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Meg in concerto a Firenze con Vesuvia: “La mia energia creativa erutta musica e non distruzione”

Sabato 1° aprile Meg sarà in concerto al Glue di Firenze con la sua musica che nasce dal Vesuvio, uno show magmatico, un rito pagano per liberarsi, ritrovarsi e curarsi attraverso la felicità

Musica urgente, profonda che spinge per uscire dalla terra, per esplodere in tutta la sua energia: tutto questo è “Vesuvia” il nuovo album di Meg indomita eroina dell’underground italiano ed ex-voce mai dimenticata dei 99 Posse.

Nel corso della sua carriera Meg, autrice, cantante e produttrice ha esplorato molteplici mondi sonori.

Dopo l’esperienza di attivismo politico-musicale con i 99 Posse negli anni è diventata il simbolo del cantautorato alternativo e sperimentale e può vantare una carriera eclettica ricca di contaminazioni tra diversi stili e mondi.

Nel 2004 il suo debutto solista con un disco dal titolo “Meg”, seguito nel 2008 da “Psychodelice” ,  accompagnato da un live audio/video realizzato esclusivamente con iPhone per la prima volta al mondo, a cui seguono “Imperfezione” e “Concerto imPerfetto” , rispettivamente del 2015 e del 2017.

Il suo ultimo album di inediti “Vesuvia” è uscito il 30 settembre 2022 per Asian Fake/Sony Music.

Meg sarà in concerto sabato 1° aprile al Glue Alternative Concept Space di Firenze con uno show che la cantante ha descritto così: un vero e proprio “rito pagano liberatorio, dionisiaco, in cui poter trovare una briciola di felicità”.

L’intento è quello di creare un flusso magmatico che non si interrompe mai, dalla prima canzone fino all’ultima. Grazie allo show di luci il vulcano prenderà vita nella performance di un’artista davvero unica.

Meg, Vesuvia

Ecco la nostra intervista a Meg

Ciao Meg! Che cosa simboleggia per te il Vesuvio? So che è un paesaggio che fa parte della tua infanzia

Il Vesuvio è un “totem” della mia infanzia, rappresenta tutto, le mie radici, il posto da cui provengo e nel bene e nel male mi rappresenta. Io vengo da un posto in cui la precarietà fa parte della quotidianità. Il Vesuvio per me è un posto meraviglioso, ci andavo sempre al domenica con la mia famiglia a fare le scampagnate, rappresenta casa, anche paradossalmente un senso di sicurezza. Sono come due opposti che io ritrovo sempre dentro di me, anche quando scrivo le mie canzoni. Il senso di precarietà è stata proprio la molla che ha fatto sì che io da ragazzina mi lanciassi alla ricerca dei miei sogni e della loro realizzazione. Ero una ragazzina affamata di realizzare il proprio futuro in un luogo in cui le premesse non c’erano e tuttora non ci sono.

Quasi sempre scrivo rivolgendomi a me stessa, è una sorta di dialogo che faccio con le varie parti di me e lo uso come forma di terapia vera e propria, è una forma di meditazione che mi aiuta a riflettere

Che cos’è per te la musica?

La musica ha rappresentato per me una  chiave di volta. Io ho sempre avuto un rapporto con la musica molto intenso fin da bambina, vengo da una famiglia in cui si è sempre suonato, cantato a 360 gradi. Fare la musicista, per me è stato come tuffarsi a capofitto nella realizzazione del mio sogno di bambina. Scrivendo questo disco “Vesuvia” è come se tutte queste cose fossero riaffiorate dentro di me, anche la gratitudine verso la musica che mi ha permesso di comunicare. Da bambina ero molto timida e molto introversa, quando ho scoperto la musica per me è stato fondamentale perchè ho trovato un modo per esprimermi alternativo al linguaggio che mi ha fatto trovare una canale privilegiato di comunicazione con il resto del mondo. Nel disco è uscita furi questa grande gratitudine anche in generale verso la vita. E’ un periodo in cui nonostante tutto ciò che sta succedendo di tragico nel mondo, ed è tanta roba perchè dove ti giri c’è una tragedia in atto, nonostante tutto questo è un momento in cui mi sento molto felice di essere viva su questa terra e felice di poter condividere questi momenti di felicità come un concerto, la condivisione della musica con le persone che mi vengono a sentire. L’idea di declinare al femminile il Vesuvio mi piaceva per creare una sorta di alter ego che rappresenta tutto questo: un’energia creativa che sta per eruttare musica e non distruzione.

Vesuvia mi sembra un disco stracolmo d’amore, ci sono canzoni come “Aquila” o “Non ti nascondere” che sembrano messaggi che tu hai scritto per persone a cui vuoi molto bene. Consigli affettuosi che tu potresti dare a una delle tue migliori amiche che magari sta passando un momento difficile

Ti svelo un segreto, io quasi sempre scrivo rivolgendomi a me stessa, è una sorta di dialogo che faccio con le varie parti di me e lo uso come forma di terapia vera e propria. Da sempre, da quando ho scoperto che scrivere mi aiuta a risolvere una serie di problematiche, di nodi cruciali del momento che sto attraversando non l’ho più abbandonato. Io scrivo sempre, è una forma di meditazione che mi aiuta a riflettere e a chiarire delle cose dentro di me. “Non ti nascondere” è un pezzo che ho scritto per me. L’ho fatto in una maniera così onesta verso me stessa che evidentemente altre persone vi si sono rispecchiate. Molte persone mi hanno scritto ringraziandomi perchè questo pezzo le ha aiutate a prendere decisioni difficili in un momento molto delicato, messaggi molto commoventi.

Ti capisco! Questo è un disco che quando lo ascolti dici: “Mi sembra che parli proprio a me, che parli della mia vita, di quello che mi sta capitando”

Che bello! Ti giuro mi commuovi dicendomi questa cosa. Anche per questo non faccio dischi così spesso, a me piace scrivere quando ho veramente qualcosa da dire, se no preferisco stare zitta. Nel mio piccolo sapere di poter essere un minimo di aiuto a qualcuno, o anche semplicemente dare un po’ di leggerezza, di felicità o di ‘sorellanza’ per me è una fonte di gioia enorme. “Aquila” l’ho scritta pensando alle mie amiche, è una dichiarazione di gratitudine per loro che veramente mi salvano nei momenti di bisogno, mi aiutano quando sono in difficoltà, quando sono depressa, o quando sono in una crisi esistenziale. Tra donne, tra sorelle si riesce ad andare nel profondo, a toccare l’intimità le une delle altre, abbiamo un canale di comunicazione veramente speciale. Spesso, anche senza parlare, se penso a un lato del carattere di una mia amica che io non ho, questa semplice osservazione diventa una fonte di ispirazione fortissima che quindi mi aiuta a cercare di migliorare e automaticamente mi fa sentire più forte.

Ho letto una tua intervista a Rolling Stone che mi ha molto colpita perchè tu raccontavi di come il G8 di Genova ha cambiato tutto in Italia e ha segnato anche la fine di un certo tipo di musica politicamente impegnata. Poco tempo fa riascoltavo dei pezzi dei 99 Posse e pensavo la stessa cosa: ora a nessuno mai verrebbe in mente di scrivere canzoni così

Genova ha sancito la fine del movimento “No Global”, c’è stata un’escalation di violenza e di repressione della politica, delle forze dell’ordine di G8 in G8, penso a Praga, Napoli e infine Genova dove c’è stata l’uccisione di Carlo Giuliani. E’stato un disegno ben preciso e lucido delle isituzioni. Eravamo un movimento globale, si comunicava da Seattle a Milano, da Città del Messico a Napoli e ci si ritrovava per fare le manifestazioni. A Genova con la morte di un ragazzo si è creato il terrore. Questo a livello istituzionale, poi c’è un altro livello che è generazionale. Come tutti i movimenti politici non istituzionali e extraparlamentari, a un certo punto le persone raggiungono una certa età e c’è bisogno di un ricambio. Dopo Genova questo non c’è stato perchè il trauma è stato troppo forte, il movimento è entrato in crisi e le forme di protesta sono cambiate, sono diventate più locali, anche se non sono scomparse. Poi a un certo punto con questo exploit terribile dei social media è diventato tutto virtuale. Se da un lato è più facile e veloce parlare di certi argomenti diffondendoli via internet, dall’altro partecipare online sembra “bastare” come forma di protesta politica. E’ un discorso molto complesso.

I concerti oggi sono un momento di incontro e mescolanza più prezioso del passato. La politica di oggi ci vuole divisi, gli uni contro gli altri, invece servono momenti di aggregazione per sentirci uniti, queste occasioni sono sempre più rare, vanno create

Secondo te oggi in Italia c’è qualcuno che fa musica politicamente impegnata?

Dipende, dipende dalle parole che usi. Non è necessario usare degli slogan per fare dei pezzi politici, può essere che alcune parole che venivano usate all’epoca oggi siano vecchie e non ‘fittino’ più nel contesto sociale che stiamo vivendo. Oggi ci sono temi drammatici da affrontare come la mancanza di lavoro. Non c’è lavoro in Italia, stiamo assistendo all’emigrazione di 300 mila giovani che ogni anno lasciano l’Italia. Prima quelle persone sarebbero andate in piazza, oggi non c’è più la speranza di costruirsi qua un futuro e quindi vanno via. Mi fa molto piacere vedere che per esempio a Milano c’è stata una presenza in piazza fortissima per il problema della registrazione dei figli di coppie omogenitoriali. I Sentinelli di Milano trovo che in questo momento siano un punto di riferimento importantissimo. Non usano parole d’ordine vecchie, mi piace il loro modo di comunicare, è più contemporaneo.

E per quanto riguarda la musica?

Ci sono gruppi musicali che anche oggi si espongono in maniera diversa, gli stessi Subsonica, Caparezza fanno dei pezzi in cui si affrontano temi sociali, è il contesto generale che è cambiato. Ci sono molti rapper napoletani che affrontano tematiche importanti, penso a Geolier, oppure J Lord un ragazzo nero, napoletano che rappa in dialetto ed è bravissimo. E’ tutto diverso, forse noi della nostra generazione abbiamo bisogno di prestare più attenzione a quello che sta succedendo nelle nuove generazioni. Sicuramente loro invece avrebbero bisogno di punti di riferimento, persone più grandi che però purtroppo il fatto che manchino dei posti fisici in cui incontrarsi, trasversali, fa sì che le diverse generazioni siano scollate. Io sono molto orgogliosa della community di persone che vengono ai miei concerti perchè sono persone di varie età, c’è chi mi segue da 30 anni, chi è recentissimo, ci sono i figli dei fan dei 99 Posse. I concerti oggi sono un momento di incontro e mescolanza più prezioso del passato, un momento per abbracciarci, ritrovarci e sentirci più uniti. La politica di oggi ci vuole divisi, gli uni contro gli altri, invece servono momenti di aggregazione per scambiarci informazioni tra giovani e vecchi, queste occasioni sono sempre più rare, vanno create.

Meg, Vesuvia

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