Scoperte tracce di composti organici sulla superficie di Marte. I dati sono stati raccolti dal rover Perseverance della Nasa sul cratere Jezero, un’area del pianeta rosso che si pensa ospitasse un lago, nell’ambito della ricerca coordinatata dalla Scuola Normale Superiore di Pisa e dall’Inaf-Istituto Nazionale per l’Astrofisica di Arcetri, a Firenze.
Secondo un articolo di Nature Astronomy ciò potrebbe essere indizio di una passata presenza abiotica, anche se l’ipotesi più credibile è che i composti siano frutto di reazioni di gas magmatici con ossidi di ferro contenuti nelle rocce vulcaniche del pianeta.
La ricerca di molecole organiche su Marte è da sempre uno dei principali obiettivi delle scienze planetarie, per svelare l’esistenza di altre forme di vita oltre la Terra. Molte missioni e studi hanno rilevato diversi composti organici, ma persiste sempre un’ambiguità riguardo alla loro natura chimica, la loro origine e ai meccanismi che ne consentono la conservazione nell’ambiente marziano.
La scoperta del team toscano
La classe di molecole organiche trovate ora su Marte (Ipa) sono considerate molecole chiave nella chimica prebiotica. Sulla Terra, possono formarsi durante molti processi che vanno dalle emissioni vulcaniche ai sottoprodotti della combustione di biomasse. “La loro rilevazione su Marte – spiegano dalla Normale – è altamente significativa, poiché potrebbe indicare processi chimici endogeni come l’attività ignea o la sintesi idrotermale in grado di generare queste molecole indipendentemente dall’attività biologica. In alternativa, gli IPA potrebbero avere origine da precipitazioni meteoritiche o da reazioni fotochimiche nell’atmosfera di Marte”.
Tale scoperta rappresenta un significativo passo avanti nell’esplorazione di Marte per delineare un quadro più dettagliato del passato del pianeta rosso e sulla sua potenziale abitabilità. “Il rilevamento di idrocarburi policiclici aromatici strettamente associati ai solfati nel cratere Jezero tramite l’analisi spettroscopica dello strumento SHERLOC installato a bordo del rover Perseverance segna una pietra miliare nell’esplorazione di Marte – commenta il professor Nicola Tasinato della Scuola Normale – Questi dati contribuiscono a migliorare la nostra comprensione in merito alla formazione, alla conservazione e alla distribuzione delle molecole organiche nel corso della storia di Marte, offrendo indizi concreti sui processi geochimici del pianeta e sul suo potenziale di ospitare la vita”.