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Post-covid: ecco i “turisti- esploratori”. Quando il viaggio tocca le corde dell’anima

Dopo la pandemia si riscopre l’intima natura del viaggio e un contatto più profondo con le genti, la natura, i luoghi. Cosa potrebbe cambiare? Cosa cercano i turisti oggi? La nostra analisi

Negli ultimi anni il turismo è stato associato alla parola “esperienza” per ricordare l’intima  e la profonda natura del viaggio: la scoperta, l’incontro, la percezione del sé che arriva dopo un cambio di prospettiva.

Il viaggio verso una meta in fondo è anche questo,  avventurarsi in un luogo per riscoprire se stessi, per risvegliare desideri sopiti, ampliare gli orizzonti, ribaltare la visione. Il viaggio è annusare aria nuova, farsi avvolgere da profumi, incrociare genti, stabilire contatti per un periodo che sì finisce ma segna dentro, per sempre.

In questo particolare periodo storico ferito da una pandemia ancora in atto ecco che il viaggio assume non solo il significato di liberazione ma anche di rinascita, di libertà. Come saranno dunque le nostre vacanze domani? Quelle settimane in cui si stacca da tutto e ci si avventura in una parentesi di “vita nuova” seppur a tempo determinato?

Cosa ha risvegliato in noi il lockdown, la repressione dei desideri, l’impossibilità di scegliere dove andare e cosa fare? Ci accontenteremo ancora delle offerte di “massa”, delle “informazioni di base”, del “bello” fine a se stesso?

Mi spiego meglio. C’è chi ha puntato negli anni sulla vacanza economica (servizi e bassa spesa), chi sul viaggio di lusso (hotel completi di tutti i comfort, altissimo livello ma standardizzati in tutto il mondo), chi ancora sulla bellezza straordinaria della destinazione ma carente di servizi e di strutture.  E il turismo in Italia ha comunque “macinato”, camminando quasi da solo, spinto da un desiderio costante che i viaggiatori hanno verso il nostro Paese.

Ma adesso? Adesso cosa cercano i turisti? La scorsa estate qualche segnale l’ha dato. La riscoperta dei borghi, della natura, dei luoghi dimenticati. Un rinnovato contatto con l’essenziale e soprattuto con l’autentico.

Le Vie Cave a Sorano

“Autenticità” a dire il vero forse è una tra le parole più inflazionate dopo “esperienza”, forse perché se ne è parlato tanto ma si è fatto fatica a metterla in atto. La scorsa estate invece è stato tutto molto “naturale”. E forse per la prima volta dopo tanto tempo i viaggiatori sono tornati a “scegliere” e non a farsi indirizzare, seguendo le mete più alla moda.

C’è stato un bisogno interiore che ha spinto ad una scelta quanto mai “personale”, dettata da un’esigenza impellente, quella di far vibrare le corde dell’anima. E la natura è stato lo scrigno di questo desiderio. La natura selvaggia, la terra ruspante, i boschi, le cascate, i torrenti.

Rimanere a bocca aperta davanti allo straordinario spettacolo del paesaggio ma anche di fronte alla creatività e l’umano genio.

Quanto ci mancano i musei? Quanto ci manca l’arte? E i teatri, la musica?

Natura e arti sono in cima ai bisogni essenziali dell’uomo, come lo è il cibo per garantirci l’esistenza. Da qui bisogna ripartire 

Natura e arti sono in cima ai bisogni essenziali dell’uomo, come lo è il cibo per garantirci l’esistenza. Da qui bisogna ripartire. Dalla consapevolezza di ciò che l’animo umano cerca e desidera. E oggi ognuno di noi ha coscienza di ciò di cui ha bisogno, anche quando viaggia. Quanto funzionerà dunque domani l’offerta standardizzata?

Serve un cambio di visione da parte degli operatori. Intercettare il bisogno più recondito e placare la fame dell’anima.

In Toscana in tanti si sono già messi al lavoro, anche in rete con altre regioni italiane ed europee. Il cappello è quello del progetto “Terragir” che unisce oltre appunto alla Toscana anche Corsica, Sardegna e Liguria. Il fulcro iniziale sta dentro il digitale, la scoperta  parte dallo schermo di un pc con Booking AmiataGarfagnana Experience  e Federazione Strade del Vino. Sul piatto per i viaggiatori c’è un’offerta che porta ad andare oltre l’ovvio e il conosciuto, incrociando i sensi, la vista, l’olfatto, l’udito, il gusto per portarsi a casa qualcosa che rimane.

I souvenir dell’oggi sono i ricordi che ci cambiano

I souvenir dell’oggi sono i ricordi che si sedimentano e ci cambiano. Incamminarsi in una vigna a picco sul mare, parlare con uno dei tanti contadini eroici, scoprire una frazione, un borgo con venti anime che resiste alla modernità. Sentirsi davvero parte di un luogo seppur per un breve periodo. Una chiacchierata con una persona del posto, l’incontro con un pescatore, un calice di vino che racconta una storia. Gli oliveti del Monte Pisano terrazzati che parlano di lavoro e fatica. Cosa c’è dietro di noi? Cosa c’è dietro la bellezza di una destinazione? Cosa c’è sotto il vestito?

E’ il retroscena ciò che oggi può destarci meraviglia. Ciò che non siamo abituati a vedere. Come se il teatro lo vivessimo dal retropalco. Le scene, le corde da issare, quei meccanismi celati dal sipario, dal fondale, dalle quinte.

Spogliarsi. Mostrarsi senza filtri e artifici. Chi siamo? Come ci vogliamo raccontare? Quale ricordo vogliamo lasciare di noi?

I viaggiatori diventano i nuovi esploratori. Vogliono entrarci dentro, scoprirci per la nostra più intima natura

I viaggiatori diventano i nuovi esploratori. Vogliono entrarci dentro, scoprirci per la nostra più intima natura. Che sia spinta verso il passato o la modernità poco importa, c’è solo voglia di verità in un’epoca dove tutto è troppo artefatto.

C’è bisogno di quella storia che diventa marchio di diversità e di fabbrica. Il micro è l’occasione da cogliere. La somma di luoghi che non si assomigliano, la straordinaria eterogeneità della Toscana, Quel Museo del Diario a Pieve Santo Stefano che porta dentro storie personali che diventano patrimonio comune o ancora Gombitelli, isola linguistica sopra Camaiore, incontro antico di popoli. E poi c’è Bagnone, il suo Ponte Vecchio, Castelmuzio e una comunità viva che ha trasformato il proprio borgo in un salotto aperto a tutti con uno spirito di civiltà senza eguali.

A Seggiano poi c’è un ulivo che affonda le sue radici non nella terra ma in una cisterna, per studiare l’intelligenza delle piante, una delle tappe del percorso del museo diffuso dell’olio. E noi rimaniamo a testa in sù, persi a guardare le radici sospese di quella giovane pianta sotto la lente d’ingrandimento dei ricercatori. Rimaniamo a bocca aperta, come in uno dei migliori espedienti del barocco seicentesco, meravigliati di trovare in ogni piccolo centimetro di questa terra qualcosa che possa regalarci sorpresa, curiosità e un sussulto dell’anima.

La prospettiva è questa. Lo sguardo viaggia oltre. Il nuovo cammino parte da qui, sincero, senza filtri.

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