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In occasione della Festa della Toscana Volterra accoglie Marco Cavallo simbolo della libertà

Il 30 novembre piazza dei priori accoglierà la scultura costruita nel manicomio di Trieste nel 1973 diventata simbolo della Legge Basaglia

Marco Cavallo

Mercoledì 30 novembre sarà un giorno speciale a Volterra, in occasione della Festa della Toscana 2022 piazza dei priori accoglierà Marco Cavallo simbolo della libertà e della chiusura di manicomi.

Sarà un momento di importante riflessione comunitaria con un grande evento collettivo che sarà di fatto uno degli eventi conclusivi delle attività di Volterra22 Prima Città Toscana che ha incentrato il suo operare sul tema della “rigenerazione umana” attraverso la cultura, individuando nel manicomio e nel carcere presenti in città due pilastri ispiratori.

La storia di Marco Cavallo

L’opera Marco Cavallo fu realizzata nel 1973 all’interno del manicomio di Trieste da un’idea di Giuseppe Dell’Acqua, Dino Basaglia, Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia.

All’interno della struttura, infatti, si svolgevano diversi laboratori e, proprio dall’incontro tra le nuove attività e la voglia di fare insieme, nacque l’idea di questo fantastico progetto.

L’azzurro cavallo non nacque come una semplice intuizione, ma fu molto più ragionata. Era infatti un po’ di tempo che, all’interno delle riunioni e degli incontri tra utenti e operatori, si discuteva di creare qualcosa di manuale da costruire insieme.

Tra l’altro proprio in quel manicomio, aveva vissuto realmente un cavallo molto amato, il quale fu salvato dal macello, proprio dagli utenti dell’epoca.

Questo cavallo si chiamava Marco, il nome fu dato proprio dagli stessi pazienti che gli volevano molto bene. Il suo ruolo era quello di trainare il carretto della lavanderia, con i rifiuti e i materiali di scarto del manicomio; fino a quando, nel 1959, il cavallo era divenuto ormai anziano e non riusciva più a reggere tale fatica.

Secondo molte persone doveva quindi essere abbattuto, perché non più utile. Ma i pazienti non accettarono che al povero animale toccasse tale sorte e riuscirono a giungere a un compromesso: questo consisteva nel far sì che l’ospedale si prendesse cura di lui, versando una somma pari a quella corrispondente alla vendita del cavallo.

Per ricordare questo fatto, nel 1973, l’impresa fu finalmente compiuta e, simbolicamente, all’interno della pancia di Marco Cavallo, un prorompente equino alto ben quattro metri, furono inseriti tutti i sogni e i desideri di chi era ospite dell’ospedale.

La legge Basaglia per la chiusura del manicomi

Quando, qualche anno dopo, Basaglia riuscì a far approvare una delle leggi più rivoluzionarie della storia: la Legge 180, detta anche “Legge Basaglia”– che sancì la chiusura dei manicomi – si decise che questo cavallo dovesse diventare il simbolo della libertà, e il destino volle che le cose andassero davvero così.

Questa scultura, infatti, era troppo grande per passare dai muri del manicomio e, quando si organizzò una grande festa per far conoscere al mondo questa meravigliosa creatura, ci si accorse che non riusciva a superare la porta.

Per questo, si decise che l’unica possibilità doveva essere quella di rompere i muri (ma romperli davvero!) e far diventare questo gesto qualcosa di simbolico, qualcosa che fosse una concreta rappresentazione della libertà e dei diritti di tutte le persone con disagio mentale: l’abbattimento delle barriere e della chiusura.

E fu così che Marco Cavallo diventò, nella storia della psichiatria e nei cuori di tutti, il simbolo della libertà.

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