17 maggio all’ExFila di Firenze all’interno dell’Annibale Fest.

Ecco la nostra intervista a Pearz
L’ultima volta che ti ho intervistato nel 2020 eravamo nel bel mezzo della pandemia, nel secondo Lockdown, vivevi a Londra. ora ti trovo a Los Angeles, cos’è successo nel frattempo?
Sono sposato da tanti anni con Elise che è americana, di Los Angeles. Era tanto che c’era nell’aria questo trasferimento, alla fine abbiamo deciso tornare a vivere qua, era arrivato il momento. Siamo arrivati qua nell’estate del 2023. Il trasferimento a Los Angeles è stato importante per la conclusione del disco. Quando sono arrivato, ero in attesa del visto lavorativo. Venivo da un 2023 molto attivo e questa pausa forzata ha spostato il focus e le energie sulla composizione degli ultimi brani. Ho costruito un piccolo studio in casa e ho ripreso a concentrarmi su delle idee che avevo nel computer. Il clima della California ha sicuramente aiutato a connettermi con sensazioni differenti. Ho trascorso parecchi giorni da solo, cercando di scoprire questa nuova città, tra negozi di libri e dischi. Uno dei miei preferiti è un piccolo negozio a Little Tokyo, di proprietà di una coppia di giapponesi emigrati qui. Lì ho riscoperto il city pop e il funk/fusion giapponese. Pezzi come Seasons, Lima e Pink Sunset sono venuti fuori in quel periodo.
“Pacifico” è a tutti gli effetti il tuo primo album come Pearz, anche se mi sembra strano perchè ti ho già sentito suonare con questo progetto
Si è il primo album in assoluto da solo, anche se ho fatto uscire dei singoli, ma mai un disco. Fa effetto a 40 anni, meglio tardi che mai. In realtà suono in giro da quando avevo 15 anni ma non avevo mai pensato di fare un disco solista.
È un disco che ha avuto una gestazione abbastanza lunga, cosa ci troviamo dentro?
Questo album racchiude gli ultimi anni della mia vita. Dentro ci sono tante esperienze differenti, tanti suoni differenti e immaginari differenti. Dalla disco music a pezzi più rilassati, pezzi strumentali più contemporanei, in linea con una scena musicale che adesso sta andando abbastanza. Tanti artisti stanno riprendendo suoni anni ’60 magari con un groove più moderno. Tropic Of Capricorn è un pezzo dal ritmo afrobeat con un parlato italiano sopra. A me sembra un disco omogeneo anche se con suggestioni diverse.
Anche solo dai titoli delle canzoni si ha l’impressione che sia un disco che vuole raccontare dei luoghi, forse è un po’ lo specchio della tua personalità cosmopolita
Sì, mi piace giocare con le parole, non avendo testi, mi piace usare dei titoli che possano raccontare immaginari differenti. Florence Alabama è un tributo a Paris Texas di Wim Wenders, perché è assurdo che ci siano posti in America che hanno nomi di città famose però sono in stati completamente sconosciuti. Boulevard mi da l’idea della notte, Lima è un altro pezzo che ha suoni differenti.
Ci sono anche due collaborazioni vocali con VABASTEN e ma mitica Kuntessa con uno splendido video tra l’altro (realizzato dall’acclamata graphic designer Raissa Pardini, al lavoro per nomi del calibro di IDLES, The Orielles e Mystery Jets)
Per me Kuntessa è una delle artiste più straordinarie che ci ha donato Firenze, sono sempre stato un fan, fin da quando era nei Celluloid Jam. Quando si è trasferita a Londra siamo diventati amici. I suoi concerti da solista sono incredibili, delle performance avanti anni luce e una voce super pop. Ha un modo di scrivere che mi piace moltissimo, la canzone era ferma senza testo e lei ha avuto l’idea di raccontare questa storia d’amore in un’estate italiana. Invece con VANBASTEN è stato diverso, tutto è nato da un libro che ha scritto che si intitola “Ho fatto schifo”. Gli ho chiesto se voleva usare alcuni brani per metterli in musica. Ne è uscita una canzone un po’ alla Serge Gainsbourg, con un groove sotto e una voce maschile profonda sopra, proprio come faceva Serge, una bellissima performance.
Il terzo singolo Halloumi Amour è stato scritto ed eseguito da Pearz in compagnia di Natalie Findlay e Jules Apollinaire durante il lockdown del 2021, a Londra
Pearz ricorda: Ai tempi ci era permesso di rivedere gli amici da poco. Loro, che sono una coppia di musicisti/autori/produttori pazzesca, mi invitavano ogni settimana per comporre pezzi assieme. Un pezzo finì nel disco del 2022 di Findlay, mentre Halloumi Amour era rimasta in sospeso tra varie e-mail. Il patto era che ogni martedì ci ritrovavamo nel loro studio casalingo, e io dopo la session cucinavo la pasta per tutti. La prima serata, invece, andammo a prendere un halloumi wrap in uno shop turco a Bethnal Green. Era la prima volta che rimangiavamo l’halloumi dopo mesi di reclusione per via della pandemia. Fu di nuovo amore al primo morso.
Pearz in tour in Italia
15 maggio Trentaformiche, Roma
17 maggio Annibale Festival, Firenze
