Un marchio a dir poco ingannevole: Varnacia 1321. La società spagnola Gmarket aveva richiesto la registrazione di questo nome per i vini in classe 33. Già per assonanza era evidente il riferimento alla Vernaccia di San Gimignano, ancora più sospetto poi l’anno scelto che è lo stesso della pubblicazione della Divina Commedia. E il Sommo Poeta, come molti ricorderanno, cita il celebre vitigno toscano nel XXIV Canto del Purgatorio.
Per il consorzio della Vernaccia di San Gimignano quest’azione è stata paragonabile allo sventolare un drappo rosso davanti a un toro. Così quando la richiesta di registrazione del marchio spagnolo è venuta fuori ha subito dato battaglia alla Gmarket nelle aule di tribunale. Un’azione nata per tutelare il buon nome della Regina Bianca.
Un chiaro riferimento alla Vernaccia
Il Consorzio in prima battuta presenta un’opposizione formale, chiedendo il rigetto della domanda sulla base di “motivi assoluti”. Troppo smaccato il riferimento del marchio Varnacia 1321 alla DOP toscana oggetto di tutela. Eppure al primo round la spunta la Gmarket. Per superare le obiezioni avanzate dal Consorzio, decide di limitare i prodotti rivendicati ai soli vini conformi alla denominazione di origine protetta “Vernaccia di Oristano“.
Un vero e proprio escamotage che non corrisponde alla realtà: il marchio Varnacia 1321 è privo di legami con le denominazioni italiane e in uso solo per vini spagnoli. A questo punto il Consorzio ricorre in appello ma cambia strategia: chiede l’azione di decadenza per ingannevolezza del marchio “Varnacia 1321”.
Dopo due anni di carte bollate arriva la vittoria in tribunale: le ragioni del Consorzio vengono accolte, il marchio Varnacia 1321 riconosciuto ingannevole sarà cancellato dal registro dei marchi spagnoli.
Una vittoria per marchi e denominazioni
“Questa vittoria dimostra quanto sia fondamentale credere nella tutela legale garantita anche all’estero ai marchi e alle denominazioni d’origine e investire per proteggere i nomi legati alle nostre eccellenze territoriali – sottolinea l’avvocato Paola Stefanelli, di Bugnion –. La Proprietà Intellettuale, se gestita strategicamente, garantisce che gli sforzi per la promozione e valorizzazione delle nostre DOP e IGP, di cui l’Italia ha il primato assoluto, non siano sviliti da tentativi fraudolenti di accostare prodotti stranieri alla cultura, alla storia e alla qualità che ha reso il Made in Italy famoso in tutto il mondo”.
“Il Consorzio nasce prima di tutto come espressione giuridica della comunità di tutti i viticoltori della città di San Gimignano, con il compito di proteggere e valorizzare quei vini che da secoli, ormai, rappresentano al meglio la nostra città e il nostro territorio: ecco perché oggi siamo ancora più orgogliosi di aver ottenuto questo importante risultato” spiega Manrico Biagini, presidente del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano.
Un servizio di vigilanza antimarchi
“Questo successo è il frutto di un lavoro che parte da lontano, con un attento monitoraggio non solo del mercato estero e internazionale, ma anche e soprattutto dei diversi registri marchi nazionali: perché il modo più efficace per bloccare sul nascere una minaccia, è proprio quello di intercettare questi marchi prima che arrivino sul mercato, tramite un servizio di sorveglianza, limitando così al massimo qualsiasi eventuale danno di immagine, per noi e per i nostri viticoltori” conclude il presidente.
Il vino di Dante Alighieri non smette di farsi riconoscere ma soprattutto rispettare, anche sul mercato internazionale. Un grande successo, dunque, non solo per la Vernaccia di San Gimignano ma per tutto il sistema delle denominazioni italiane, ancora troppo spesso oggetto di imitazioni “selvagge” all’estero.