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Andrea Jonasson la musa di Giorgio Strehler torna alla Pergola con “Spettri” di Ibsen

Dal 7 al 12 febbraio va in scena a Firenze il dramma capolavoro di Ibsen sulla frantumazione delle ipocrisie della società borghese nella nuova versione adattata da Fausto Paravidino e diretta da Rimas Tuminas

Andrea Jonasson la grande attrice, vedova e musa ispiratrice di Giorgio Strehler, torna al Teatro della Pergola di Firenze come protagonista di Spettri di Henrik Ibsen, in scena dal 7 al 12 febbraio.

Andrea Jonasson interpreta ruolo di Helene Alving, donna che abita un’allucinata campagna norvegese, resa grigia e stagnante, come l’animo di tutti i personaggi, da una pioggia battente; un luogo in cui il sole arriva inutilmente, sempre troppo tardi.

La nuova versione adattata da Fausto Paravidino e diretta da Rimas Tuminas catapulta lo spettatore in una dimensione onirica, in cui Helene, visitata costantemente dai suoi spettri, continua a rivivere gli stessi nodi, gli stessi contrasti che per gran parte dell’esistenza ha nascosto, negato, soffocando i propri sentimenti in nome di un perbenismo di facciata. Ma in un frantumarsi di illusioni il suo sacrificio non vale a salvare nemmeno la felicità del suo unico figlio, Osvald, interpretato da Gianluca Merolli.

“I “fantasmi” – afferma il regista Rimas Tuminas – sono illusioni che le persone costruiscono a partire dalle proprie debolezze, glorifichiamo le nostre paure e lodiamo le effigi dei nostri carnefici. I “fantasmi” sono le menzogne che adottiamo e che trasmettiamo ai nostri figli. Questo spettacolo – conclude – è una storia di liberazione dai fantasmi che ci inseguono.” 

Le illusioni collassano, crudeli realtà vengono rivelate e l’immagine della famiglia ideale si frantuma, mostrando ciascun membro per quello che realmente è

“La verità è la cosa più difficile da rivelare – prosegue Rimas Tuminas – e in questa versione di Spettri è ben rappresentato non solo il disvelamento dei segreti familiari, ma anche l’esternazione dei fantasmi che si nascondono e vivono dentro ognuno di noi. Le illusioni collassano, crudeli realtà vengono rivelate e l’immagine della famiglia ideale si frantuma, mostrando ciascun membro per quello che realmente è.”

“Riconquistare la propria indipendenza attraverso il superamento delle illusioni, come donna e come madre, diventa l’unica strada possibile verso la libertà – conclude Rimas Tuminas – i personaggi femminili di Ibsen hanno qualcosa di sbalorditivo e straordinario, sono tra i più potenti del mondo teatrale. Siamo di fronte a una donna che vede chiaramente, agisce con coraggio, svela menzogne ed è infallibile nel suo giudizio. È capace di sacrificare tutto in nome della verità.”

Spettri, scritto nel 1881, rappresenta uno dei drammi più significativi di Henrik Ibsen, ed è considerato una commedia sociale, o più propriamente, un dramma borghese.

Spettri viene spesso considerata l’altra faccia di Casa di bambola: la signora Alving è una Nora che non riesce a fuggire, che si lascia plagiare da un moralismo puritano e convenzionale incarnato dal Pastore Manders, una sorta di coro in questa moderna tragedia.

Helene resta a custodire le falsità della vita borghese e tenta di riscattare il passato con un asilo che va emblematicamente a fuoco, perché gli “spettri” del passato riemergono continuamente. Il realismo di Ibsen svela l’ipocrisia della morale borghese, fondata sul perbenismo e sulla religiosità di facciata.

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