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La mafia in Toscana, Bugli: ‘Velocizzare le pratiche’. L’intervista

Da Suvignano, emblema della lotta alla criminalità  agli altri beni confiscati alla mafia. Il punto con l’assessore regionale alla Cultura della Legalità

‘C’è stato un momento in cui con la modifica della legge nazionale si prefigurò l’ipotesi di vendere ai privati. Ci fu un ampio schieramento di istituzioni e cittadini contro questa evenienza. E la Regione ribadì la propria disponibilità a prendersi in carico la tenuta’. Vittorio Bugli, assessore regionale alla Presidenza e alla cultura della Legalità, è stato impegnato in prima linea per una gestione congiunta Regione-Comuni della tenuta di Suvignano, estesa proprietà in provincia di Siena confiscata definitivamente alla mafia nel 2007 e considerata il simbolo della lotta alla criminalità organizzata in Toscana (LEGGI la storia della tenuta di Suvignano).

Insieme all’assessore ripercorriamo tutte le tappe della vicenda di Suvignano, una vicenda che parte da lontano. ‘Una vicenda – afferma però l’assessore – che si sarebbe anche potuta concludere positivamente prima di quanto non è stato fatto’.

Assessore, cosa intende sostenendo che questo passaggio di proprietà si sarebbe potuto concludere più in fretta?

‘Le procedure per riconsegnare i beni confiscati alla comunità sono ancora troppo lente, farraginose. L’Agenzia nazionale per i beni confiscati (ANBSC) è una struttura che si dà molto da fare ma non ha sufficienti forze per accelerare l’iter di assegnazione dei beni. A questo scopo noi (la Regione Toscana, ndr) abbiamo costituito un tavolo regionale con le Forze dell’Ordine, Anci, i sindaci che di volta in volta sono coinvolti e le varie associazioni che si occupano di beni confiscati e legalità, proprio allo scopo di unire le forze e avviare azioni per favorire le procedure di gestione dei beni confiscati, mediando con i Comuni, semplificando le pratiche burocratiche, ecc.. ‘.

E quali risultati avete ottenuto?

‘Una Conferenza dei Servizi indetta dalla Prefettura e dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati che ha consentito di assegnare oltre alla tenuta di Suvignano anche 33 immobili confiscati alla mafia per farne case popolari. È stato sicuramente un passo avanti importante. Resta vero, tuttavia, che i beni confiscati in Toscana sono molti, circa 300. È fondamentale velocizzare le pratiche per trovare loro una nuova destinazione: dobbiamo fare in modo che i beni confiscati alla mafia siano utilizzati per fini coerenti con quelli della legalità e che la loro gestione sia sostenibile anche da un punto di vista economico. Per questo la Regione Toscana mette a disposizione anche proprie risorse’.

Ecco parliamo di risorse. Per Suvignano sono stati stanziati 800 mila euro, avete messo a bilancio finanziamenti anche per gli altri beni confiscati?

‘Per i 33 immobili divenuti case popolari non ce n’è stato bisogno perché erano in buone condizioni ma nell’ultima Legge di Bilancio abbiamo stanziato un milione di euro: quest’anno 800 mila euro sono stati destinati a Suvignano, i restanti 200 mila saranno assegnati tramite bando o manifestazione d’interesse a beneficio di Comuni o Enti che, dovendo gestire il bene, hanno bisogno di una mano, ad esempio, per interventi di ristrutturazione. Il contributo di natura economica che la Regione mette a disposizione è soprattutto un’azione strategica perché, a volte, gli Enti non si propongono per occuparsi dei beni per via delle spese che dovranno sostenere’.

Quindi quando potranno essere assegnati i restanti beni confiscati?

‘Non dipende soltanto da noi, molto dall’agenzia nazionale. Da parte della Regione c’è piena disponibilità a dare una mano, anche per valutare la possibilità di assegnarli anche in via temporanea in attesa di concludere l’iter necessario o in attesa della sentenza di confisca definitiva. Ovviamente è un’ipotesi che deve essere approfondita’.

A suo avviso in che modo si potrebbe rendere più snello l’iter per l’assegnazione degli immobili che prima erano nelle mani della mafia?

‘Quando si parla di iter procedurale si parla di sentenze, di adempimenti burocratici, di professionisti che devono valutare il bene immobile o la proprietà, ecc. Le forze dell’Agenzia nazionale sono limitate e la legislazione per i beni confiscati è molto particolare. È fondamentale far crescere professionisti, anche a livello locale, in grado di seguire tutto il processo, serve quindi una formazione ad hoc per le figure professionali coinvolte nei vari passaggi: soggetti che lavorano nelle istituzioni, avvocati, commercialisti, ecc. Allo stesso modo è importante anche formare professionisti della pubblica amministrazione in grado di intercettare eventuali infiltrazioni mafiose, di individuare i campanelli d’allarme dell’illegalità, nelle gare pubbliche, negli appalti, ecc’.

A tal proposito, quanto è infiltrata la mafia in Toscana?

‘La Toscana è diventata una delle Regioni dove agiscono vari clan (78 in totale) come è emerso nel rapporto che da due anni commissioniamo all’Università Normale di Pisa sulla presenza della criminalità organizzata sul territorio regionale. Abbiamo anche mappato tutti i beni presenti sul territorio. Lo studio del fenomeno è fondamentale e deve affiancarsi al lavoro delle Forze dell’Ordine per aumentare la sensibilità di tutto il sistema istituzionale sul tema della criminalità organizzata che ha cambiato volto ma continua ad essere presente’.

Possiamo fare un esempio concreto?

‘Penso al maxi sequestro di qualche giorno fa eseguito dalla Guardia di Finanza di Livorno di quasi 600 kg di cocaina in transito dal porto e proveniente dal Centro America. Nel rapporto avevamo già segnalato il fenomeno in crescita dei transiti illeciti dal porto di Livorno. È importante che la lotta alla criminalità organizzata sia al centro del dibattito pubblico. Non è solo una questione politica ma anche culturale perché – e dal rapporto emerge chiaramente – spesso fanno più male alle mafie le lezioni a scuola che un’inchiesta. Ciò non toglie la necessità di portare avanti azioni concrete come appunto dotare la pubblica amministrazione di strumenti e competenze per individuare – prima e meglio – la presenza della criminalità. E qui torniamo al tema della formazione. La Regione Toscana ha dato la propria disponibilità anche per avviare Master o corsi a questo scopo’.

Concludendo?

‘Il lavoro da fare è molto, ma dobbiamo fare in modo che non prenda il sopravvento l’indifferenza’.

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