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L’arte come forma di sopravvivenza: “Libertà clandestine” di Mariana Ferratto in mostra alle Murate

Fino al 27 gennaio 2024 il progetto dell’artista creerà un collegamento tra l’ex carcere fiorentino e le carceri in Argentina durante la dittatura, luogi di isolamento forzato deve l’arte e la creatività erano l’unico modo per restare vivi

Il MAD Murate Art District fino al 7 gennaio 2024 ospiterà il progetto dell’artista italo-argentina Mariana Ferratto “Libertà clandestine”. 

La mostra, curata da Valentina Gensini, vede opere che ruotano intorno a due nuovi progetti dell’artista: Memoria de la materia, vincitore dell’Italian Council 2022, ambito premio per il sostegno alla ricerca internazionale di artisti, curatori e critici, e Affiorare, sviluppato durante la residenza che l’artista ha svolto a Firenze a partire da gennaio 2023.

Durante la dittatura in Argentina del 1976-83, molti istituti penitenziari sottoposero i prigionieri politici ad un regime di isolamento e inattività come metodo di distruzione fisica e psicologica.

In segno di resistenza, si formarono piccoli gruppi che portarono avanti delle attività alle spalle delle guardie carcerarie. Le opere in mostra raccontano questa esperienza, del potere della creatività come spinta alla sopravvivenza.

“Libertà clandestine” affronta e racconta prioorio questo: gli spazi di libertà e creatività clandestina che i prigionieri politici argentini riuscirono a conquistare durante la dittatura.

gesti silenziosi, azioni artistiche, manufatti ricostruiscono la tenacia di un gruppo di giovani uomini e donne che hanno condiviso la prigionia e poi la diaspora conseguente all’esilio

“Una mostra che riporta con forza l’attenzione su vicende drammatiche della storia della seconda metà del secolo scorso, raccontando attraverso gli occhi dell’artista la dittatura argentina nell’esperienza personale e collettiva – commenta la vicesindaca e assessora alla cultura Alessia Bettini – Un progetto di resistenza che assume in questo luogo un significato anche più ampio, andando a testimoniare ancora una volta il significato dell’arte come motore di libertà, sopravvivenza e ricerca di senso collettivo. Ed è importante che questo progetto arrivi a completamento di un’esperienza di residenza al MAD, come parte integrante del percorso artistico e del progetto complessivo”.

“La mostra di Mariana Ferratto entra in programmazione a seguito di una residenza al MAD vinta dall’artista tramite bando, per una ricerca artistica supportata dall’Italian Council per il progetto e la ricerca internazionale tra Firenze, Buenos Aires, Santa Fe, Córdoba e Rosario, presentata al pubblico grazie al contributo di Fondazione CR Firenze, porta nell’ex carcere duro delle Murate la memoria di una storia di resistenza femminile contro la dittatura argentina che prende il potere con Jorge Rafael Videla partire dal 1976 – spiega Valentina Gensini, direttore artistico di MAD e curatrice della mostra -. Le opere ricostruiscono atti di resilienza in modo delicato e intenso: gesti silenziosi, azioni artistiche, manufatti ricostruiscono la tenacia di un gruppo di giovani uomini e donne che hanno condiviso la prigionia e poi la diaspora conseguente all’esilio, e che si trovano ora idealmente ricongiunti nel racconto delle invenzioni e dei diversivi escogitati per mantenere viva la creatività, la memoria, la relazione e gli affetti anche in una condizione di privazione e mortificazione, praticando arte, solidarietà, apprendimento continuo e mutuale”.

Mariana Ferratto, Libertà clandestine, foto di Daniele Potenza

La mostra

I vari ambienti di MAD propongono storie di resilienza e di amicizia, pratiche di sopravvivenza intellettiva, di custodia della memoria, di coltivazione dell’affetto per i cari lontani, e per le nuove amicizie vicine.

Divisi tra la sala Anna Banti e le celle al primo piano, saranno proposti i video della serie Tutorials. Questo lavoro costituisce un’indagine attorno ai manufatti che i detenuti realizzavano in carcere come atto di ribellione all’alienazione della loro personalità.

Per opporsi al sistema carcerario i prigionieri iniziarono a realizzare oggetti artistici e di artigianato con strumenti di recupero come osso finemente lavorato, chiodi, fili colorati estratti dalla trama di asciugamani o pezzi di lenzuola.

I manufatti venivano lavorati nell’assoluta segretezza, in piena notte, e portati fuori dalla prigione clandestinamente per poter essere regalati alle persone care, anche se a causa delle ispezioni non vi era certezza dell’arrivo a destinazione.

Tramite una serie di interviste agli ex detenuti, l’artista ha creato dei video in formato tutorial che raccontano e spiegano le diverse tecniche adottate e perfezionate nel tempo.

Maria Ferratto, Libertà clandestine, foto di Daniele Potenza

Nella sala Anna Banti saranno inoltre esposte tavole disegnate o realizzate a collage dal titolo “Archivio dell’artigianato clandestino” che analizzano i vari manufatti dei detenuti e riportano frammenti delle interviste. In queste tavole gli oggetti sono visualizzati come se fossero dei reperti archeologici, riprendendo alcuni codici stilistici tipici della schedatura repertuale archeologica e scientifica.

desidero ricongiungere le vicende soggettive a quelle collettive dando voce alle testimonianze dei sopravvissuti, i quali hanno dovuto convivere con un passato che ha cambiato per sempre la loro vita

In una parete saranno esposti 28 disegni di gesti delle mani, uno per ogni lettera dell’alfabeto, l’Abbecedario del linguaggio carcerario, attraverso cui si poteva comunicare a distanza, in silenzio, se si aveva a disposizione un campo visivo sufficiente.

Infine, negli spazi del carcere duro sarà presentata l’installazione audio Affiorare: un’ottantina di piccoli fiori realizzati dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze durante i workshop tenuti durante la prima residenza dell’artista al MAD accoglierà i visitatori in questo luogo di dolore. 

“La mia ricerca artistica – racconta Mariana Ferratto – ruota da sempre intorno al tema dell’identità nelle sue molteplici declinazioni ed è in intima connessione con la mia storia personale. Sono figlia di due ex prigionieri politici, incarcerati durante il colpo di stato militare argentino del 1976 e successivamente esiliati in Italia. Ho analizzato il tema dell’identità da differenti punti di vista, ma nella mia ricerca non sono mai tornata su quella parte di storia dell’Argentina che ha deviato il regolare andamento della vita dei miei genitori e di conseguenza ha condizionato il corso della mia. Per questo il progetto che presento vuole essere una sorta di riconciliazione con questo nocciolo opaco da cui si è sviluppato tutto il mio fare artistico. Il mio intento non è solo personale: desidero ricongiungere le vicende soggettive a quelle collettive dando voce alle testimonianze dei sopravvissuti, i quali hanno dovuto convivere con un passato che ha cambiato per sempre la loro vita. Le opere esposte sono la testimonianza di atti di resistenza e sottolineano il potere della creatività come spinta alla sopravvivenza”.

Maria Ferratto, Libertà clandestine, foto di Daniele Potenza

 

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