© Marta Mancini

Viaggi /

Alla scoperta di Montecristo, l’isola più selvaggia dell’Arcipelago Toscano

Da riserva di caccia della famiglia Savoia a riserva biogenetica del Consiglio d’Europa: viaggio in un vero e proprio santuario della natura

I Greci la chiamavano Ocrasia, i Romani la battezzarono Oglasa o Mons Jovis. Oggi Montecristo è una delle isole più selvagge e importanti per la tutela della biodiversità dell’Arcipelago Toscano: uno scrigno di natura e mare limpido da proteggere e preservare.

Riconosciuta Riserva Naturale Statale e Riserva Naturale Biogenetica diplomata dal Consiglio d’Europa nel 1988, Montecristo, con una superficie di 10,4 chilometri quadrati e un perimetro costiero di 16 chilometri, è il sogno di ogni turista amante del trekking e dei panorami mozzafiato, tra rocce e onde.

La storia

Si è soliti far coincidere le origini storiche di Montecristo con la fondazione di una abbazia da parte dei seguaci di San Mamiliano, il quale vi soggiornò da eremita nel V secolo. Alla metà del XVI secolo i saraceni espugnarono il monastero, decretandone la fine. Dopo vari tentativi di colonizzazione nel 1878, dopo l’Unità d’Italia, vi si insediò una colonia penale.

Nel 1899 l’isola divenne una riserva di caccia esclusiva di Vittorio Emanuele III e tale è rimasta fino all’istituzione della Riserva Naturale nel 1971.

Visitare l’isola di Montecristo

L’Isola di Montecristo – © Roberto Ridi per il PNAT

La protezione delle isole minori inizia con la consapevolezza della fragilità degli ecosistemi. Per questo motivo le visite a Montecristo sono limitate e consentite solo se accompagnati dalle guide abilitate.

L’escursione consiste in un trekking lungo itinerari ben definiti (Cala Maestra – Belvedere – Villa Reale; Cala Maestra – Monastero – Grotta del Santo – Villa Reale; Cala Maestra – Villa Reale – Museo Naturalistico e collezione floristica).

Informazioni utili

L’accesso è rigidamente regolamentato a terra e a mare. A Montecristo è vietata la balneazione, così come non è consentito prelevare alcuna specie vegetale o animale, né materiale di interesse geologico.

Le visite guidate sono autorizzate fino ad a un numero massimo consentito.

Il calendario delle visite per il 2023 prevede 23 giornate (ciascuna per 75 posti) per un totale di 1725 persone (prenotazione e pagamento on-line). Di queste 21 prevedono la partenza dal porto di Piombino (Livorno) con scalo a Porto Azzurro (isola d’Elba) e 2 da Porto Santo Stefano (Grosseto) con scalo a Giglio Porto.

Il conte di Montecristo: libro, cinema e tv

Nell’isola si svolgono alcuni importanti passaggi del celebre romanzo Il conte di Montecristo dello scrittore francese Alexandre Dumas. In particolare il protagonista vi trova il leggendario tesoro, col quale realizza la sua formidabile vendetta. La storia ha stuzzicato la creatività di numerosi registi provenienti da tutto il mondo.

In Argentina, ad esempio, è famosa la telenovela Montecristo. La trama consiste in un adattamento moderno del romanzo con l’aggiunta di tematiche riguardanti la società argentina, come ad esempio quella dei desaparecidos.

La stessa storia è diventata ispirazione anche per una serie di anime diretta da Mahiro Maeda e per la miniserie del 1998 con Gérard Depardieu e Ornella Muti.

Il tesoro di San Mamiliano

Il tesoretto di San Mamiliano, Sovana – © Parco Archeologico Città del Tufo

Risale al 2004 una scoperta praticamente unica nel suo genere per ricchezza e importanza storica, 498 monete d’oro fior di conio ritrovate sotto l’altare della chiesa di San Mamiliano a Sovana.

Un tesoretto che si lega – secondo alcuni studiosi – anche ad una leggenda e al romanzo di Montecristo e del tesoro dell’abate Faria che Dumas, conosciuta la storia, volle situare lì.

Infatti la piccola isola dell’Arcipelago, è stata – a detta di documenti storici – visitata da pirati che cercavano tesori nella locale cappella dedicata a San Mamiliano. Invece si trattava di una omonimia; era Sovana ad ospitare un tesoro nella sua chiesa di San Mamiliano.

I più popolari su intoscana