Enogastronomia/

Bombardiamo il mondo di cose buone, Sant’Ambrogio in festa nel segno di Fabio Picchi

Terza edizione di Sale da giovedì 29 maggio tra cene evento e iniziative culturali dedicate al cibo per un dialogo tra le anime del quartiere

Fabio Picchi

E’ “bombardiamo il mondo di cose buone” il motto della terza edizione di Sale-Sant’Ambrogio in festival, la rassegna di eventi dedicata a Fabio Picchi, al via nel quartiere di Sant’Ambrogio a Firenze da giovedì 29 maggio. La rassegna si svolge in nome di Fabio Picchi, chef e fondatore del Cibreo, scomparso nel 2022 ed è guidata dal figlio Giulio, ceo del gruppo Cibreo e direttore artistico del Teatro del Sale a Firenze.

L’evento di apertura, in programma giovedì 29 maggio, si intitola ‘Il cibo come unione della comunità’: durante la giornata ci saranno workshop, la cena eventoCosì lontani, così vicini‘ con un food special appartenenti alla cultura gastronomica delle due comunità ospiti, quella georgiana e quella senegalese.

La serata di venerdì 30 maggio è dedicata a Fabio Picchi e ha come titolo ‘Il cibo come emozione ed ispirazione collettiva‘, con cena evento ‘L’albero di Fabio: la genealogia degli chef che hanno ispirato la cucina di Fabio Picchi‘. La giornata di sabato 31 maggio sviluppa il tema annuale del festival esplorando il suo rapporto con le materie prime o la cucina, il giorno successivo si parla del cibo come condivisione con la comunità.

Proprio domenica 1 giugno è in programma la cena di beneficenza per le associazioni filantropiche di Firenze, poi ‘Il ballo del sale‘, uno spettacolo musicale che chiude il festival. Tante le attività alle botteghe: tra queste le iniziative alla libreria Malaparte, con una sezione dedicata ai libri sul cibo (tutti i giorni della rassegna) e il testo teatraleLa cantata del napoletano avviene da lontano‘, atto unico di Fabio Velotti nella bottega di parrucchiere Rasoi Hair Jazz (via Ghibellina 55r, con una doppia rappresentazione giovedì 29 maggio).

Sale è molto più di un festival di quartiere, è la città che torna padrona di se stessa e celebra le proprie virtù, il proprio saper fare, quel senso tutto fiorentino di immaginare la vita e la quotidianità come qualcosa di bello e collettivo, come di una famiglia che si riunisce per le feste“, ha spiegato Giulio Picchi.

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