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Dopo la chiusura a causa dell’alluvione il Teatrodante Carlo Monni riapre con Marco Bocci

Sabato 13 gennaio l’attore noto per le serie “Romanzo criminale” e “Squadra antimafia” arriva a teatro con un monologo che intreccia due destini: quelli di un pilota d’auto senza nome e del mito della Formula 1 Ayrton Senna

Dopo una lunga chiusura a seguito dei danni riportati a causa dell’alluvione di Campi Bisenzio, il Teatrodante Carlo Monni riapre al pubblico sabato 13 gennaio con Marco Bocci protagonista dello spettacolo “Lo Zingaro. Non esiste curva dove non si possa superare”.

Bocci, attore e volto noto del grande e piccolo schermo, dal ruolo del commissario Scialoja nella serie di Stefano Sollima “Romanzo criminale” a quello di Domenico Calcaterra in “Squadra antimafia”  sarà sul palco con un monologo emotivo e appassionato che intreccia i destini di un pilota d’auto senza nome e del mito della Formula 1 Ayrton Senna.

Lo spettacolo, prodotto da Teatro Stabile d’Abruzzo per la regia di Massimo Maggi, da testo di Marco Bonini, Gianni Corsi e dello stesso Marco Bocci, racconta la storia dello Zingaro un appassionato di corse automobilistiche, che ha l’ossessione di Ayrton Senna, un mito, un campione inarrivabile, ma pur sempre un modello a cui tendere e a cui guardare.

Con Senna lo Zingaro ha in comune la passione per i motori, ma anche il numero 24 e una data: il primo maggio che nel 1994 segnò la morte del campione brasiliano. Anche lo Zingaro verrà coinvolto in un incidente il primo maggio di molti anni dopo, ma per lui non sarà la fine, anzi.

Marco Bocci, foto di Giada Di Blasio

Seguendo in parallelo la vita dello Zingaro e quella di Senna, il racconto rintraccia coincidenze, premonizioni, intuizioni. Il primo incontro con Senna, il primo gran premio visto dalla pista, il rapporto col padre, la scelta di correre, il legame profondo con la famiglia e il desiderio di crearne una propria.

Senna è davanti agli occhi dello Zingaro in ogni curva, in ogni scelta, in ogni passo che fa alla ricerca di se stesso.

Una storia che Bocci racconta con intensa partecipazione, perché la vicenda dello Zingaro è anche quella del suo interprete.

Bocci svela grazie al teatro un pezzo di sé, chiedendo allo spettatore di farsi partecipe di un fatto di vita vera, di essere testimone del cambiamento dell’uomo Bocci prima che dell’attore Bocci, mentre lui osserva dall’esterno ciò che gli è accaduto per condividerlo con sincerità.

Marco Bocci, foto di Giada Di Blasio

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