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Terre degli Uffizi: ad Anghiari una mostra racconta Federigo Nomi e Girolamo Magi intellettuali e guerrieri

Per quattro mesi fino al 17 settembre Anghiari ospiterà opere manoscritte e a stampa provenienti da importanti istituzioni culturali e dipinti dagli Uffizi

Federigo Nomi e Girolamo Magi sono due intellettuali vissuti nel ‘500 e nel ‘600 ad Anghiari che hanno contribuito a determinare il panorama culturale dell’epoca.

Due persone diverse e distanti ma accomunate da destini simili: l’instancabile produzione letteraria, seguita dall’oblio.

Al Museo della Battaglia e di Anghiari arriva dal 27 maggio al 17 settembre una nuova mostra di Terre degli Uffizi che vuole raccontare le gesta e le opere di questi due importanti personaggi, dal titolo “Intellettuali in battaglia, fama e oblio di due letterati dalla Battaglia di Anghiari all’assedio di Famagosta”.

Per quattro mesi il borgo ospiterà opere manoscritte e a stampa provenienti da importanti istituzioni culturali e dipinti dal museo fiorentino.

Sarà un vero e proprio itinerario tra le corti dei Medici e Venezia, dove Nomi e Magi vissero e lavorarono a cura del direttore del museo Gabriele Mazzi e scaturita dai recenti studi di Pietro Giabbanelli.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt ha dichiarato: “Questa terza mostra ad Anghiari è sofisticata ed entusiasmante anche perché nasce da nuovi, importanti studi, che vengono messi alla portata del pubblico unendo testi scritti e dipinti che illustrano la vita e l’ambiente dei personaggi che ne sono protagonisti. Questo è il senso di Terre degli Uffizi e degli Uffizi diffusi: stimolare nuove riflessioni sul tessuto culturale e artistico del luogo che li ospita, per mostrare che ogni angolo d’Italia ha un ruolo fondamentale nella storia del Paese”.

Il sindaco di Anghiari Alessandro Polcri ha aggiunto: “Girolamo Magi e Federigo Nomi in questa occasione sono coloro che ci annunciano la necessità di non chiudersi nei propri confini, ma di fare esperienze, intessere relazioni, e soprattutto di non avere paura del futuro. Visitando la mostra troveremo quindi un percorso dove Magi e Nomi ci introdurranno nelle loro vite, oggi sconosciute ai più, svelandone alcuni dei più significativi aspetti”.

La mostra

In mostra tra i prestiti dalle Gallerie degli Uffizi, La fama e l’oblio di Nicolas Tournier, La donna e il soldato di Gerard Ter Borch e alcuni ritratti dei protagonisti della mostra, come quelli di Francesco Redi, Selim II, Pietro Aretino.

Tra le opere in mostra, dalla Biblioteca Città di Arezzo, alcuni dei volumi a stampa delle opere più significative di Magi, dal Museo delle Arti e Tradizioni Popolari dell’Alta Valle del Tevere di Palazzo Taglieschi (Direzione regionale musei della Toscana) il Ritratto di Federigo Nomi, dalla biblioteca della Nuova Fondazione Pedretti una rara edizione degli Elogia di Paolo Giovio e grazie alla collaborazione con la Biblioteca comunale degli Intronati di Siena sarà possibile il confronto fra l’opera di Dürer e gli studi di Girolamo Magi.

Sono stati inoltre realizzati alcuni modelli di macchine inventate da Girolamo Magi, con i quali sarà possibile sperimentare direttamente in mostra le invenzioni tecnologiche che egli realizzò nel XVI secolo.

Girolamo Magi

Indispensabile per Girolamo Magi, nato ad Anghiari presumibilmente nel 1523, fu l’incontro con il poeta Pietro Aretino che lo aiutò nella pubblicazione del volume “Le guerre di Fiandra” e le commissioni di Cosimo I De’ Medici, che in seguito lo portarono al servizio della Serenissima.

Per Magi fu fondamentale lo studio del trattato sull’architettura militare di Albrecht Dürer, che fu il riferimento per quello del letterato anghiarese, il “Della Fortificazione delle Città” scritto a quattro mani con Giacomo Fusto, detto Castriotto, e pubblicato a Venezia nel 1564.

Venezia rimane il fulcro dell’attività matura di Magi, dove venne elevato al rango di “Cavaliere di San Marco” e da dove partì come sovrintendente alle fortificazioni per la difesa dell’isola di Cipro durante la guerra con gli Ottomani, culminata con la presa di Famagosta da parte di questi ultimi. 

Dopo la sconfitta veneziana, Magi venne condotto prigioniero a Costantinopoli dove venne giustiziato. Durante la prigionia ebbe il tempo di comporre opere letterarie, fra le quali il “De Tintinnabulis”, pubblicato postumo, uno dei più significativi trattati di tutti i tempi sul suono delle campane.

Federigo Nomi

Per Federigo Nomi, di antica stirpe di Borgo Sansepolcro, ma nato ad Anghiari nel 1633, il turbolento ambiente culturale toscano in declino, diviso tra galileisti e aristotelisti, lo portò da Rettore della scuola di Sapienza di Pisa all’esilio a Monterchi, dove scrisse la “Buda liberata” poi pubblicata nel 1703 e il “Al Catorcio d’Anghiari”, rimasto manoscritto e dato alle stampe solo a metà del XIX secolo.

Il panorama storico e culturale che scaturisce dalla battaglia di Anghiari del 29 giugno 1440, in seguito raffigurata da Leonardo Da Vinci, fece da genesi e da sfondo al componimento letterario del Catorcio.

La sua vicinanza ad Antonio Magliabechi, ma soprattutto all’amico Francesco Redi, intimo della corte medicea, ne favorì la carriera di intellettuale, inserendolo fra i protetti di Cosimo III De’ Medici.

 

 

 

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