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Storie /Il riconoscimento

Giusti fra le Nazioni: l’onorificenza per la famiglia Paoli di Campi Bisenzio

Giovanni e Alberta Paoli, Fiorenzo Paoli, Sira Macherelli e Franco Paoli durante la guerra aiutarono la famiglia Israel a nascondersi e fuggire alle retate nazifasciste

Cinque fiorentini sono stati proclamati oggi “Giusti fra le Nazioni”, il riconoscimento che spetta a chi durante la persecuzione nazifascista nella Seconda Guerra Mondiale salvò la vita di uomini, donne e bambini ebrei, spesso anche mettendo a rischio la propria.

Giovanni e Alberta Paoli, Fiorenzo Paoli, Sira Macherelli e Franco Paoli sono entrati a far parte così dei “Giusti fra le Nazioni”, riconosciuti dallo Yad Vashem di Gerusalemme. La cerimonia per l’attribuzione della più alta onorificenza civile dello Stato di Israele si è svolta nella Sinagoga di Firenze.

Nel 1943 salvarono la famiglia Israel di Trieste

La famiglia fiorentina, residente a Campi Bisenzio, per circa un anno dal settembre del 1943 si prese cura della famiglia Israel, originaria di Trieste, composta da Ester e i suoi due figli, Lucia di 13 anni e Samuele di 19 anni.

Per sfuggire alle retate nazifasciste la famiglia Israel visse così un periodo di clandestinità nelle campagne toscane: in questo periodo la famiglia Paoli gli permise diverse volte di sfuggire ai rastrellamenti dei tedeschi.

A raccontare questa storia di sopravvivenza e solidarietà, oggi che non ci sono più, è Fiorenza Paoli, figlia di Fiorenzo e Sira. “La mia famiglia ospitò per molti mesi, dal 1943 al 1944, la famiglia Israel. Erano di Trieste, alcuni amici in comune li portarono a chiedere aiuto a noi – dice – . E, curiosamente, si ritrovarono tutti insieme a Campi Bisenzio, vicino a Firenze, precisamente in via Trieste: i miei nonni e i miei genitori condivisero tutto con Ester, Lucia e Samuele. Le cose belle: la casa, il cibo, lo stare insieme. Le cose brutte: l’ansia, la paura. E purtroppo le cose brutte erano nella vita quotidiana”.

I Paoli e gli Israel: una grande unica famiglia

Le vicende dei ‘salvatori’ e dei ‘salvati’ si intrecciarono per lungo tempo. “Nei racconti dei miei genitori e dei miei
nonni”, Giovanni e Alberta Paoli, “emerge un’ansia costante, tutti i giorni erano complicati – spiega Fiorenza –. C’è una data che mi è rimasta in mente: il 6 novembre del 1943 non solo i fascisti di Campi ma anche i nazisti che erano a Firenze arrivano a Campi per mettere a ferro e fuoco un rione nello specifico, chiamato ‘Case Nuove’. La situazione diventò critica, qualcuno cercò di fuggire nei campi ma in pochi ci riuscirono. La mia famiglia era preoccupata. Mio zio Franco riuscì a confondere l’olfatto dei cani: aprì intenzionalmente i coperchi delle botole delle fogne. E si salvarono. C’è chi lo chiama eroismo, io la chiamo quotidianità. I miei decisero di mettere a  repentaglio la loro vita per salvare quella dei loro ospiti, è stato giusto così”. Nell’ottobre 1944 la famiglia Israel riuscì a trasferirsi a Firenze e poi, l’anno successivo, tornò a Trieste.

“Il lieto fine non è solo il fatto che tutti si sono salvati conclude -. E non è neanche questo riconoscimento che naturalmente ci onora. Tutto ciò è fondamentale, ci emoziona ma secondo me il nucleo è che le nostre due famiglie ancora si sentono. Stamani ho chiamato Ester: vive in Israele, non è potuta essere a Firenze ma noi ci parliamo al telefono quasi tutti i giorni. E poi, guardi, oggi qui ci sono tanti nipoti, è la quinta generazione: i nostri piccoli dialogano e dialogheranno con i discendenti della famiglia Israel. Questo è il vero lieto fine: siamo stati una famiglia allargata, lo siamo ancora ora”. 

In Italia 700 Giusti fra le Nazioni

La famiglia di Campi Bisenzio si unisce così alla lista dei  cittadini italiani riconosciuti Giusti fra le Nazioni dallo Yad Vashem di Gerusalemme, che ad oggi sono poco più di 700, tra cui anche diversi toscani.

La storia più conosciuta è quella del ciclista Gino Bartali: il campione fiorentino infatti ha ricevuto il riconoscimento per il suo impegno clandestino durante la Seconda Guerra Mondiale, quando trasportava nascosti nella canna della bicicletta i documenti falsi che aiutarono molti ebrei a scappare e mettersi in salvo.

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