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I 30 anni dalla strage dei Georgofili, un ricordo tra legalità e memoria

L’evento della Regione Toscana tra testimonianze e interventi per ribadire l’impegno nella lotta alla mafia. Sabato atteso il presidente Mattarella

Il ricordo dei 30 anni della strage dei Georgofili alla Compagnia

Giustizia, memoria, verità: con queste parole si è aperta la giornata voluta dalla Regione Toscana in occasione dei 30 anni dalla strage di via dei Georgofili davanti a una sala zeppa di studenti delle scuole superiori. Un’occasione per conoscere, approfondire e capire fatti che per molti dei ragazzi sono già pagine di storia. Il primo atto di una lunga giornata che si è conclusa alle 1.04 del 27 maggio con l’omaggio alle vittime della strage.

La mattina il Cinema La Compagnia ha ospitato il ricordo di quella strage che, con il tritolo della mafia, uccise in una tranquilla notte di maggio cinque persone e ne ferì altre quarantotto. Una strage con danni ingenti anche alla Galleria degli Uffizi con 173 opere danneggiate e 7 distrutte, all’Accademia dei Georgofili e la devastazione di 12 ettari di centro cittadino.

Il ricordo personale del presidente Giani

Il ricordo del presidente della Regione Eugenio Giani di quella notte di maggio ha dato il via alle testimonianze e agli interventi sul palco. Giani, allora assessore, si trovò sul luogo della strage dei Georgofili. I ragazzi hanno rivissuto con lui i drammatici momenti della scoperta dei cadaveri, la devastazione provocata dallo scoppio che con il passare delle ore venne attribuita al fiorino della mafia imbottito di esplosivo.

Fu uno shock per Firenze -ha raccontato il presidente- Mai avremmo pensato che la mafia potesse toccare Firenze. Un qualcosa che in modo subdolo si inserì nella nostra realtà“. Giani ha ricordato la capacità di reazione della città e della sua popolazione e ha invitato i giovani a lottare per una cultura della legalità e contro ogni tipo di mafia.

Una mattinata densa di valori – ha commentato a margine dell’evento il presidente – densa di emozioni e di quelle reazioni che vogliamo ci siano quando organizziamo iniziative come questa, rivolgendoci alla società civile ma soprattutto ai giovani perché sono loro i cultori della legalità, sono loro coloro ai quali affidare il nostro messaggio perché fortifichino la società e trasmettano il senso della lotta costante”. E ha ricordato la frase di Piero CalamandreiOra e sempre resistenza” .

Il ricordo dei 30 anni della strage dei Georgofili alla Compagnia

Di Girolamo: la Mafia ha paura di chi studia

Le mafie si combattono, questo il messaggio che passa, parlandone il più possibile e non tacendone. “La mafia – si rivolge alle ragazze e ai ragazzi il giornalista siciliano Giacomo Di Girolamoha paura di chi studia ed ha paura della bellezza. E’ la bellezza che ci salva, ma va riconosciuta e difesa”. “E se la mafia continua ad essere forte – prosegue – non è per la furbizia o le nuove leve, ma per i tanti che non sanno dire “no”.

Mazzeo: Innaffiare il fiore dell’antimafia

La memoria è qualcosa che deve camminare sulle gambe delle persone” sottolinea l’assessora alla legalità di Firenze Maria Federica Giuliani, che si appella ai ragazzi in platea affinché la strage dei Georgofili non venga dimenticata. “Se si ha paura, la mafia può crescere – incalza il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio MazzeoE’ necessario non aver paura ed innafiare quotidianamente il fiore dell’antimafia”.

Arcidiacono: Saldato in parte il debito con le vittime

Solo a distanza di 30 anni, proprio pochi mesi fa, si è arrivati alla cattura di Matteo Messina Denaro, uno dei boss che quella strage la volle. “Abbiamo in parte saldato il debito che avevamo nei confronti della collettività, delle vittime e dei familiari che continuano ancora oggi a soffrire. Le indagini non finisco perché purtroppo il fenomeno non è stato sconfitto” ha raccontato in sala il colonnello dei Ros dei Carabinieri, Lucio Arcidiacono.

Per Arcidiaconoè chiusa la stagione corleonese, ma è necessario non abbassare l’attenzione perché è importantissimo continuare a lavorare e a svolgere il nostro lavoro. Bisogna che tutte le istituzioni facciano la loro parte affinché questo fenomeno sia debellato in maniera definitiva“.

Il ricordo dei 30 anni della strage dei Georgofili alla Compagnia

Non è mancato un pensiero per i ragazzi seduti in sala. “Penso che i giovani di Firenze e della Toscana pur non avendo vissuto quel giorno abbiano ben presente quel che è accaduto. Le manifestazioni e le commemorazioni fatte a Firenze negli anni hanno tenuto vivo il ricordo, e questo ricordo ha tenuto vivo anche il nostro lavoro, ci ha convinto e sollecitato a fare sempre di più per cercare di raggiungere l’obiettivo. Ai giovani bisogna spiegare bene quali sono i pericoli che porta la mafia nella società civile” ha aggiunto il colonnello dei Ros dei Carabinieri, Lucio Arcidiacono.

I familiari delle vittime: Approfondire la verità

A salire sul palco Daniele Gabrielli, testimone oculare della strage a Firenze e membro dell’Associazione dei familiari delle vittime.Il nostro impegno non è per una mera memoria, ma per una lotta affinché non si ripetano le condizioni e le circostanze in cui è avvenuta la strage dei Georgofili –ha spiegato– Per quanto siano stati perseguiti e condannati i mafiosi, noi riteniamo che ci sia ancora da approfondire la verità e la verità serve proprio perché non si ripetano certe situazioni. Vogliamo contribuire al fatto che la comunità civile crei un argine nei confronti della criminalità organizzata“.

Ci rendiamo conto che la legalità si conserva con i comportamenti individuali – ha aggiunto .- Ai ragazzi chiediamo sempre di coinvolgere i loro genitori, e di impegnarsi nei comportamenti individuali perché il fatto che non ci siano più stragi non significa che la mafia non sia presente, anche in maniera penetrante, accanto a noi”.

Ciuoffo: l’impegno sul fronte della legalità

La mafia stragista ha finito la sua stagione ed è tornata silente – risponde sul palco alle domande della conduttrice  l’assessore Stefano Ciuoffo –  La Toscana non è terra di mafia, né terra in cui il radicamento della criminalità organizzata ha preso il controllo del territorio: questo grazie alla forte e capillare azione di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine. Vero è che nell’attività di diversificazione messa in atto dalle mafie, la Toscana trova un punto di caduta.  In questo contesto alla Regione compete coltivare la cultura della memoria e della legalità”. Ciuoffo ricorda le iniziative portate avanti: campi estivi sulla legalità, percorsi di formazione, recupero del patrimonio immobiliare e beni confiscati alle mafie per restituirlo alle comunità locali.

Le interviste dei protagonisti e degli studenti

La seconda parte della mattinata dà spazio a una serie interviste, preparate dalla redazione di Intoscana.it. Tante cuore e spazio al ricordo delle vittime: Caterina, appena 50 giorni di vita, la sorella Nadia di nove anni, i genitori Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, lo studente universitario Dario Capolicchio e le vittime di altre stragi: Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Borsellino ucciso l’anno prima a Capaci.

Parlano in video i testimoni di quella notte, la maestra della piccola Nadia, il vigile del fuoco che intervenne sul luogo della strage. Si esibiscono in una lettura teatrale quattro ex studenti del liceo scientifico Da Vinci.

E poi gli studenti e i giovani che, dalla Liguria alla Sicilia, stanno provando con piccoli e grandi gesti a cambiare il mondo: come Irene Ghezzi, Luigi Cafiero e di Enigma e Andrea La Torre del movimento studentesco “Attivamente“. Vengono proposti i risultati del progetto “Le parole che contano”, che su quei temi e parole chiave ha raccolto immagini e voci nelle scuole toscane.

Pif: uccidere il gattopardo

Pif, all’anagrafe Pierfrancesco Diliberto, il conduttore televisivo, regista ed autore intervistato da Simona Bellocci di Intoscana.it ha chiuso la mattinata invitando, ironicamente, ad “uccidere quel gattopardo” per cui in Sicilia tutto cambia per poi non cambiare nulla e a non essere passivi, perché “se voti una persona che non prende le distanza da certe persone alla fine un po’ sei responsabile anche tu di quelle che accade”. E non te ne puoi lamentare.

Il presidente Sergio Mattarella a Siete Presente

La visita del presidente Mattarella

L’auditorium del Palazzo di giustizia di Firenze ospiterà sabato 27 maggio la cerimonia di commemorazione della strage di via dei Georgofili del 27 maggio 1993, alla quale quale parteciperà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Dopo i saluti del presidente della Corte d’appello di Firenze Alessandro Nencini, seguiranno le relazioni del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e del professore emerito dell’Università di Firenze Francesco Carlo Palazzo.

In occasione dei 30 anni dall’attentato terroristico, nel quale persero la vita cinque persone – spiega Nencini -, abbiamo voluto ricordare, con un evento di elevato significato istituzionale, quei tragici momenti, che rappresentano ancora una profonda ferita nella memoria della Città di Firenze“. La commemorazione è stata organizzata dalla Corte d’appello in collaborazione con la Procura generale e ha il patrocinio della Regione Toscana, del Comune di Firenze e dell’Università di Firenze.

Strage dei Georgofili, il ricordo di Dario Capolicchio dell’Università di Firenze

L’omaggio di Unifi a Capolicchio

L’Università di Firenze ha reso omaggio alle vittime della strage di via dei Georgofili ricordando in particolare Dario Capolicchio, il 22enne originario di Sarzana, studente di architettura a Firenze, che morì insieme alla famiglia Nencioni nell’attentato del 27 maggio 1993 a Firenze.

La commemorazione del 30/o anniversario della strage è avvenuta nel plesso didattico di Santa Verdiana, dove è dedicata dal 2003 un’aula a Capolicchio. Tra i presenti la rettrice Alessandra Petrucci. “Dario era uno studente, col suo bagaglio di sogni e di speranze: oggi sarebbe un uomo adulto, un professionista – ha detto Petrucci -. Il peso di un sogno infranto, oggi, diventa stimolo per promuovere con forza la cultura della legalità e il concetto di cittadinanza responsabile e consapevole: sono questi i principi che aiutano a crescere i giovani in una dimensione umana migliore. Il rettore Scaramuzzi, di fronte alla tragedia, allora, incitava a ‘trasmettere quello che accadde alle generazioni future, perché non dimentichino quanto accaduto e come si reagì’. E io faccio mie le sue parole, nel ricordo di chi non c’è più e nella volontà di difendere i valori della democrazia, della libertà, della Costituzione“.

L’omaggio all’una di notte in via dei Georgofili

Ultimo atto di una lunga giornata l’omaggio all’1.04 alle vittime della strage in via dei Georgofili. All’ora esatta dell’esplosione sono state ricordate dalle autorità e da centinaia di persone con la deposizione di una corona nel punto dell’esplosione. Il suono della Martinella, la campana civica fiorentina, e l’esecuzione del Silenzio hanno accompagnato la cerimonia cui hanno assistito fra le autorità politiche il sindaco Dario Nardella, il presidente della Regione Eugenio Giani, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.

Dopo un momento di raccoglimento, c’è stato un lungo applauso. Presenti familiari e parenti delle vittime, esponenti delle istituzioni e della magistratura, e moltissimi cittadini che hanno seguito il corteo aperto dal Gonfalone della città.

Il corteo da piazza della Signoria si è mosso per raggiungere via dei Georgofili, quindi, celebrato l’anniversario dei 30 anni della strage, ha proseguito per il piazzale degli Uffizi dove c’è stato un altro omaggio, quello alla Quarto Savona Quindici, l’auto di scorta al giudice Falcone nella strage di Capaci e che viene esposta a Firenze in questi giorni.

Trent’anni – ha detto il sindaco Nardella prima del corteo – segnano un anniversario a cifra tonda che è importante perché ci spinge a ripercorrere tutto quello che Firenze ha saputo fare da allora come città e anche coi processi che hanno permesso di individuare i responsabili. Ma anche ci spinge a capire cosa ha significato lo scontro della mafia contro o Stato, le istituzioni, e a parlarne alle future generazioni. La mafia c’è ancora, oggi si annida e attecchisce dove c’è economia sana. La battaglia non è finita e va portata avanti proprio per le nuove generazioni“.

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