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Dalla quarantena all’aula: “La mascherina in classe? Non è uno sforzo eccessivo”

Alessio è uno studente che frequenta la quinta in un liceo artistico di Prato. Nell’aprile scorso ha partecipato ad un concorso e con una scatto ha raccontato la sua quarantena. E’ tornato in classe e già pensa all’esame di maturità

Alessio Risaliti_4 E - © Alessio Risaliti

Una scala in primo piano, un manichino di legno, piccolo piccolo, che tenta di salirla: “La scala è proiettata verso l’esterno e il manichino cerca di arrampicarsi scalino, dopo scalino, per arrivare in cima. Il significato credo sia piuttosto esplicito: rappresenta la difficoltà che tutti noi studenti abbiamo provato quando hanno chiuso le scuole, la difficoltà a comunicare con il mondo che era rimasto fuori ma anche la speranza che quel periodo passasse in fretta per tornare alla normalità” .

Alessio è uno studente di un liceo artistico pratese. Da oggi frequenta la quinta. Con questa fotografia nell’aprile scorso ha partecipato al concorso indetto dalla sua scuola, il liceo Carlo Livi e liceo Brunelleschi, per dare la possibilità agli studenti di raccontare e condividere momenti, riflessioni, stati d’animo della quarantena attraverso un testo scritto o artistico, realizzato con qualsiasi tecnica “per continuare a sentirsi, anche se virtualmente, vivi nel mondo della scuola”.

Il progetto, “Messaggi dalla quarantena” è stato curato dal professor Leonardo Bossio e tramite lui riusciamo a contattare Alessio.

Ad Alessio il 5 marzo scorso, il giorno in cui in tutta Italia si è deciso di chiudere le scuole per contenere il diffondersi della pandemia da Covid-19, mancavano pochi mesi per finire la quarta: “All’inizio – racconta – me ne sono fatta una ragione: ‘Ok me ne starò a casa tranquillo’, pensavo. Poi i giorni passavano, passavano anche i mesi e non avere altri contatti se non quelli attraverso un pc diventava a poco a poco più pesante, sia a livello scolastico che personale” .

Che difficoltà hai incontrato, se le hai incontrate, con la didattica a distanza?
La dad è stata organizzata bene ma, in tutta sincerità, mi sono trovato abbastanza in difficoltà. Avevo spesso problemi di connessione ma soprattutto, lo ammetto, sono uno studente che ha bisogno di essere spronato, dover trovare da solo la forza di concentrarmi, di seguire le lezioni per giunta al pc, è stato faticoso. Ovviamente l’ho fatto ma non è stata una passeggiata.

Cosa ti è pesato di più dello stop forzato?
Rinunciare a quello che avremmo dovuto fare e non abbiamo potuto . In un liceo artistico come il mio, le lezioni pratiche di laboratorio sono importanti. Proprio nella settimana in cui è scattato il lockdown avremmo dovuto iniziare a scolpire l’alabastro. Avevamo molte aspettative. E invece non è stato possibile. Abbiamo saltato anche le simulazioni d’esame e anche questo mi è dispiaciuto molto.

A proposito d’esame, ora sei in quinta liceo, a giungo dovrai sostenere la maturità: è cambiata la tua idea dell’esame di fine anno dopo l’esperienza dei tuoi compagni che si sono diplomati a giugno?
Un po’ di preoccupazione c’è, spero che a giugno prossimo la situazione sia migliorata e che sia possibile fare l’esame tranquillamente, credo sia molto scoraggiante prepararsi tutto l’anno per dare il massimo in quell’occasione e poi non avere la possibilità di farlo. Mi auguro che questi mesi e l’esperienza della maturità 2020 siano serviti per individuare delle modalità migliori di svolgere le prove se non fosse possibile un esame di maturità tradizionale.

Oggi torni in classe dopo sei mesi, come ti senti?
Nelle scorse settimane ho frequentato i corsi di recupero, quindi in qualche modo ho già battezzato il rientro in classe. Rientrare a scuola è giusto e io una sensazione positiva. Dobbiamo solo abituarci a certi cambiamenti, come tenere la mascherina in classe ma non credo sia uno sforzo eccessivo ed è una forma di tutela per tutti.

Il modo in cui è stata gestita la difficile situazione della scuola nei mesi dell’epidemia, ha accresciuto o diminuito la tua fiducia verso le istituzioni?
Con i professori non è mai mancato il contatto e il dialogo, con chi più con chi meno, e mi sembra si siano organizzati bene per il rientro. Forse dalle istituzioni mi aspettavo di più, soprattutto da quelle nazionali: dopo tutti i mesi a casa, pensavo che saremmo arrivati a settembre con più serenità.

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