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I 70 anni di Roberto Benigni, il piccolo diavolo del cinema italiano

Tra i successi dell’attore e regista toscano “Non ci resta che piangere” e “La vita è bella” dei tre premi Oscar, le letture dantesche e il leone d’oro alla carriera a Venezia nel 2021

Roberto Benigni

Roberto Benigni compie 70 anni. Un traguardo importante per l’attore e regista da premio Oscar, il fine divulgatore della Divina Commedia, della Costituzione Italiana, dei Dieci Comandamenti. Benigni si è cimentato in radio e in tv, al cinema e in teatro. Ogni spettacolo, programma, sketch o pellicola hanno fatto ridere o piangere, a seconda dei casi, l’Italia. Suscitato il dibattito.

Il Peter Pan dello star system italiano ha attraversato mezzo secolo di storia con leggerezza. Sempre pronto a spiazzare con una battuta e a suscitare l’ilarità. La sua maschera, dopo il trionfo de “La vita è bella” alla notte degli Oscar è diventata universalmente nota.

Da Vergaio alla notte degli Oscar

Un successo che parte dalla Toscana, dalla realtà rurale dove Benigni è cresciuto:  figlio di contadini Isolina e Luigi, ultimo di quatto figli. Molti ricorderanno il discorso pronunciato a Los Angeles nella notte degli Oscar. “Mi piacerebbe anche ringraziare i miei genitori a Vergaio, un piccolo paesino dell’Italia. Loro mi hanno fatto il più bel dono della mia vita: la povertà. E voglio ringraziarli per sempre. Thank you mamma and babbo“: parole che la dicono lunga sulle umili origini dell’artista.

Benigni tra radio e grande schermo

Roberto Benigni è nato a Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, il 27 ottobre del 1952: e con la famiglia si trasferì vicino Prato: a Vergaio. Il debutto a teatro attorno ai 20 anni. Debutta nel ’71 al Metastasio di Prato come cantante e musicista ne “Il re nudo” sotto la regia di Paolo Magelli.

Benigni sale sul palco con Carlo Monni e Marco Messeri in vari spettacoli d’avanguardia. A Roma giunge in compagnia sempre di Messeri e incontra nel ’75 Giuseppe Bertolucci: per lui scrive per lui il monologo di “Cioni Mario“. Di quell’esperienza resta traccia nel programma tv “Onda libera” alias “Televacca”.

Il suo primo exploit al cinema, insieme a Giuseppe Bertolucci), è “Berlinguer ti voglio bene” del ’77. Celebre nel 1983 il raduno dei giovani comunisti in cui prende in braccio il segretario Enrico Berlinguer. Da allora l’attore toscano ha inanellato una serie impressionante di successi. Nel 1983 debutta come regista con il film “Tu mi turbi” e nel 1984 con Massimo Troisi scrive, dirige e interpreta uno dei più grandi successi di tutti i tempi: “Non ci resta che piangere”: il film si avvia a festeggiare il 40ennale.

Ad alimentare la popolarità dell’attore toscano lo spettacolo a sketch “Tuttobenigni” e le partecipazioni al festival di Sanremo e a Fantastico con Pippo Baudo. Si susseguono le partecipazioni, anche internazionali: Benigni si trova a recitare con Jim Jarmusch in “Daunbailò” nel 1986 e Blake Edwards per il “Il figlio della pantera rosa” (1993). La premessa per un filotto di titoli che lo consacreranno tra i più grandi talenti comici italiani: “Il piccolo diavolo”, “Johnny Stecchino” e “Il mostro”. Di queste pellicole Benigni è interprete e regista.

Il successo de “La vita è bella”

Uno degli snodi della carriera dell’attore toscano è il film con Federico Fellini: “La voce della Luna” che interpreta con Paolo Villaggio. Il 1997 è l’anno de “La vita è bella”: la pellicola trionfò con tre Oscar su sette nomination (miglior colonna sonora a Nicola Piovani, uno come miglior film straniero e uno per il miglior attore protagonista a Benigni). Il film racconta il dramma dell’Olocausto. E’ la la storia di un uomo toscano di origini ebraiche che, deportato in un lager nazista, inventa un gioco per proteggere il figlio dagli orrori della Shoah.

Tutti ricordano la proclamazione del vincitore da parte di Sophia Loren: una festa in platea con Benigni che cammina sulle poltrone del teatro dove si assegnano gli Oscar. “La vita è bella” vince poi cinque Nastri d’argento, nove David di Donatello e il Grand Prix Speciale della Giuria al 51° Festival di Cannes.

In seguito Benigni dirige e interpreta “Pinocchio”, film uscito nel 2002 e che ha vinto due David di Donatello e un Nastro d’argento. A “La tigre e la neve”, del 2005 di cui Benigni è ancora interprete e regista riceve due Nastri d’argento.

Roberto Benigni

Dalla Divina Commedia alla Costituzione

Negli ultimi anni Benigni si è fatto apprezzare per le doti di interprete: le letture della Divina Commedia di Dante, partite da Santa Croce, sono ormai un grande classico. Trionfali le sue partecipazioni a Fantastico ma soprattutto al Festival di Sanremo nel 2011 per i 150 anni dall’Unità d’Italia.

Nel 2012 fa il picco di ascolti su Rai 1 con “La più bella del mondo”: una serata dedicata alla Costituzione italiana. L’attore è protagonista in Quirinale alle celebrazioni della Carta italiana. Nel 2021 riceve il Leone d’oro alla carriera alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’attore dedica il premio alla moglie Nicoletta.

Gli auguri del presidente Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come spiega una nota del Quirinale, ha telefonato a Roberto Benigni, per porgergli gli auguri più affettuosi per il suo 70º compleanno. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ne ha esaltato le doti ricordando questo “grandissimo toscano“. “Buon compleanno, Roberto, a nome di tutte le vite, come la mia, che arricchisci attraverso la tua arte“. Così l’attrice Sophia Loren, in un’intervista al Corriere,  ha augurato un buon compleanno al collega e amico Roberto Benigni. 

Il neoministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ricorda il grande attore italiano: “settant’anni di autentico talento nel segno di una comicità mai superficiale, come dimostra il suo successo più alto: La vita è bella con i suoi tre premi Oscar. Mi piace ricordarlo per le sue letture della Divina commedia, e in particolare quella del XXV Canto del Paradiso al Quirinale al cospetto del Presidente Mattarella in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante. Con la sua verve toscana, Roberto continua a vivificare la tradizione orale che sin da subito ha caratterizzato uno dei poemi più potenti dell’umanità“.

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