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Si apre il Festival di Carnevale del Maggio Musicale Fiorentino dedicato al mito di Faust

Venerdì 13 gennaio sul podio della Sala Mehta, il maestro Marc Albrecht alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio per il concerto sinfonico inaugurale

Marc Albrecht

Prende il via, il 13 gennaio, il Festival di Carnevale del Maggio Musicale Fiorentino dedicato a Johann Wolfgang von Goethe e al Faust, opera alla quale lo scrittore dedicò quasi 60 anni di lavoro.

Tra gli eventi in programma: il Doktor Faust di Ferruccio Busoni, diretto da Cornelius Meister con la regia di Davide Livermore, in cartellone dal 7 al 21 febbraio.

Il Festival di Carnevale, che segue il festival autunnale dedicato a Giuseppe Verdi, si aprirà il 13 gennaio in sala Mehta, con il primo concerto sinfonico dell’anno, Eine Faust-Symphonie R. 425 in tre parti per tenore, coro maschile e orchestra di Franz Liszt, diretto da Marc Albrecht.

Il direttore d’orchestra, si spiega, torna sul podio del teatro a distanza di quasi 12 anni dal suo debutto, avvenuto nel marzo del 2010 e a sei anni dall’ultimo concerto tenuto al teatro fiorentino nel febbraio 2017.

Sul palco il tenore Joseph Dahdah, formatosi all’accademia del Maggio e impegnato nelle recite del Don Carlo dirette da Daniele Gatti.

Joseph Dahdah

Il mito di Faust trovò nell’Ottocento la sua massima affermazione, affascinando schiere di letterati, pittori e musicisti.

Tra quest’ultimi, dopo Schubert, Schumann, Berlioz e Gounod – per citarne solo alcuni – anche Franz Liszt fu contagiato dal ‘morbo’ faustiano e nel 1854 compose la Faust-Symphonie in tre parti per tenore, coro maschile e orchestra.

Opera ibrida tra sinfonia a programma e poema sinfonico, la Faust-Symphonie si articola in tre movimenti definiti da Liszt Charakterbilder, ovvero ritratti dei tre protagonisti del romanzo di Goethe (Faust, Margherita e Mefistofele), a cui l’autore aggiunse in una fase successiva il Chorus mysticus, che sigla il finale dell’opera. Nel movimento d’apertura (Faust) sono presenti ben cinque dei sette temi impiegati da Liszt nel corso della sinfonia; essi raffigurano la complessità psicologica del protagonista, passando attraverso un’ampia gamma di stati d’animo.

Angoscia, tormento, slancio giovanile, passione amorosa e desiderio di conoscenza assoluta prendono forma nel susseguirsi dei temi affidati tanto a singoli strumenti quanto a intere sezioni d’orchestra. Alla poliedricità del movimento faustiano funge da contraltare il secondo movimento (Margherita).

Alla donna angelicata spettano gli ultimi due temi: il primo è una melodia semplice e di sapore arcaico affidata inizialmente all’oboe accompagnato dalla viola, il secondo è invece un tema amoroso che si sviluppa tra le varie famiglie orchestrali.

Mefistofele, in quanto spirito di negazione, non possiede nel terzo movimento nessun tema caratteristico, ma come alter ego del protagonista si appropria in modo beffardo dei temi appartenenti a Faust, dopo averli trasformati e distorti nel profilo melodico e ritmico.

Nella corsa febbrile dello Scherzo l’influenza negativa di Mefistofele sembra travolgere tutto ad eccezione del tema di Margherita, che resta intatto e incontaminato. Per sottolineare la potenza dell’amore supremo della fanciulla, che alla fine del romanzo intercede per Faust salvandolo dalla perdizione eterna, Liszt decise di aggiungere come ultimo pannello sonoro il Coro mistico, chiamato a intonare i versi dedicati al potere salvifico dell’eterno femminino: un canto dolce e luminoso che chiude l’opera innalzandosi nelle sfere più alte dell’ispirazione lisztiana.

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