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Cittadini in missione per salvare le farfalle: dalle foto postate un aiuto alla scienza

Lo studio internazionale coordinato dall’Università di Firenze ha ricostruito la varietà delle specie per limitare il rischio di estinzione. Dati raccolti anche grazie ai siti di citizen science

Farfalle - © INaturaliste

Fotografare le farfalle non per postarle sui social, ma per dare il proprio contributo alla scienza: c’è una community di cittadini amanti della natura che aiuta gli scienziati a difenderla. Così grazie alle 300mila segnalazione arrivate da tantissime persone, l’Università di Firenze è riuscita a studiare 269 specie di farfalle e più di 20mila sequenze di Dna. Obiettivo: proteggere la biodiversità e limitare il rischio di estinzione.

Lo studio internazionale è stato  coordinato da Leonardo Dapporto, ricercatore di Zoologia dell’Università di Firenze, che, assieme ai colleghi dell’Università di Torino, ha raccolto questa enorme mole di informazioni. La ricerca  è stato appena pubblicata sulla rivista scientifica Molecular Ecology

Dalla piattaforma di citizen science ai database scientifici

Un grande contributo al successo della ricerca è arrivato dalle piattaforme di citizen science dove centinaia di cittadini appassionati di farfalle hanno condiviso immagini e informazioni dei loro avvistamenti. Come il portale INaturaliste, con oltre 3,5 milioni di persone iscritte in tutto il mondo, che condivide le foto dei ritrovamenti con i database scientifici rendendoli così utilizzabili dagli scienziati.

Secondo gli scienziati, circa un terzo delle specie di farfalle esistenti sono identiche solo all’apparenza.  “Inoltre  – spiega Dapporto – la diversità genetica, fondamentale per mantenere vitali le popolazioni può essere misurata soltanto tramite le analisi del DNA.  Analizzando le sequenze di DNA di un gran numero di farfalle dell’area che dalle Alpi si estende a tutta la penisola, fino alla Sicilia e alle piccole isole vicine, abbiamo potuto andare oltre l’aspetto degli individui e questo ci ha permesso di individuare 69 farfalle endemiche della regione Alpino-Appenninica e di capire la loro distribuzione in tutto il territorio italiano”.

I risultati dello studio – realizzato con la collaborazione dei ricercatori dell’Istituto di Biologia evolutiva di Barcellona, dell’Istituto botanico di Barcellona, dell’University College di Londra e dell’Università di Oulu in Finlandia – sono destinati a cambiare completamente le strategie e le priorità di conservazione delle farfalle italiane.

Hanno collaborato anche otto parchi nazionali italiani, che hanno finanziato la ricerca: il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano; quello dell’Appennino Tosco-Emiliano, delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna; dei Monti Sibillini, del Gran Sasso e Monti della Laga; d’Abruzzo, Lazio e Molise; della Maiella; dell’Alta Murgia.

Oggi, a causa dei repentini cambiamenti climatici e ambientali, è fondamentale avere quante più informazioni possibili per proteggere le farfalle. “Le strategie – conclude Dapporto – dovranno basarsi sulla conoscenza dell’esatta distribuzione di queste specie e del pericolo di estinzione a cui ciascuna di esse è sottoposta nelle differenti aree. I parchi nazionali avranno la maggiore responsabilità nel proteggere le farfalle endemiche più a rischio, a vantaggio della conservazione di una biodiversità invisibile che non vorremmo scomparisse poco dopo la sua scoperta”.

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