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Da Lucca a São Paulo: l’arte di Alfredo Volpi in mostra al Centro Pecci

La mostra aperta fino al 9 giugno a Prato ricostruisce la lunga e prolifica produzione del pittore modernista brasiliano nato a Lucca nel 1896

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta la prima retrospettiva di Alfredo Volpi in un’istituzione italiana.

La mostra aperta fino al 9 giugno ricostruisce la lunga e prolifica produzione del pittore modernista brasiliano, nato a Lucca nel 1896, presentando una vasta selezione del suo repertorio pittorico insieme a una serie di documenti che ne attestano il percorso artistico e il ruolo centrale avuto nell’arte brasiliana del Novecento.

Alfredo Volpi: Lucca-São Paulo (1896-1988)” presenta per la prima volta in Italia più di 70 opere che testimoniano i momenti salienti della carriera dell’artista, dalle prime tempere degli anni Quaranta fino alle opere più note degli anni Settanta.

La mostra, curata da Cristiano Raimondi con l’assistenza di Daniel Donato Ribeiro, si svolge nel 150° anniversario dall’inizio dell’Immigrazione italiana in Brasile.

Alfredo Volpi Senza titolo, dalla serie Pannelli per la Compagnia di Navigazione Costiera (Lloyd Brasile), 1962, tempera e olio su tela. Collezione privata, San Paolo, Brasile

La vita di Alfredo Volpi

Nel 1898 Alfredo Volpi (1896-1988) emigrò con la famiglia dalla Toscana a São Paulo. Nello stesso periodo, tra Otto e Novecento, quasi tre milioni di immigrati italiani arrivarono in Brasile.

Negli anni Dieci Volpi iniziò a lavorare come pittore decorativo per commissioni private, occupazione che manterrà sino alla metà degli anni Trenta.

Contemporaneamente, cominciò a dipingere da autodidatta le sue prime tele a olio, attività che proseguirà fino alla fine della sua carriera a metà degli anni Ottanta.

I suoi primi dipinti en plein-air mostrano già un’attenta osservazione della vita quotidiana nelle periferie di São Paulo, continua fonte di ispirazione per la loro cultura popolare, i paesaggi naturali e le vedute urbane. Nonostante il grande successo ottenuto negli ultimi tre decenni della sua vita, Volpi rimase riservato e concentrato sul suo lavoro.

A partire dagli anni Quaranta, iniziò a sperimentare la tecnica della tempera, rendendo sempre più il movimento della pennellata un elemento visibile e costitutivo del dipinto.

Nonostante la formazione autodidatta, Volpi rivelò assorbì la lezione del Novecento Italiano e delle ricerche internazionali: tra i suoi riferimenti, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Henri Matisse e Paul Cèzanne.

Nel 1950, poi, durante un viaggio in Italia, Volpi scoprì le opere di Margaritone d’Arezzo, Giotto e Paolo Uccello, che gli ispireranno soluzioni spaziali sospese e cristalline, come prive di gravità.

In particolare durante la sua fase “concreta” alla fine degli anni Cinquanta, Volpi trasformò in sintassi geometrica le vedute urbane tipiche della sua produzione, sviluppando lungo gli anni Sessanta e Settanta una sintesi unica tra tradizione, modernità e motivi popolari.

Le sue famose bandierine, stendardi festivi dei quartieri popolari di São Paulo, diventano così un puro motivo geometrico che permette a Volpi di realizzare infinite variazioni cromatiche e compositive sullo stesso soggetto.

Alfredo Volpi Senza titolo, 1970 ca., tempera su tela. Collezione Marcos Ribeiro Simon, San Paolo, Brasile

 

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