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Attualità /giorno della memoria

Una pietra d’inciampo per il medico antifascista davanti al manicomio di Tobino

Lucca ricorda Guglielmo Lippi Francesconi, medico che abolì ogni mezzo di contenzione per i pazienti psichiatrici e che fu ucciso per il suo antifascismo. Pietra deposta al manicomio di Maggiano

All’indomani del giorno della memoria, una “pietra d’inciampo” in ricordo del medico lucchese Guglielmo Lippi Francesconi è stata deposta di fronte all’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, quello in cui lavorò (e scrisse) Mario Tobino. Alla cerimonia ha partecipato l’assessore regionale Alessandra Nardini insieme al sindaco Alessandro Tambellini, al consigliere regionale Valentina Mercanti e a Isabella Tobino, presidente della Fondazione Mario Tobino. Con i rappresentanti delle istituzioni anche i familiari del medico, che hanno collocato per terra la pietra d’inciampo.

In difesa della dignità umana

“Questa pietra d’inciampo consentirà di tenere viva la memoria di uno psichiatra dai metodi innovativi, che considerava inviolabile la dignità umana”

“Quella di Guglielmo Francesconi Lippi è la figura di un uomo, di un medico, che non si piegò alla follia nazista, scelta che pagò con la sua vita” ha detto l’assessora Nardini. “Questa pietra d’inciampo consentirà di tenere viva la memoria di uno psichiatra dai metodi innovativi, che considerava inviolabile la dignità umana, al contrario del nazifascismo che discriminava e puntava all’eliminazione di coloro che erano considerati diversi, inferiori, ‘zavorre umane’ in quanto non rappresentanti il modello ariano. Ricordare gli uomini e le donne che seppero stare dalla parte giusta, senza cedere, è un dovere ed un impegno contro i pericolosi e squallidi rigurgiti nazifascisti e le nuove forme di discriminazione, razzismo e violenza”.

Un medico illuminato

Guglielmo Lippi Francesconi diventò direttore e primario dell’ospedale psichiatrico di Maggiano nel 1936. Un medico illuminato che abolì ogni mezzo di contenzione meccanica dalla pratica ospedaliera e che espresse a più riprese la sua contrarietà al regime fascista. Una presa di posizione che il medico e uno dei suoi tre figli pagarono con la vita, mentre gli altri due figli riuscirono a fuggire dal campo di concentramento di Fossoli prima della loro deportazione in Germania. Al termine della guerra i due figli sopravvissuti cercarono invano notizie sulla sorte del padre e dovettero passare 17 anni prima che la sua salma fosse ritrovata presso il cimitero di Mirteto, vicino a Massa, e poi tumulata nel piccolo cimitero di Vecoli.

Strage di Farneta

Sempre a Lucca, in occasione del giorno della memoria, gli studenti del liceo artistico Passaglia, collegati in videoconferenza, hanno presentato una ricerca sulla memoria orale dell’eccidio della Certosa di Farneta, dove nel settembre del 1944 dodici monaci furono fucilati da soldati delle SS. Nell’occasione sono intervenuti Gianluca Fulvetti, docente di storia contemporanea dell’Università di Pisa, e Ilaria Vietina, assessore alla cultura del Comune di Lucca.

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