È nata tra i banchi dell’Università e lavora per creare una rete nazionale per la lotta all’inquinamento marino da plastica. Blue Eco Line, startup fiorentina fondata nel 2018, ha da poco ottenuto il Premio Innovazione Toscana, promosso dal Consiglio regionale, grazie al progetto River cleaner, il sistema che intercetta i rifiuti fluviali prima che finiscano in mare.
“È un riconoscimento importante anche perché è stato vinto per un progetto nato e sviluppato in Toscana – spiega il cofondatore Lorenzo Lubrano – con un impianto realizzato a Grosseto per la cattura delle plastiche nei corsi d’acqua. È uno stimolo a continuare e a dimostrare come i giovani possano applicarsi all’innovazione a servizio della sostenibilità”.
Come nasce River cleaner

Alla base del progetto un dato che fa riflettere: l’80% delle plastiche in mare proviene da fonti terrestri e viaggia attraverso i fiumi. Da qui l’intuizione: fermare i rifiuti alla sorgente, prima che si disperdano.
“Abbiamo iniziato a pensare al problema – continua – e da lì è nato il sistema River cleaner, che è un impianto che viene messo all’interno di un corso d’acqua e, tramite una barriera galleggiante, intercetta tutti quanti i rifiuti fluttuanti, li indirizza su una sponda e, attraverso un sistema di nastri trasportatori, li estrae e li deposita direttamente al piano stradale. In questo modo i rifiuti passano dal fiume a un cassone scaricabile, simile a un comune cassonetto industriale. L’idea alla base era proprio quella di far sì che ogni città potesse gestire i rifiuti fluviali come rifiuti urbani”.
Il primo impianto – che sarà inaugurato a breve – è stato installato a Grosseto, in collaborazione con Comune, Regione, Estra, Ecolat, Sei Toscana e Consorzio di Bonifica Toscana Sud, mentre altri progetti sono già in fase di sviluppo in Toscana e in altre regioni.
L’importanza del monitoraggio fluviale

La startup ha sviluppato anche un altro strumento: River eye, un sistema di monitoraggio fluviale che sfrutta la visione artificiale per identificare e classificare i rifiuti galleggianti di un corso d’acqua in maniera accurata e automatizzata.
“La raccolta dati – racconta il fondatore – avviene grazie a videocamere ad alta risoluzione che registrano le immagini per inviarle al server in cloud, dove vengono archiviate e analizzate da una rete neurale appositamente addestrata a distinguere la plastica dalla materia organica. Così riusciamo a fare dei monitoraggi diffusi sul territorio e capire quanti rifiuti vengono portati giù dai fiumi. Soprattutto, proviamo a proporre delle soluzioni per le comunità per cercare di migliorare la gestione dei rifiuti in determinate zone”.
Gli obiettivi per il futuro

Tra gli obiettivi futuri c’è l’ottimizzazione e la produzione in serie degli impianti, così da semplificarne l’adozione, ma anche la creazione di una rete di monitoraggio permanente a livello nazionale, capace di studiare in modo continuo il fenomeno dei rifiuti fluviali.
“Vogliamo attrarre investitori e partner interessati a sostenere progetti di sostenibilità che abbiano un impatto concreto sull’ambiente – conclude Lubrano -. Perché fermare le plastiche nei fiumi significa proteggere il mare, le città e la qualità della vita di tutti”.