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Lucrezia von Berger in arte “Elle” la cantante jazz toscana che ha conquistato il Giappone

Lucrezia von Berger si forma con ascolti che vanno da Maria Callas a Whitney Houston, “Estate” è il terzo disco per l’etichetta giapponese Terashima Records in cui la sua voce di velluto incanta e avvolge chi la ascolta

Una voce come il velluto, capace di avvolgere e sedurre, e una sensibilità musicale che attraversa confini e generi.

Con Estate, il suo nuovo album appena uscito in Italia per l’etichetta giapponese Terashima Records, la vocalist toscana Lucrezia von Berger, in arte ‘Elle’, ci conduce in un viaggio sonoro tra luce mediterranea e ombre d’oltreoceano.

Accanto a lei un trio d’eccezione – Alessandro Galati al pianoforte, Ares Tavolazzi al contrabbasso e Bernardo Guerra alla batteria – per un progetto che intreccia eleganza e intimità in un omaggio alla tradizione jazz.

Apre il disco la celebre Estate di Bruno Martino, autentico cuore poetico del lavoro, seguita da alcuni tra i più amati standard del repertorio internazionale: Fly Me to the Moon, Misty, ’Round Midnight, The Thrill Is Gone, fino alla struggente We Will Meet Again di Bill Evans.

Già protagonista delle classifiche giapponesi e vincitrice di prestigiosi riconoscimenti – tra cui il Gold Award come Best Vocal Jazz CD nel 2019 – Elle torna con un album che profuma di libertà artistica e dialogo tra passato e presente.

L’abbiamo incontrata per parlare di voce, emozioni e della magia che nasce quando la tradizione incontra l’anima di chi la interpreta.

“Provengo da un mondo classico, mia mamma mi ha iniziata all’Opera – ci ha raccontato Lucrezia – ho una voce che è naturalmente portata al flautato. Ho iniziato cantando in un coro polifonico, con cui cantavo musica sacra, cori gregoriani. Un giorno mi capitò sottomano lo spartito di un gospel, lo intepretai a modo mio e la direttrice del coro mi disse che non andava bene. Dentro di me in quel momento è scattato qualcosa, ho comnciato a capire che la mia mente e la mia anima erano più portate a qualcosa che si potrebbe chiamare imporvvisazione. Mi sono chiesta che cosa volevo fare veramente, quali erano le mie ambizioni. Così dato che ho sempre amato e ascoltato jazz, ho deciso di provare a sperimentare. Mi sono buttata e la cosa ha funzionato. Avevo circa 25 anni, quando mi sono trasferita da Roma a Firenze, ho cambiato città e genere musicale. 

Come sei arrivata alla Terashima Records e al Giappone?

Ho conosciuto Alessandro Galati come pianista jazz e poi è diventato il mio produttore, con lui ho realizzato tre dischi. Alessandro collabora da molti anni con la Terashina Records. Per questo ultimo disco abbiamo deciso di creare questo personaggio “Elle” e dare così un alone di mistero. In Asia i “western” cioè gli occidentali, soprattutto gli italiani, sono molto amati e apprezzati.

Tanti brani storici del jazz nel disco, come li hai scelti?

La mia è una rilettura degli standard, è stata la Casa discografica a farmi una proposta su cosa reinterpretare, a cui io ho fatto una controproposta. Posso dirti che era da tempo che il produttore Terashima aveva chiesto “Estate”, così abbiamo deciso di accontentarlo. Volevo esplorare brani che solitamente non faccio, che non sono nel mio repertorio. Mi sono battuta per il brano di Bill Evans “We Will Meet Again” perché lo adoro.

Per me Maria Callas è un faro, un’altra artista che amo tantissimo, che per me è l’Enciclopedia del canto è Whitney Houston

Ci sono delle cantanti che per te sono dei punti di riferimento, nel jazz ma non solo?

Come ti dicevo la mia formazione, il mio imprinting musicale è di natura Operistica quindi per me Maria Callas è un faro, dopo gli ascolti sono andati più verso il Pop. Un’artista che amo tantissimo, che per me è l’Enciclopedia del canto è Whitney Houston, un grandissimo talento, una grande energia e un grande carisma. Aveva però dentro un grande buio che non è mai riuscita a risolvere, nonostante una vita piena di successo e ricchezza. Un’altra artista che mi ha molto influenzata è Barbra Streisand perché lei ha un modo di cantare che si avvicina alla lirica. Se parliamo di cantanti jazz l’artista che ha avuto l’impatto maggiore su di me è stata senza dubbio Rachelle Ferrell, una grandissima sperimentatrice, simboleggia per me la libertà nel canto, si concede tante acrobazie, fuori dalle regole, lei le può fare. Ho avuto la fortuna di vederla in concerto a Firenze e posso confermare che è un “mostro”.

Dove potremo venire a sentirti cantare?

Mi esibirò sabato 22 novembre dalle 19 al Conventino durante “L’Eredità delle donne”, con una formazione che si chiama The Jazz Sisters, un trio femminile. Mentre il giorno dopo domenica 23 novembre sarò in concerto alla Casa di Dante, in centro a Firenze, con la mia formazione storica “Jazz e non solo”, il pomeriggio alle 17.

ELLE, ESTATE
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