Cultura/

Beni confiscati alle mafie: dalla Regione 5,5 milioni per la legalità

Nella tenuta di Suvignano si svolta la Festa della legalità. L’assessore Ciuoffo: “La legalità non è solo contrasto alle mafie ma costruzione di cultura”

suvignano, la villa - © Salvatore Bruno

Cinque milioni e mezzo di euro per costruire e alimentare la cultura della legalità in Toscana. Sono queste le risorse messe in campo dalla Regione per il triennio 2022-2024, di cui 2,6 milioni sono già impegnati: fondi che aiuteranno le amministrazioni comunali a fare dei beni confiscati alla criminalità organizzata presidi attivi e produttivi contro le mafie, volano per le economie del territorio o progetti di cittadinanza attiva, di educazione alla legalità o di integrazione sociale.

La Festa della legalità

Il dato è emerso durante la Festa della legalità, promossa dalla Regione e organizzata dalla Fondazione Sistema Toscana in collaborazione con Giovanisì e con l’Associazione Terre Regionali Toscane, che si è tenuta ieri nella tenuta senese di Suvignano, 640 ettari di terreni e una doppia dozzina di immobili, la più grande confisca avvenuta in una regione del centro-nord Italia, sequestrata la prima volta dal giudice Falcone nel 1983, dal 2018 restituita ai toscani ed amministrata dalla Regione attraverso Ente Terre di Toscana, insieme ai Comuni di Murlo e di Monteroni d’Arbia.

“La legalità non è solo contrasto alle mafie ma un elemento culturale che si fonda su fatti concreti. Suvignano, luogo di cultura e formazione di una visione condivisa, ne è un esempio” ha sottolineato l’assessore regionale Stefano Ciuoffo aprendo la giornata.

Hanno seguito i saluti e le riflessioni dei sindaci di Murlo David Ricci e di Monteroni d’Arbia Gabriele Berni, dell’arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice, del prefetto di Siena Maria Forte, del direttore di Ente Terre, Giovanni Sordi, dell’amministratore di Suvignano, Giovanni Mottura.

“Come amministratori – ha detto Ciuoffo – siamo portatori di soluzioni al pari della responsabilità che ci è stata data. E sul tema della lotta alle mafie abbiamo il compito di costruire e alimentare interventi dimostrando che le istituzioni possono e devono declinare nei fatti ciò che si fonda sulla cultura della legalità. Nella realtà dinamica in cui siamo immersi non possiamo permetterci di arrivare a valle degli eventi, dobbiamo anticiparli. La mafia oggi non ha il volto del “padrino”, è poco riconoscibile ma è proprio nello spazio grigio che si crea tra legalità e illegalità che si determina quel delta economico in cui la mafia si inserisce. Per combatterla dobbiamo mettere in efficienza il sistema”.

E il “nuovo volto” della mafia oggi, è stato il cuore dell’intervento di Lirio Abbate, direttore de l’Espresso e sotto scorta da anni per le sue inchieste su Cosa Nostra e la criminalità organizzata.
Ospite atteso soprattutto dai tanti ragazzi presenti, dagli studenti del liceo scientifico Pesenti di Cascina, a quelli di Firenze, Siena e San Gimignano, Abbate ha ricordato l’importanza di stare con gli occhi aperti e prendere posizione sempre.
È con i fatti che si dice da che parte si sta – ha concluso Abbate – e quando c’è da fare una segnalazione, la si fa. Non perché si è sbirri ma perché si è cittadini”.

La tenuta di Suvignano, confiscata alla mafia

La grande tenuta di Suvignano ha una colonica di pregio, altri diciassette edifici e 21 mila metri quadri tra immobili e magazzini, e anche una chiesetta, a fianco dell’edificio principale. Ci sono voluti ben 12 anni, a partire dal 2007, per completare le procedure di assegnazione alla Regione Toscana che adesso la gestisce attraverso l’Ente Terre, che fa sperimentazioni in campo agricolo e forestale e valorizza le risorse genetiche autoctone, bestiame compreso.

La via Francigena le passa vicino e tutt’attorno regnano la pace delle colline senesi, nel cuore della Toscana, con lo sguardo che nelle giornate terse buca l’orizzonte fino all’Appennino, i campi di grano ed erba per il foraggio, qualche olivo. Comprende anche un centinaio di ettari di bosco, pecore sarde, maiali di cinta senese e, portati a suo tempo dalla Sicilia, anche alcuni cavalli e ciuchi di Ragusa, i più amati dai bambini che visitano la fattoria scolastica.

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