Cultura /Il festival

Fotografia, società e identità al centro di Cortona On The Move

Dal 15 luglio al 2 ottobre torna il  festival internazionale di fotografia con decine di mostre, talk, conferenze e workshop, il tema è “Me, Myself and Eye”

Sarà inaugurata domani “Me, Myself and Eye”, la dodicesima edizione del festival internazionale di fotografia Cortona On The Move: in programma da venerdì 15 luglio a domenica 2 ottobre decine di mostre dislocate tra il centro storico della città, la Fortezza medicea del Girifalco e la nuova location “Stazione C” nei pressi della Stazione di Camucia-Cortona. 

La fotografia è oggi più presente che mai, assurta a linguaggio universale, prodotta, condivisa e consumata in maniera pervasiva. Il festival, attraverso le mostre, riflette su autorialità, punto di vista e legittimità, su come soggetto e oggetto si intersecano, dialogano e finiscono col coesistere.
Osservando queste dinamiche, indaga la fotografia come mezzo di espressione e condivisione, come illustra il nuovo
direttore artistico Paolo Woods: “ricercando la sua anima senza sfuggire al dibattito, ma sempre aspirando al poetico. Esplorando i limiti estremi del mezzo come audaci astronauti e le storie sepolte come meticolosi archeologi”.

L’evoluzione del linguaggio visivo a Cortona

Nell’edizione 2022 Cortona On The Move prosegue la sua ricerca nell’ambito della fotografia documentaria con particolare attenzione all’incessante evoluzione del linguaggio visivo.

Tra le novità di questa edizione c’è COTM On Stage, sabato 16 luglio dalle 21:30 un momento unico di spettacolo che vede sul palco giornalisti, fotografi e artisti intenti a raccontare storie inedite tra viaggi nelle vallate dell’Afghanistan, riflessioni sull’arte e il valore degli NFT, migrazioni nel Mediterraneo e tanto altro ancora. Accompagnati dalla musica dal vivo dei Fanfara Station, gli spettatori saranno guidati da: Alexander Chekmenev, Lena Mauger, Beatrice Moricci, Stefanie Moshammer, Massimo Sestini, Tanya Sharapova, Michele Smargiassi e Riccardo Staglianò. 

“Questa nuova edizione consolida quella che ormai si è affermata come una tradizione importante, di altissimo livello qualitativo commenta il presidente della regione Eugenio Giani la fotografia, anche grazie alle nuove tecnologie, è più che mai presente nella nostra vita, è una forma d’arte il cui linguaggio è immediatamente comprensibile ad un largo pubblico, ma anche un mezzo per catturare e raccontare la realtà: dai piccoli eventi quotidiani, ai grandi fatti che fanno la storia. Dentro una foto c’è un mondo e festival internazionali come questo di Cortona, hanno il merito di far entrare il mondo nella vita di ciascuno di noi.

Dalla serie The Sweating Subject © Jan Banning/Galerie Fontana

Le mostre di Cortona On The Move

Sono tantissime le mostre proposte dal festival. Come American Pictures di Jacob Holdt, una raccolta di oltre 18 mila fotografie che documentano il razzismo, la povertà, l’oppressione, l’amore, l’odio e l’amicizia in America. O la collettiva “I do”, dedicata alla fotografia di matrimonio con scatti provenienti da 4 continenti. E ancora Icons di Jojakim Cortis e Adrian Sonderegger, progetto a lungo termine dedicato a immagini iconiche della storia della fotografia internazionale.

As it was Give(n) to Me di Stacy Kranitz racconta l’esplorazione e l’estrazione del carbone nella regione degli Appalachi, negli Stati Uniti: queste attività hanno sottratto preziose risorse alla terra, lasciando gli abitanti del luogo in condizioni di indigenza.

In Let the Sun Beheaded Be, Gregory Halpern focalizza la sua attenzione sull’arcipelago caraibico della Guadalupa, mentre Transformations / Dialogo tra il self e il luogodi Walter Niedermayr ha come oggetto l’ambiente, naturale o artificiale.

Déjà View è un dialogo visivo tra due vasti archivi fotografici: quello del fotografo britannico Martin Parr, considerato uno dei più importanti autori viventi, e quello di The Anonymous Project, iniziativa artistica avviata nel 2017 da Lee Shulman, che raccoglie e conserva diapositive a colori scattate da fotografi non professionisti in tutto il mondo.
No Ordinary Love seleziona le foto tra le migliaia che Izaak Theo Adu-Watts posta sul suo account Instagram, dove ha condiviso la sua vita quotidiana e la transizione dal sesso femminile a quello maschile.

Nel 2011, in uno studio fotografico di Gulu, in Uganda, Martina Bacigalupo nota la stampa di un ritratto con un buco al posto della testa: gli abitanti della zona non hanno soldi per comprare le quattro fototessere prodotte dalle fotocamere digitali. Quindi i fotografi scattano dei ritratti a mezzo busto a pellicola da cui poi tagliano la testa e il resto lo buttano via. Per oltre due anni, Bacigalupo colleziona questi resti che ora sono la mostra Gulu Real Art Studio.

The Sweating Subject è una serie di ritratti di gruppo di capi tribali e delle loro tribù Gonda o Dagomba, nella quale compare anche il fotografo olandese Jan Banning.

Nel 1994, dopo il crollo dell’Urss, i cittadini dell’Ucraina hanno avuto un anno di tempo per sostituire i loro passaporti. Alexander Chekmenev, dopo aver accettato un’offerta di lavoro per scattare le foto per i nuovi documenti alle persone malate, ha realizzato che le loro case erano in condizioni orribili. Attraverso il suo progetto Passport, l’artista ucraino cerca di mostrare la realtà dietro il fondale bianco delle fototessere.

Viaggiando per le Ande peruviane, Alessandro Cinque si sofferma sulle fotografie che i campesinos esibiscono sulle pareti delle loro case, spesso ingrandimenti delle fototessere:  nasce così il progetto Ser y aparecer.

Jah-Nita è l’avatar attraverso il quale l’autrice, Anita, sul suo account Instagram interpreta un personaggio che corrisponde alla tipologia del veicolo che incontra, indossando l’abito più coerente con lo stile della vettura.

A cavallo tra il 1984 e il 1991, a Napoli nasce una nuova categoria di fotografie: la “foto con Maradona”. Nel 2017 Carlo Rainone ha cominciato la caccia alle inestimabili “reliquie”: il risultato finale è una testimonianza di antropologia religiosa e la mostra La foto con Dios.

The Dictatorship of Image di  Nicolas Righetti è dedicata all’immagine dei leader delle “zone grigie” di questo mondo, come i Kim in Corea del Nord, Bashar al-Assad in Siria, Lukashenko in Bielorussia o Erdoğan in Turchia.

Infine la mostra Covid-19 Face Wear di Niccolò Rastrelli sulla nuova “icona” della mascherina chirurgica, Citizens dello svizzero Christian Lutz dedicato all’ascesa del populismo in Europa e Constant Bloom di Lucas Foglia, che fotografa le farfalle in migrazione e ciò che vedono durante il loro viaggio.

Informazioni sull’evento:

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