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Il presidente Mattarella a Firenze: “Costruire una società innovativa, più inclusiva”

Il Capo dello Stato alla conferenza nazionale delle Camere di Commercio accolto da applausi: “Progettare significa avere acuta percezione dell’oggi e una visione del futuro”.

Mattarella a Firenze

Cita Alcide De Gaspari, chiede il contributio delle imprese alla costruzione di una società più innovativa,  soprattutto più inclusiva,  e di assicurare il progresso a tutto il Paese. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Firenze, parlando alla Conferenza nazionale delle Camere di Commercio lancia messaggi di coesione e di azione, consapevole e solidale.

Ad accoglierlo all’ingresso della sede fiorentina, il presidente della Regione Eugenio Giani, la vicesindaca di Firenze Alessia Bettini e il presidente della Camera di commercio di Firenze Leonardo Bassilichi, ma soprattutto l’applauso delle persone sui lungarni, della platea in sala e dei viaggiatori e pendolari alla stazione di Firenze quando, per prendere il treno per Roma, è passato tra la folla.

Ha iniziato il suo intervento con un incoraggiamento. Dopo il Covid, ha detto il Capo dello Stato, “il nostro Paese è stato capace di mostrare capacità di ripresa inattese” grazie soprattutto a “imprenditori e lavoratori che di questo risuiltato sono attori”.

Rivolgendosi ai rappresentanti delle imprese dice: “Voi siete permanente espressione della società che cambia e si rinnova e progredisce il dialogo con le istituzioni. Vogliano contribuire a costruire una società innovativa, più inclusiva. Le camere di commercio sono consapevoli di essere parte della Repubblica: progettare significa avere acuta percezione dell’oggi e avere visione del futuro”.

Un futuro però che sente il peso della situazione internazionale. Un richiamo obbligato alla guerra in Ucraina  – che “sta turbando il nostro presente e minaccia le condizioni di libertà e benessere faticosamente costruiti dopo la Seconda Guerra mondiale” – e alle “conseguenze pesanti anche nel settore economico, ad esempio con l’inflazione che possono mettere in discussione la ripresa”. Mattarella parla di una vera e propria “sfida che riguarda tutto il nostro sistema. Sappiamo che partecipazione e unità sono essenziali per la coesione, non vi può essere divaricazione tra economia e società. Bisogna assicurare il progresso a tutto il Paese. Partecipazione e unità che ci indica la Costituzione per lo svolgimento di attività di interesse generale”.

Concludendo il suo intervento, il presidente della Repubblica fa un richiamo forte, citando una tipica espressione di Alcide De Gaspari: “Nel ringraziare per il vostro impegno, mi permetto di rivolgere a voi l’invito che in un contesto ben diverso Alcide De Gasperi rivolse nel dopoguerra, quando occorreva ricostruire l’Italia dalle macerie e insieme edificare una autentica democrazia. È il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di mettersi alla stanga”.

Imprese e lavoro nella società che cambia

A sottolineare il valore di collante tra imprese e società rappresentato dalle camere di commercio è il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani: “In una fase di così profonda trasformazione in cui la rivoluzione digitale, l’avvento della robotica, l’intelligenza artificiale, ci portano a vedere così trasformata la nostra società, le Camere di commercio possono essere quella voce esponenziale per i lavori che si trasformano, per l’impresa che vive il dinamismo del suo sviluppo e della sua crescita”. E porta l’esempio del capoluogo dove “la Camera di commercio insieme a noi realizza il polo espositivo e le sue manutenzioni, fa parte della nostra società fieristica, è con noi nel momento in cui la sinergia tra le varie istituzioni porta a dare voce, servizi, prospettive, finanziamenti alle nuove imprese, e noi vediamo questo come un momento importante”.

Il contesto nazionale (e internazionale) è tutt’altro che favorevole e la sfida è una strategia lungimirante che – grazie ai fondi europei e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – guardi alla transizione ecologica e digitale e soprattutto alle fasce più marginali del mercato del lavoro, come i giovani. I dati portati dal presidente di Unioncamente, Andrea Prete, sono chiari: “In poco più di 10 anni in Italia sono scomparse circa 130mila imprese guidate da under 35 (-20%), soprattutto nel centro sud. Così oggi le aziende giovanili sono appena l’8,7% del nostro tessuto imprenditoriale”. Per il presidente, “oggi siamo chiamati a progettare il futuro e per farlo occorre coinvolgere le energie di tutti. Dovremo fare scelte coraggiose, di cui assumerci le responsabilità”.

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