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“La città del disordine” il viaggio musicale di Manzan dentro il manicomio

Giovedì 3 giugno grazie alla collaborazione tra La Chute e il comune di Sesto Fiorentino va in scena un progetto musicale che racconta le vite ai margini di otto pazienti dell’ex Ospedale psichiatrico di San Lazzaro

Nicola Manzan

Giovedì 3 giugno nel cortile della Villa di Doccia, sede dell’ex Manifattura Ginori, da oltre dieci anni sede della Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto andrà in scena Nicola Manzan con il suo nuovo progetto musicale “La città del disordine. Storie di vita dal Manicomio San Lazzaro”. Il concerto è possibile grazie alla collaborazione tra l’associazione fiorentina La Chute e il Comune di Sesto fiorentino.

La città del disordine è l’ex ospedale psichiatrico di San Lazzaro situato a Reggio Emilia. Il progetto è nato a partire dalle cartelle cliniche dei degenti dell’ex manicomio. I documenti d’archivio sono stati trasformati da Manzan in note musicali nel tentativo di descrivere vite vissute ai margini e raccontare la fragilità come elemento costitutivo del valore dell’essere umano.

Il manicomio, costruito secondo gli schemi di una piccola città, era all’avanguardia per i tempi: sotto la direzione di Augusto Tamburini (amico del celebre Cesare Lombroso) diventò una vera e propria clinica delle malattie mentali, dando via a un profondo cambiamento nel trattamento degli internati e ponendo così le basi per la moderna psichiatria. 

Nicola Manzan

Ecco la nostra intervista

Com’è nata l’idea di questo progetto musicale?

La Città del Disordine è il primo disco che esce a mio nome – ci ha raccontato Nicola Manzan – L’occasione mi è stata offerta dai Musei Civici di Reggio Emilia, di cui fa parte il Museo di Storia della Psichiatria. La richiesta era chiara: scrivere dei brani che raccontassero la storia di alcuni pazienti che erano stati ricoverati all’ospedale psichiatrico San Lazzaro tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.

Come hai scelto i pazienti?

Mi sono state consegnate le cartelle cliniche di una ventina di pazienti, e dopo aver studiato i vari casi ne ho scelti otto, quelli che a mio avviso sono i più rappresentativi e interessanti per la condizione psichica, per la storia che raccontano, per l’età dei pazienti o semplicemente perché testimoniano quanto sia cambiato l’approccio ai disturbi mentali nell’ultimo secolo. Dal caso di Concetta G. una ragazzina di 11 anni completamente scollegata dal mondo, fino ad Arturo che è stato ricoverato a 23 anni con una profondissima depressione, un caso che forse oggi sarebbe stato potuto curare.

La malattia mentale può avere tante sfumature, ma spesso viene demonizzata, è una cosa di cui si preferisce non parlare, quasi uno stigma sociale

Il problema della malattia mentale è che non è una malattia che si vede. Tendenzialmente si tenta di nasconderla come se fosse una vergogna. Purtroppo il cervello non funziona sempre bene, bisogna prenderne atto e curarsi, è la cosa più sana che si possa fare. Non dovrebbe esserci nessuna demonizzazione, come se ‘fosse colpa di qualcuno’. Ma non c’entra niente, non c’è niente di cui vergognarsi è una malattia come un’altra.

Veniamo da un anno di pandemia in cui l’acquisto di psicofarmaci ha raggiunto picchi altissimi. Come pensi che tutto questo abbia impattato su di te e sulla tua musica?

Bella domanda, io ho passato molti anni della mia vita a suonare tutti i weekend. Ho fatto i conti fino all’inizio del 2018 io sono stato praticamente per 12 anni costantemente in tour. Avevo in testa anche l’idea di fare meno concerti ma mai avrei pensato di non poterli fare per un anno intero. E’ stato un momento molto forte in cui c’era poco da fare, è stato un po’ come vivere da carcerati, ai domiciliari. Per persone come me abituate ad essere sempre in giro e incontrare persone non è stato molto facile, per quanto a me piaccia comunque anche stare a casa, non devo uscire per forza. Ma un conto è decidere di stare a casa, tutto un altro non poter uscire. Io abito su una via provinciale e mi faceva impressione sentire il silenzio totale dalle nove di sera fino alla mattina. Era surreale, sembrava un film molto brutto.

Sei riuscito però a comporre musica

Sicuramente ho avuto modo di concentrarmi molto su quello che volevo fare con poche distrazioni. Questo disco è stato scritto durante il secondo lockdown, da febbraio. Io ho un piccolo studio a casa e durante i ‘domiciliari’ non ho avuto problemi a registrare e ho fatto tutto da solo.

Nicola Manzan, La città del disordine

Info e prenotazioni:
assculutalelachute@gmail.com
www.lachute.it
339 8615225

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