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Gli Uffizi celebrano con una grande mostra Aby Warburg lo storico innamorato di Firenze

Fino al 10 dicembre oltre cento tra disegni, fotografie, dipinti, documenti e i pannelli del celebre Atlante Mnemosyne raccontano nelle sale del museo la vita e l’importanza del geniale storico dell’arte ebreo nato ad Amburgo, le cui idee rivoluzionarie hanno cambiato radicalmente lo studio delle immagini e la cultura visiva

“Firenze è il mio destino” scriveva così lo storico dell’arte Aby Warburg poco prima di morire nel 1929.

Una frase che riassume un legame di oltre quarant’anni con la città, iniziato con il suo primo soggiorno nel 1888.

Warburg è il padre di teorie fondamentali sulla cultura dell’immagine e figura centrale negli anni iniziali del Kunsthistorisches Institut in Florenz, l’istituto tedesco di storia dell’arte fondato a Firenze nel 1897.

Il rapporto del grande studioso con Firenze, le sue straordinarie opere d’arte ma anche le grandi trasformazioni storico-politiche e urbanistiche del tempo sono il filo conduttore di “Camere con vista. Aby Warburg, Firenze e il laboratorio delle immagini”.

La grande mostra nata per celebrare lo studioso è curata dalle Gallerie degli Uffizi e dal Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut in collaborazione con il Warburg Institute di Londra.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt ha dichiarato: “Per Aby Warburg è più che evidente il ruolo di Firenze, e specialmente degli Uffizi se si considera che dopo il suo primo soggiorno in città nel 1888-89 scrisse la tesi di dottorato sui due quadri mitologici oggi più celebri, di Sandro Botticelli: la Primavera e la Nascita di Venere (all’epoca ben lontani dalla popolarità di oggi). Ma il suo metodo comparativo, come si vede nell’Atlante delle immagini che egli chiamava Mnemosyne, è stato anche il fondamento delle grandi trasformazioni e degli allestimenti del nostro museo dopo la seconda Guerra Mondiale, a testimonianza della modernità – ancora viva – del suo pensiero”.

La mostra e un’app

L’esposizione presenta molti pannelli dell’Atlante Mnemosyne, l’ultimo grande progetto dello studioso, recentemente ricostruito: un vero e proprio ‘atlante figurativo’ formato da una serie di tavole costituite da montaggi fotografici di opere diverse.

I pannelli vengono eccezionalmente esposti nelle sale delle Gallerie degli Uffizi, permettendo per la prima volta un confronto diretto con le opere e riportando gli esperimenti di Warburg nel luogo stesso da cui hanno tratto ispirazione.

Le collezioni del museo dialogano così vis à vis con il laboratorio di immagini di Warburg. Oltre 100 tra fotografie, disegni, documenti, nonché lavori di artisti contemporanei quali William Kentridge, Lebohang Kganye, Alexander Kluge, Goshka Macuga, Małgorzata Mirga-Tas, Sissi Daniela Olivieri e Akram Zaatari si affacciano tra i dipinti e le sculture della collezione permanente del museo.

La mostra invita poi a visitare metaforicamente Firenze insieme allo studioso, presentando anche aspetti della vita culturale internazionale del capoluogo toscano intorno al 1900 ed illustrando tracce della presenza di Warburg e dei suoi studi in musei e archivi fiorentini oggi.

Accompagna la mostra l’app Aby Warburg’s Florence, disponibile su Apple App Store e Google Play Store, che invita a seguire tre itinerari lungo le strade di Firenze, segnalando opere che rimandano alle tavole dell’Atlante Mnemosyne. 

Il direttore del Warburg Institute Bill Sherman ha detto: “Quasi 100 anni dopo l’esilio a Londra dell’Istituto da lui fondato, Aby Warburg sta finalmente vivendo un ritorno a casa. Nel 2020-22 abbiamo contribuito con piacere alla realizzazione delle mostre sui suoi progetti in Germania, il suo paese natale. Ma il cuore di Warburg era in Italia – e la sua anima, come diceva lui, a Firenze. È quindi un’emozione particolare riportare Warburg nel museo in cui trovò la sua vocazione. L’incontro tra Warburg e gli Uffizi ha cambiato il corso non solo della carriera di Warburg, ma della stessa storia dell’arte, e spero che i nuovi incontri proposti in questa mostra diano nuova vita alle domande che Warburg pose nell’ultimo decennio dell’Ottocento”.

Aby Warburg: una vita dedicata all’arte

Aby Warburg (1866–1929) è oggi tra gli autori più importanti per la storia dell’arte e per l’antropologia delle immagini.

Nato ad Amburgo da una famiglia di banchieri di origine ebraica, ha dato vita a una biblioteca per studi culturali che nel 1933, in conseguenza dell’ascesa del nazismo, sarà trasferita a Londra, dove tuttora ha sede con il nome di Warburg Institute.

Nei suoi lavori sulle opere antiche nel Rinascimento e oltre, Firenze ha un ruolo chiave. È qui che Warburg trascorre un semestre da studente di storia dell’arte tra il 1888 e il 1889, conosce la sua futura moglie, l’artista Mary Hertz, ed è tra i promotori del Kunsthistorisches Institut in Florenz, centro di ricerca attivo ancora oggi come Istituto Max Planck dedicato alla storia dell’arte e alle sue sfide contemporanee.

Dopo un viaggio in Arizona e New Mexico che lo porta ad accostare l’arte e la cultura degli Hopi e dei Pueblo, nel 1897 si sposa e si stabilisce a Firenze per studiare il Rinascimento. Dal 1904 è ad Amburgo, e amplia le sue ricerche alla storia dell’immaginario astrologico.

La prima Guerra Mondiale, minacciando il dialogo italo-tedesco, fa precipitare il suo equilibrio psichico e nervoso: di conseguenza, trascorre anni nella clinica di Binswanger sul lago di Costanza (1921-1924).

Tornato al lavoro, si dedica a realizzare un Atlante di immagini con fotografie e riproduzioni disposte secondo costellazioni tematiche, come una mappa della memoria culturale, intitolato Mnemosyne.

Alla sua morte nel 1929, questa sintesi dei suoi studi resterà incompiuta.

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